Michele Antonio Corona, "Vide due barche";

Commento su Luca 5,1-11
Michele Antonio Corona
V Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (07/02/2016)
Vangelo: Lc 5,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )
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Ci ritroviamo davanti all'ultima pagina evangelica di questa prima parte del tempo ordinario,
attraverso un brano suggestivo del terzo vangelo: la pesca miracolosa. Tale titolo sottolinea logicamente la straordinarietà dell'evento e lo stupore crescente tra i protagonisti dell'episodio e i lettori del vangelo.
I primi attori in scena sono i molti che compongono la folla. Essa è orientata alle parole di Gesù e le ascolta con attenzione e gusto. Intorno al Maestro si assiepa una moltitudine di persone che vuole ascoltare la sua voce. In questo atteggiamento la folla sembra già avanti nel cammino di discepolato, perché "ha scelto la parte migliore" come più avanti farà Maria, la sorella di Marta. La folla non rappresenta sempre, come in Giovanni, il branco pericoloso di asserviti ai leaders. Nei vangeli sinottici la folla ha una sua funzione ed un suo ruolo, spesso positivo. In questo caso rappresenta certamente un gruppo maturo di persone che pressa il Maestro per l'ascolto e la comprensione della Scrittura e del senso della vita.
Gesù pur indirizzando la sua parola ai ferventi ascoltatori, non smette di allargare il proprio cerchio di azione salvifica. Non in modo fortuito Gesù "vide due barche"; la sua azione non è distr-azione, ma azione del cuore. È un predicatore che si occupa solo del proprio parlare, ma è attento alle persone che lo ascoltano. È uomo di vita, uomo di relazione, uomo di sguardi che raggiungono la persona nel suo vissuto. Inoltre, l'evangelista, da buon regista onnisciente, annota che il Maestro non vede solo lo strumento utile per farsi sentire meglio dalla folla, ma nota la presenza di alcune persone. Esse saranno i destinatari della sua parola di salvezza. La folla ascolta, mentre loro si mostrano intenti al lavoro. Per il nostro modo di vedere moralistico, sarebbero persone da escludere perché disattente, ingrate, periferiche, volubili.
È Gesù a chiedere loro un favore, a pregarli di prendere un poco di mare perché la sua parola sia ancora più udibile. Gesù non sta in mezzo alla gente, come è avvenuto nell'episodio precedente in cui i nazaretani volevano lapidarlo sul precipizio, ma si distanzia un po'. Il mare era per i popoli antichi, ancor più per gli ebrei (poco avvezzi alla navigazione di lungo tragitto), luogo di paura, di insicurezza, di negatività. Il mare non è domabile e le continue tempeste mettevano a repentaglio la vita dei pescatori. Gesù sceglie di addentrarsi nel mare per rivolgere la sua parola. Invade lo spazio dell'immaginario negativo per poterlo seminare con la buona notizia. Il seme del vangelo sembra propagarsi anche nel mare e a partire dal mare.
Si deve notare che Gesù non è precario sulla barca e non compie una predicazione provvisoria, ma "sedette" per insegnare. Il mare diviene la sua sinagoga e la barca il suo scranno. I pescatori non erano certo una delle categorie sociali o professionali più adeguate per trasmettere sapere e religiosità. Come oggi, nel nostro immaginario, la gente di porto è poco affabile, molto pratica e poco propensa alle realtà superiori.
Ancora una volta questo Gesù è sconvolgente! Sceglie di rompe gli schemi per annunciare la buona notizia. Sconvolge in benpensanti per seminare il buon seme. Ribalta la solida divisone tra "aventi diritti e no". E perché quella parola annunciata non rimanesse solo fredda oralità, Gesù chiede ai pescatori di compiere il loro mestiere. Non li fa pescare nel bagnasciuga o in una porzione di lago sicura, ma al largo. Proprio in mezzo al lago, dove il vento e le tempeste possono mettere a repentaglio l'imbarcazione e gli stessi pescatori.
Simone, sconcertato e scoraggiato da un flop inconsueto avuto nella notte, obietta con non troppa forza. Il Signore fa un proposta e Simone risponde con obiezione. Tuttavia, si fida e va oltre i propri schemi. Supera la progettualità personale e professionale per compiere un passo in avanti. Al vedere i risultati inattesi, ma sperati, di quella pesca, è ora Pietro a fare la sua proposta: "Allontanati, sono peccatore". A ciò Gesù obietta: "D'ora in poi sarai pescatore". Lo schema è identico: proposta e obiezione. Nel primo caso al ribasso da parte di Simone; nel secondo caso a rialzo da parte di Gesù. Interessante notare anche che il verbo utilizzato indica la pesca di "pesci vivi". Quindi non sarà un pescatore che cattura pesci e li lascia morire o li destina alla morte delle cucine dei clienti. Ma sarà un pescatore che pesca pesci dal mare (luogo di male e di morte, come detto) e li restituisce alla vita.
Simone, chiamato qui per la prima volta Pietro da Luca, riceve non solo un nome ma un compito inusitato. È lui a dovere dar vita ai pesci. Togliergli dal mare per dar loro vita. Il compito di Simone è certamente paradossale; è per questo che richiede una scuola. Simon Pietro imparerà a svolgere il suo nuovo mestiere solo nel secondo tempo del vangelo di Luca: gli Atti degli Apostoli. Infine, in quel "d'ora in poi" il futuro si è concretizzato nell'oggi. Non domani sarà il giorno della svolta, della conversione, del cambiamento, della felicità, ma l'oggi ne è il pieno inizio.

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