ORDINE DEI CARMELITANI,LECTIO DIVINA "Le tentazioni di Gesù. "
Lectio: Domenica, 14 Febbraio, 2016
Le tentazioni di Gesù.
Vittoria per mezzo della preghiera e della Bibbia
Luca 4,1-13
1. LECTIO
a) Orazione iniziale:
O Signore, all’inizio di questo tempo quaresimale mi inviti a meditare, ancora una volta, il racconto
delle tentazioni, perché riscopra il cuore della lotta spirituale e soprattutto perché sperimenti la vittoria sul male.
Spirito Santo “visita le nostre menti” perché nella nostra mente spesso proliferano molti pensieri che ci fanno sentire in balia del frastuono di tante voci. Fuoco d’amore purifica anche i nostri sensi e il cuore perché siano docili e disponibili alla voce della tua Parola. Fà luce in noi (accende lumen sensibus, infunde amorem cordibus) perché i nostri sensi, purificati da te, siano in grado di entrare in dialogo con te. Se il fuoco del tuo Amore divampa nel nostro cuore, al di là delle nostre aridità, può dilagare la vita vera, che è pienezza di gioia.
b) Lettura del vangelo:
Luca 4,1-131Gesù pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto 2dove per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. 3Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane». 4Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo». 5Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: 6«Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. 7Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo». 8Gesù gli rispose: «Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai». 9Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; 10sta scritto infatti:
Ai suoi angeli darà ordine per te,
perché essi ti custodiranno;
11e anche:
essi ti sosterranno con le mani,
perché il mo piede non inciampi in una pietra».
12Gesù gli rispose: «È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo». 13Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.
c) Momenti di silenzio orante:
Per l’ascolto è necessario il silenzio: dell’anima, dello spirito, della sensibilità e anche silenzio esteriore, con la tensione di ascoltare ciò che la Parola di Dio intende comunicare.
2. MEDITATIO
a) Chiave di lettura:
Luca con la raffinatezza di un narratore racconta in 4,1-44 alcuni aspetti del ministero di Gesù dopo il suo battesimo, tra cui le tentazioni del demonio. Infatti narra che Gesù «pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto per quaranta giorni» (4,1-2). Tale episodio della vita di Gesù è preliminare al suo ministero, ma anche, può essere inteso come il momento di transizione dal ministero di Giovanni Battista a quello di Gesù. In Marco tale racconto delle tentazioni è più generico. In Matteo di Gesù si racconta che «è stato condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo» (Mt 4,1), queste ultime parole attribuiscono l’esperienza della tentazione ad un influsso che è insieme celeste e diabolico. Il racconto di Luca modifica il testo di Matteo in tal maniera da mostrare che Gesù, «pieno di Spirito Santo», s’allontana di sua iniziativa dal Giordano ed è condotto dallo Spirito nel deserto per quaranta giorni, dove egli «è tentato dal diavolo» (4,2). Il senso che Luca vuol dare alle tentazioni di Gesù è che esse furono un’iniziativa del diavolo e non un’esperienza programmata dallo Spirito Santo (S.Brown). È come se Luca volesse tenere ben distinti il personaggio del diavolo dalla persona dello Spirito Santo.
Un altro elemento da osservare è l’ordine con cui Luca dispone l’ordine delle tentazioni: deserto - veduta dei regni del mondo - pinnacolo di Gerusalemme. Invece in Matteo l’ordine varia: deserto - pinnacolo - alto monte. Gli esegeti discutono quale sia la disposizione originale, ma non riescono a trovare una soluzione unanime. La differenza potrebbe essere spiegata a partire dalla terza tentazione (quella culminante): per Matteo il «monte» è il vertice della tentazione perché nel suo vangelo pone tutto il suo interesse sul tema del monte (basti ricordare il discorso della montagna, la presentazione di Gesù come “il nuovo Mosé”); per Luca, invece, l’ultima tentazione avviene sul pinnacolo del tempio in Gerusalemme perché uno degli interessi maggiori del suo vangelo è la città di Gerusalemme (Gesù nel racconto lucano è in cammino verso Gerusalemme dove si compie in modo definitivo la salvezza) (Fitzmyer).
Il lettore può porsi legittimamente una domanda: In Luca, come in Matteo, ci furono dei possibili testimoni alla tentazione di Gesù? La risposta è certamente negativa. Dal racconto lucano traspare chiaramente che Gesù e il diavolo sono uno di fronte all’altro, totalmente soli. Le risposte di Gesù al diavolo sono attinte dalla S.Scrittura, sono citazioni dell’Antico testamento. Gesù affronta le tentazioni, ed in particolare al culto che il diavolo pretende da Gesù stesso, ricorrendo alla parola di Dio come pane di vita, come protezione di Dio. Il ricorso alla parola di Dio contenuta nel libro del Deuteronomio, ritenuto dagli esegeti una lunga meditazione sulla Legge, mostrano il tentativo di Luca di raccordare questo episodio della vita di Gesù con il progetto di Dio che vuole salvare l’uomo.
Tali tentazioni sono avvenute storicamente? Perché, alcuni, tra i credenti e non credenti, ritengono che tali tentazioni siano fantasie su Gesù, inventate di sana pianta? Tale questione è estremamente importante in un contesto come il nostro che cerca di svuotare del suo contenuto storico e di fede i racconti dei vangeli. Certamente non si può dare una spiegazione letterale e ingenua, né pensare che possano essere accadute in modo esterno. Ci sembra quella di Dupont abbastanza plausibile: «Gesù parla di un’esperienza che egli ha vissuto, ma tradotta in un linguaggio figurato, adatto a colpire le menti dei suoi ascoltatori» (Les tentationes, 128). Più che considerarle come un fatto esterno, le tentazioni vanno considerate come un esperienza concreta nella vita di Gesù. È questa mi sembra la ragione principale che ha guidato Luca e gli altri evangelisti nel trasmetterci queste scene. Sono prive di fondamento le opinioni di chi ritiene le tentazioni di Gesù , fittizie o inventate, come anche non si può condividere l’opinione dello stesso Duponti, quando dice che esse sono state «un dialogo puramente spirituale che Gesù ebbe con il diavolo» (Dupont, 125). Dando uno sguardo all’interno del Nuovo Testamento (Gv 6,26-34; 7,1-4; Ebr 4,15; 5,2; 2,17a) risulta chiaro che le tentazioni furono una realtà evidente nella vita di Gesù. Interessante e condivisibile è la spiegazione di R.E. Brown: «Matteo e Luca non avrebbero fatto alcuna ingiustizia alla realtà storica drammatizzando tali tentazioni all’interno di una scena, e mascherando il vero tentatore col porre queste provocazioni sulle sue labbra» (The Gospel Accordino to John, 308). In sintesi potremmo dire che la storicità delle tentazioni di Gesù o il radicamento di esse nell’esperienza di Gesù sono state descritte con un «linguaggio figurato» (Dupont) o «drammatizzato» (R.E Brown). È necessario distinguere il contenuto (le tentazioni nell’esperienza di Gesù) dal suo contenitore (il linguaggio figurato o drammatizzazione). È certo che queste due interpretazioni sono molto più corrette di quelle che le interpretano in senso ingenuamente letterale.
Luca, inoltre, con queste scene intende ricordarci che le tentazioni sono state rivolte a Gesù da un agente esterno. Non sono il risultato di una crisi psicologica o perché si trova in un conflitto personale con qualcuno. Le tentazioni, piuttosto, rimandano alle «tentazioni» che Gesù ha sperimentato nel suo ministero: l’ostilità, l’opposizione, il rifiuto. Tali «tentazioni» sono state reali e concrete nella sua vita. Non ha fatto ricorso al suo potere divino per risolverle. Queste prove sono state una forma di «seduzione diabolica» (Fitzmyer), una provocazione a usare il suo potere divino per mutare pietre in pane e per manifestarsi in modi eccentrici.
Le tentazioni terminano con quest’espressione: «dopo aver esaurito ogni specie di tentazione» il diavolo abbandona Gesù (4,13). Quindi le tre scene che contengono le tentazioni sono da considerarsi come espressione di tutte le «tentazioni o prove» che Gesù ha dovuto fronteggiare. Ma il punto fondamentale è che Gesù, in quanto Figlio, ha affrontato e vinto la «tentazione». Ancora di più: è stato provato nella sua fedeltà al Padre ed è stato trovato fedele.
Un’ultima considerazione riguarda la terza tentazione. Nelle prime due tentazioni il diavolo ha provocato Gesù a usare la sua filialità divina per negare la finitezza umana: evitare di procurarsi il pane come tutti gli uomini; richiedendogli, poi, un’onnipotenza illusoria. In entrambi le prove Gesù non risponde dicendo: non voglio! Ma si appella alla Legge di Dio, suo Padre: «Sta scritto…è stato detto…». Meravigliosa lezione. Ma il diavolo non demorde e gli rivolte una terza provocazione, la più forte di tutte: di risparmiarsi la morte. In fondo lanciarsi dal pinnacolo significa andare incontro a una morte sicura. Il diavolo cita la Scrittura, il Salmo 91, per invitare Gesù all’uso magico e spettacolare della protezione divina, e in fin dei conti, alla negazione della morte. Il brano del Vangelo di Luca mi lancia un forte avvertimento: l’uso errato della Parola di Dio, può essere occasione di tentazione. In che senso? Il mio modo di rapportarmi alla Bibbia è messo in crisi soprattutto quando la utilizzo solo per rivolgere insegnamenti morali agli altri che sono in difficoltà o in crisi. Alludiamo a certi discorsi pseudo spirituali che si rivolgono a chi è in difficoltà: “Sei angosciato? Non ti resta che pregare e tutto si sistemerà”. Questo significa ignorare la consistenza dell’angoscia che prende una persona e che dipende spesso da un fatto biochimico o da difficoltà a livello psicologico-sociale, oppure da un porsi in modo sbagliato davanti a Dio. Sarebbe più coerente dire: Prega il Signore che ti guidi nel ricorrere alle mediazioni umane del medico o di un amico saggio e sapiente perché ti aiutino nell’attenuare o farti guarire dalla tua angoscia. Non si possono proporre frasi bibliche agli altri in modo magico, facendo saltare le mediazioni umane. «La tentazione frequente è quella di fare una bibbia della propria morale, invece di ascoltare gli insegnamenti morali della Bibbia» (X.Thévenot).
In questo tempo di quaresima sono invitato ad accostarmi alla Parola di Dio con i seguenti atteggiamenti: un’assiduità instancabile e orante alla Parola di Dio, leggerla con un legame costante con la grande tradizione della Chiesa, e in dialogo con i problemi dell’umanità odierna.
3. ORATIO
a) Salmo 119:
Beato l’uomo la cui vita è pura,
che cammina nella Legge del Signore.
Beato chi è fedele ai suoi decreti
E cerca Dio con tutto il cuore
Rinnoviamoci nello Spirito
E rivestiamoci dell’uomo nuovo
Cristo Gesù, Signore nostro,
nella giustizia e nella santità vera. (S.Paolo)
Senza mai commettere ingiustizie,
cammina secondo le sue vie.
Tu hai promulgato i tuoi precetti
Che sono da custodire con amore.
Seguiamo Cristo Gesù
E serviamo Lui
Con cuore puro e buona coscienza. (Regola del Carmelo)
Siano salde le mie vie
Nell’osservare le tue leggi.
Allora meditando le tue volontà,
non potrò mai arrossire di vergogna.
Seguiamo Cristo Gesù
E serviamo lui
Con cuore puro e buona coscienza. (Regola del Carmelo)
Ti loderò in purezza di cuore,
imparando la tua parola di giustizia.
I tuoi consigli io li osservo
Non mi lasciare abbandonato del tutto.
Rinnoviamoci nello Spirito
E rivestiamoci dell’uomo nuovo
Cristo Gesù, Signore nostro,
creato secondo Dio Padre
nella giustizia e nella santità vera. Amen. (S.Paolo)
b) Preghiera finale:
Signore, noi ti cerchiamo e desideriamo il tuo volto, fa che un giorno, rimosso il velo, possiamo contemplarlo.
Ti cerchiamo nelle Scritture che ci parlano di te e sotto il velo della sapienza, frutto della ricerca delle genti.
Ti cerchiamo nei volti radiosi di fratelli e sorelle, nelle impronte della tua passione nei corpi sofferenti.
Ogni creatura è segnata dalla tua impronta, ogni cosa rivela un raggio della Tua invisibile bellezza.
Tu sei rivelato dal servizio del fratello, al fratello sei manifestato dall’amore fedele che non viene mai meno.
Non gli occhi ma il cuore ha la visione di Te, con semplicità e veracità noi cerchiamo di parlare con Te.
4. CONTEMPLATIO
Per prolungare la nostra meditazione suggeriamo una riflessione di Benedetto XVI:
«La Quaresima è il tempo privilegiato del pellegrinaggio interiore verso Colui che è la fonte della misericordia. È un pellegrinaggio in cui Lui stesso ci accompagna attraverso il deserto della nostra povertà, sostenendoci nel cammino verso la gioia intensa della Pasqua. Anche nella “valle oscura” di cui parla il Salmista (Sal 23,4), mentre il tentatore ci suggerisce di disperderci o di riporre una speranza illusoria nell’opera delle nostre mani, Dio ci custodisce e ci sostiene. […] La Quaresima ci vuole condurre in vista della vittoria di Cristo su ogni male che opprime l’uomo. Nel volgerci al divino Maestro, nel convertirci a Lui, nello sperimentare la sua misericordia, scopriremo uno “sguardo” che ci scruta nel profondo e può rianimare ciascuno di noi.»
Le tentazioni di Gesù.
Vittoria per mezzo della preghiera e della Bibbia
Luca 4,1-13
1. LECTIO
a) Orazione iniziale:
O Signore, all’inizio di questo tempo quaresimale mi inviti a meditare, ancora una volta, il racconto
delle tentazioni, perché riscopra il cuore della lotta spirituale e soprattutto perché sperimenti la vittoria sul male.
Spirito Santo “visita le nostre menti” perché nella nostra mente spesso proliferano molti pensieri che ci fanno sentire in balia del frastuono di tante voci. Fuoco d’amore purifica anche i nostri sensi e il cuore perché siano docili e disponibili alla voce della tua Parola. Fà luce in noi (accende lumen sensibus, infunde amorem cordibus) perché i nostri sensi, purificati da te, siano in grado di entrare in dialogo con te. Se il fuoco del tuo Amore divampa nel nostro cuore, al di là delle nostre aridità, può dilagare la vita vera, che è pienezza di gioia.
b) Lettura del vangelo:
Luca 4,1-131Gesù pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto 2dove per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. 3Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane». 4Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo». 5Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: 6«Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. 7Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo». 8Gesù gli rispose: «Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai». 9Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; 10sta scritto infatti:
Ai suoi angeli darà ordine per te,
perché essi ti custodiranno;
11e anche:
essi ti sosterranno con le mani,
perché il mo piede non inciampi in una pietra».
12Gesù gli rispose: «È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo». 13Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.
c) Momenti di silenzio orante:
Per l’ascolto è necessario il silenzio: dell’anima, dello spirito, della sensibilità e anche silenzio esteriore, con la tensione di ascoltare ciò che la Parola di Dio intende comunicare.
2. MEDITATIO
a) Chiave di lettura:
Luca con la raffinatezza di un narratore racconta in 4,1-44 alcuni aspetti del ministero di Gesù dopo il suo battesimo, tra cui le tentazioni del demonio. Infatti narra che Gesù «pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto per quaranta giorni» (4,1-2). Tale episodio della vita di Gesù è preliminare al suo ministero, ma anche, può essere inteso come il momento di transizione dal ministero di Giovanni Battista a quello di Gesù. In Marco tale racconto delle tentazioni è più generico. In Matteo di Gesù si racconta che «è stato condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo» (Mt 4,1), queste ultime parole attribuiscono l’esperienza della tentazione ad un influsso che è insieme celeste e diabolico. Il racconto di Luca modifica il testo di Matteo in tal maniera da mostrare che Gesù, «pieno di Spirito Santo», s’allontana di sua iniziativa dal Giordano ed è condotto dallo Spirito nel deserto per quaranta giorni, dove egli «è tentato dal diavolo» (4,2). Il senso che Luca vuol dare alle tentazioni di Gesù è che esse furono un’iniziativa del diavolo e non un’esperienza programmata dallo Spirito Santo (S.Brown). È come se Luca volesse tenere ben distinti il personaggio del diavolo dalla persona dello Spirito Santo.
Un altro elemento da osservare è l’ordine con cui Luca dispone l’ordine delle tentazioni: deserto - veduta dei regni del mondo - pinnacolo di Gerusalemme. Invece in Matteo l’ordine varia: deserto - pinnacolo - alto monte. Gli esegeti discutono quale sia la disposizione originale, ma non riescono a trovare una soluzione unanime. La differenza potrebbe essere spiegata a partire dalla terza tentazione (quella culminante): per Matteo il «monte» è il vertice della tentazione perché nel suo vangelo pone tutto il suo interesse sul tema del monte (basti ricordare il discorso della montagna, la presentazione di Gesù come “il nuovo Mosé”); per Luca, invece, l’ultima tentazione avviene sul pinnacolo del tempio in Gerusalemme perché uno degli interessi maggiori del suo vangelo è la città di Gerusalemme (Gesù nel racconto lucano è in cammino verso Gerusalemme dove si compie in modo definitivo la salvezza) (Fitzmyer).
Il lettore può porsi legittimamente una domanda: In Luca, come in Matteo, ci furono dei possibili testimoni alla tentazione di Gesù? La risposta è certamente negativa. Dal racconto lucano traspare chiaramente che Gesù e il diavolo sono uno di fronte all’altro, totalmente soli. Le risposte di Gesù al diavolo sono attinte dalla S.Scrittura, sono citazioni dell’Antico testamento. Gesù affronta le tentazioni, ed in particolare al culto che il diavolo pretende da Gesù stesso, ricorrendo alla parola di Dio come pane di vita, come protezione di Dio. Il ricorso alla parola di Dio contenuta nel libro del Deuteronomio, ritenuto dagli esegeti una lunga meditazione sulla Legge, mostrano il tentativo di Luca di raccordare questo episodio della vita di Gesù con il progetto di Dio che vuole salvare l’uomo.
Tali tentazioni sono avvenute storicamente? Perché, alcuni, tra i credenti e non credenti, ritengono che tali tentazioni siano fantasie su Gesù, inventate di sana pianta? Tale questione è estremamente importante in un contesto come il nostro che cerca di svuotare del suo contenuto storico e di fede i racconti dei vangeli. Certamente non si può dare una spiegazione letterale e ingenua, né pensare che possano essere accadute in modo esterno. Ci sembra quella di Dupont abbastanza plausibile: «Gesù parla di un’esperienza che egli ha vissuto, ma tradotta in un linguaggio figurato, adatto a colpire le menti dei suoi ascoltatori» (Les tentationes, 128). Più che considerarle come un fatto esterno, le tentazioni vanno considerate come un esperienza concreta nella vita di Gesù. È questa mi sembra la ragione principale che ha guidato Luca e gli altri evangelisti nel trasmetterci queste scene. Sono prive di fondamento le opinioni di chi ritiene le tentazioni di Gesù , fittizie o inventate, come anche non si può condividere l’opinione dello stesso Duponti, quando dice che esse sono state «un dialogo puramente spirituale che Gesù ebbe con il diavolo» (Dupont, 125). Dando uno sguardo all’interno del Nuovo Testamento (Gv 6,26-34; 7,1-4; Ebr 4,15; 5,2; 2,17a) risulta chiaro che le tentazioni furono una realtà evidente nella vita di Gesù. Interessante e condivisibile è la spiegazione di R.E. Brown: «Matteo e Luca non avrebbero fatto alcuna ingiustizia alla realtà storica drammatizzando tali tentazioni all’interno di una scena, e mascherando il vero tentatore col porre queste provocazioni sulle sue labbra» (The Gospel Accordino to John, 308). In sintesi potremmo dire che la storicità delle tentazioni di Gesù o il radicamento di esse nell’esperienza di Gesù sono state descritte con un «linguaggio figurato» (Dupont) o «drammatizzato» (R.E Brown). È necessario distinguere il contenuto (le tentazioni nell’esperienza di Gesù) dal suo contenitore (il linguaggio figurato o drammatizzazione). È certo che queste due interpretazioni sono molto più corrette di quelle che le interpretano in senso ingenuamente letterale.
Luca, inoltre, con queste scene intende ricordarci che le tentazioni sono state rivolte a Gesù da un agente esterno. Non sono il risultato di una crisi psicologica o perché si trova in un conflitto personale con qualcuno. Le tentazioni, piuttosto, rimandano alle «tentazioni» che Gesù ha sperimentato nel suo ministero: l’ostilità, l’opposizione, il rifiuto. Tali «tentazioni» sono state reali e concrete nella sua vita. Non ha fatto ricorso al suo potere divino per risolverle. Queste prove sono state una forma di «seduzione diabolica» (Fitzmyer), una provocazione a usare il suo potere divino per mutare pietre in pane e per manifestarsi in modi eccentrici.
Le tentazioni terminano con quest’espressione: «dopo aver esaurito ogni specie di tentazione» il diavolo abbandona Gesù (4,13). Quindi le tre scene che contengono le tentazioni sono da considerarsi come espressione di tutte le «tentazioni o prove» che Gesù ha dovuto fronteggiare. Ma il punto fondamentale è che Gesù, in quanto Figlio, ha affrontato e vinto la «tentazione». Ancora di più: è stato provato nella sua fedeltà al Padre ed è stato trovato fedele.
Un’ultima considerazione riguarda la terza tentazione. Nelle prime due tentazioni il diavolo ha provocato Gesù a usare la sua filialità divina per negare la finitezza umana: evitare di procurarsi il pane come tutti gli uomini; richiedendogli, poi, un’onnipotenza illusoria. In entrambi le prove Gesù non risponde dicendo: non voglio! Ma si appella alla Legge di Dio, suo Padre: «Sta scritto…è stato detto…». Meravigliosa lezione. Ma il diavolo non demorde e gli rivolte una terza provocazione, la più forte di tutte: di risparmiarsi la morte. In fondo lanciarsi dal pinnacolo significa andare incontro a una morte sicura. Il diavolo cita la Scrittura, il Salmo 91, per invitare Gesù all’uso magico e spettacolare della protezione divina, e in fin dei conti, alla negazione della morte. Il brano del Vangelo di Luca mi lancia un forte avvertimento: l’uso errato della Parola di Dio, può essere occasione di tentazione. In che senso? Il mio modo di rapportarmi alla Bibbia è messo in crisi soprattutto quando la utilizzo solo per rivolgere insegnamenti morali agli altri che sono in difficoltà o in crisi. Alludiamo a certi discorsi pseudo spirituali che si rivolgono a chi è in difficoltà: “Sei angosciato? Non ti resta che pregare e tutto si sistemerà”. Questo significa ignorare la consistenza dell’angoscia che prende una persona e che dipende spesso da un fatto biochimico o da difficoltà a livello psicologico-sociale, oppure da un porsi in modo sbagliato davanti a Dio. Sarebbe più coerente dire: Prega il Signore che ti guidi nel ricorrere alle mediazioni umane del medico o di un amico saggio e sapiente perché ti aiutino nell’attenuare o farti guarire dalla tua angoscia. Non si possono proporre frasi bibliche agli altri in modo magico, facendo saltare le mediazioni umane. «La tentazione frequente è quella di fare una bibbia della propria morale, invece di ascoltare gli insegnamenti morali della Bibbia» (X.Thévenot).
In questo tempo di quaresima sono invitato ad accostarmi alla Parola di Dio con i seguenti atteggiamenti: un’assiduità instancabile e orante alla Parola di Dio, leggerla con un legame costante con la grande tradizione della Chiesa, e in dialogo con i problemi dell’umanità odierna.
3. ORATIO
a) Salmo 119:
Beato l’uomo la cui vita è pura,
che cammina nella Legge del Signore.
Beato chi è fedele ai suoi decreti
E cerca Dio con tutto il cuore
Rinnoviamoci nello Spirito
E rivestiamoci dell’uomo nuovo
Cristo Gesù, Signore nostro,
nella giustizia e nella santità vera. (S.Paolo)
Senza mai commettere ingiustizie,
cammina secondo le sue vie.
Tu hai promulgato i tuoi precetti
Che sono da custodire con amore.
Seguiamo Cristo Gesù
E serviamo Lui
Con cuore puro e buona coscienza. (Regola del Carmelo)
Siano salde le mie vie
Nell’osservare le tue leggi.
Allora meditando le tue volontà,
non potrò mai arrossire di vergogna.
Seguiamo Cristo Gesù
E serviamo lui
Con cuore puro e buona coscienza. (Regola del Carmelo)
Ti loderò in purezza di cuore,
imparando la tua parola di giustizia.
I tuoi consigli io li osservo
Non mi lasciare abbandonato del tutto.
Rinnoviamoci nello Spirito
E rivestiamoci dell’uomo nuovo
Cristo Gesù, Signore nostro,
creato secondo Dio Padre
nella giustizia e nella santità vera. Amen. (S.Paolo)
b) Preghiera finale:
Signore, noi ti cerchiamo e desideriamo il tuo volto, fa che un giorno, rimosso il velo, possiamo contemplarlo.
Ti cerchiamo nelle Scritture che ci parlano di te e sotto il velo della sapienza, frutto della ricerca delle genti.
Ti cerchiamo nei volti radiosi di fratelli e sorelle, nelle impronte della tua passione nei corpi sofferenti.
Ogni creatura è segnata dalla tua impronta, ogni cosa rivela un raggio della Tua invisibile bellezza.
Tu sei rivelato dal servizio del fratello, al fratello sei manifestato dall’amore fedele che non viene mai meno.
Non gli occhi ma il cuore ha la visione di Te, con semplicità e veracità noi cerchiamo di parlare con Te.
4. CONTEMPLATIO
Per prolungare la nostra meditazione suggeriamo una riflessione di Benedetto XVI:
«La Quaresima è il tempo privilegiato del pellegrinaggio interiore verso Colui che è la fonte della misericordia. È un pellegrinaggio in cui Lui stesso ci accompagna attraverso il deserto della nostra povertà, sostenendoci nel cammino verso la gioia intensa della Pasqua. Anche nella “valle oscura” di cui parla il Salmista (Sal 23,4), mentre il tentatore ci suggerisce di disperderci o di riporre una speranza illusoria nell’opera delle nostre mani, Dio ci custodisce e ci sostiene. […] La Quaresima ci vuole condurre in vista della vittoria di Cristo su ogni male che opprime l’uomo. Nel volgerci al divino Maestro, nel convertirci a Lui, nello sperimentare la sua misericordia, scopriremo uno “sguardo” che ci scruta nel profondo e può rianimare ciascuno di noi.»
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