p. Fabrizio Cristarella Orestano"COLLOCARSI TRA LE CREATURE"
COLLOCARSI TRA LE CREATURE
Mercoledì delle Ceneri (Anno C) – Un tempo favorevole
Gl 2, 12-18; Sal 50; 2Cor 5, 20-6, 2; Mt 6, 1-6.16-18
MONASTERO DI RUVIANO
Quaresima è tempo di lotta, di battaglia, tempo in cui affinare le armi per questa vera e propria
guerra; il digiuno e la penitenza che la Quaresima propone, e che non vanno trascurati, sono un modo per raccogliere le forze e proiettarsi verso un oltre che vuole sì lotta, ma anche lucidità e forza per ricostruire ciò che eventualmente il peccato ha distrutto.
Se il peccato ci è stato, se ha fatto i suoi danni e portato le sue morti, il profeta Gioele, nel suo oracolo che è oggi la prima lettura, ci annunzia che è necessario non disperare e implorare l’aiuto di Dio per ricominciare.
In Cristo noi sappiamo che quest’opera di ricostruzione e ricreazione dell’uomo è già stata compiuta nel mistero pasquale del Crocefisso-Risorto; sappiamo che la storia è divenuta tutta, grazie a Lui, un tempo favorevole, come scrive Paolo ai Cristiani di Corinto; sarebbe errato pensare che il tempo favorevole sia solo il tempo della Quaresima; la Quaresima, dobbiamo dire, è un “sacramento” di quel tempo favorevole che Cristo ha aperto per noi in ogni giorno: in Lui la storia è diventata luogo di un’immensa apertura di Dio all’uomo, alla sua miseria, al suo riscatto, al suo desiderio di senso e di pienezza di vita. La porta della vita è aperta, e Dio vi passa per incontrare l’uomo nelle sue lande di morte, lo invita a passare con Lui nel paese della vita! Cosa sarà pasqua se non questo passaggio? Un passare che è possibile ogni giorno e per cui bisogna lottare.
Bisogna lottare contro le dominanti mondane che premono contro di noi da fuori e da dentro noi stessi. Lottare fidandosi di Dio e non di noi stessi.
La cenere che oggi riceviamo sul capo ci racconta molte storie e ci offre tante piste di riflessione per spingerci nella direzione del vivere a pieno il tempo favorevole.
La cenere ci ricorda la nostra caducità ed impotenza, la nostra mortalità; e questo non per fare terrorismo psicologico e religioso o per farci disprezzare la vita, la gioia, la bellezza, o anche questo mondo creato che è stupendo, ma per collocarci nelle gioie e nelle dinamiche quotidiane al posto giusto: tra le creature, creature che hanno bisogno di un Altro per entrare nella vita, di un Altro per dimorare nella vita, di un Altro per abitare la vita con pienezza di senso, di un Altro per attraversare la morte e giungere all’eterno per cui ci sentiamo fatti. La cenere ricordandoci che «siamo polvere ed in polvere torneremo» (cfr Gen 3, 19), ricordandoci la morte ci colloca nella verità.
La cenere è anche però frutto di una distruzione: spesso abbiamo distrutto i nostri sì a Dio con dei no poderosi e pesanti; anche questa è la nostra verità! La cenere fatta con i rami d’olivo della scorsa Domenica delle Palme, ci dice che troppo spesso siamo passati dall’“osanna!” al “crucifige!”…che ne abbiamo fatto di quella proclamazione di signoria con cui accogliemmo Gesù dicendogli: «Benedetto il Veniente nel nome del Signore! Osanna al Figlio di David»? La cenere è anche il nostro peccato!
La cenere, poi, è lieve. Il nostro peccato è un macigno pesante, ma oggi Dio ci dice che la sua misericordia è capace di farlo diventare lieve e impalpabile come questa cenere che ci è porta sul capo. Oggi così Dio ci dice che è disposto a lottare con noi, perché il peccato non ci schiacci.
Mi è caro però pensare oggi anche ad un’altra cosa: quando scopriamo questo amore che perdona e rende uomo l’uomo, per questo amore ed in questo amore siamo chiamati a “bruciare fino a consumarci” … la cenere è segno della vocazione alla santità che ci chiede proprio di bruciare fino a consumarci (e il nostro san Roberto di Molesme ce lo sussurra ogni giorno!) … la cenere è allora un segno austero, ma anche capace di suggerirci grandi gioieed orizzonti sconfinati.
Con un Dio così possiamo fidarci e riprendere il cammino nel tempo favorevole che Cristo è venuto a offrirci.
L’inizio della Quaresima deve essere segnato allora da un atto di fede nella potenza di Dio che è capace di cambiarci per davvero. Sì, abbiamo bisogno oggi di dire dei nuovi sì e dei nuovi no per essere discepoli; abbiamo bisogno di cambiare, abbiamo bisogno di crescere, abbiamo bisogno di accogliere Cristo in questo nostro oggi in cui siamo diversi da quel che eravamo ieri …
Sono accadute cose che ci hanno cambiato, indurito, migliorati, peggiorati. Qualche mese fa mi sentii dire da un giovane a cui si proponeva l’Evangelo: «Che volete? Non ne ho bisogno! La mia vita è già perfetta!» … mi parve una prigione infinita e illusoria!
No! Abbiamo bisogno di cambiare, di convertirci!
Le varie pratiche quaresimali sono segni della nostra disponibilità alla lotta e alla potenza di Dio … non sono merce di scambio! Pe carità! Non è che Dio abbia bisogno del nostro digiuno, della nostra penitenza, della nostra mortificazione … ne abbiamo bisogno noi per aprire a Lui le porte, per piegarci a Lui, per dare alla sua potenza mano libera per agire e ricrearci!
Così giungeremo a questa nuova Pasqua della nostra vita in questo anno di grazia 2016 per portare i frutti di vita che il Crocefisso-Risorto ci chiederà di portare … dovremo scoprirli e discernerli!
Così, come scrive ancora Paolo ai suoi Cristiani di Corinto, saremo con la nostra vita personale ed ecclesiale ambasciatori della riconciliazione tra Dio e l’uomo. Non perché ne parleremo, ma perché la mostreremo nelle nostre vite sempre più plasmate dalla potenza dell’amore pasquale di Cristo Gesù.
p. Fabrizio Cristarella Orestano
Mercoledì delle Ceneri (Anno C) – Un tempo favorevole
Gl 2, 12-18; Sal 50; 2Cor 5, 20-6, 2; Mt 6, 1-6.16-18
MONASTERO DI RUVIANO
Quaresima è tempo di lotta, di battaglia, tempo in cui affinare le armi per questa vera e propria
guerra; il digiuno e la penitenza che la Quaresima propone, e che non vanno trascurati, sono un modo per raccogliere le forze e proiettarsi verso un oltre che vuole sì lotta, ma anche lucidità e forza per ricostruire ciò che eventualmente il peccato ha distrutto.
Se il peccato ci è stato, se ha fatto i suoi danni e portato le sue morti, il profeta Gioele, nel suo oracolo che è oggi la prima lettura, ci annunzia che è necessario non disperare e implorare l’aiuto di Dio per ricominciare.
In Cristo noi sappiamo che quest’opera di ricostruzione e ricreazione dell’uomo è già stata compiuta nel mistero pasquale del Crocefisso-Risorto; sappiamo che la storia è divenuta tutta, grazie a Lui, un tempo favorevole, come scrive Paolo ai Cristiani di Corinto; sarebbe errato pensare che il tempo favorevole sia solo il tempo della Quaresima; la Quaresima, dobbiamo dire, è un “sacramento” di quel tempo favorevole che Cristo ha aperto per noi in ogni giorno: in Lui la storia è diventata luogo di un’immensa apertura di Dio all’uomo, alla sua miseria, al suo riscatto, al suo desiderio di senso e di pienezza di vita. La porta della vita è aperta, e Dio vi passa per incontrare l’uomo nelle sue lande di morte, lo invita a passare con Lui nel paese della vita! Cosa sarà pasqua se non questo passaggio? Un passare che è possibile ogni giorno e per cui bisogna lottare.
Bisogna lottare contro le dominanti mondane che premono contro di noi da fuori e da dentro noi stessi. Lottare fidandosi di Dio e non di noi stessi.
La cenere che oggi riceviamo sul capo ci racconta molte storie e ci offre tante piste di riflessione per spingerci nella direzione del vivere a pieno il tempo favorevole.
La cenere ci ricorda la nostra caducità ed impotenza, la nostra mortalità; e questo non per fare terrorismo psicologico e religioso o per farci disprezzare la vita, la gioia, la bellezza, o anche questo mondo creato che è stupendo, ma per collocarci nelle gioie e nelle dinamiche quotidiane al posto giusto: tra le creature, creature che hanno bisogno di un Altro per entrare nella vita, di un Altro per dimorare nella vita, di un Altro per abitare la vita con pienezza di senso, di un Altro per attraversare la morte e giungere all’eterno per cui ci sentiamo fatti. La cenere ricordandoci che «siamo polvere ed in polvere torneremo» (cfr Gen 3, 19), ricordandoci la morte ci colloca nella verità.
La cenere è anche però frutto di una distruzione: spesso abbiamo distrutto i nostri sì a Dio con dei no poderosi e pesanti; anche questa è la nostra verità! La cenere fatta con i rami d’olivo della scorsa Domenica delle Palme, ci dice che troppo spesso siamo passati dall’“osanna!” al “crucifige!”…che ne abbiamo fatto di quella proclamazione di signoria con cui accogliemmo Gesù dicendogli: «Benedetto il Veniente nel nome del Signore! Osanna al Figlio di David»? La cenere è anche il nostro peccato!
La cenere, poi, è lieve. Il nostro peccato è un macigno pesante, ma oggi Dio ci dice che la sua misericordia è capace di farlo diventare lieve e impalpabile come questa cenere che ci è porta sul capo. Oggi così Dio ci dice che è disposto a lottare con noi, perché il peccato non ci schiacci.
Mi è caro però pensare oggi anche ad un’altra cosa: quando scopriamo questo amore che perdona e rende uomo l’uomo, per questo amore ed in questo amore siamo chiamati a “bruciare fino a consumarci” … la cenere è segno della vocazione alla santità che ci chiede proprio di bruciare fino a consumarci (e il nostro san Roberto di Molesme ce lo sussurra ogni giorno!) … la cenere è allora un segno austero, ma anche capace di suggerirci grandi gioieed orizzonti sconfinati.
Con un Dio così possiamo fidarci e riprendere il cammino nel tempo favorevole che Cristo è venuto a offrirci.
L’inizio della Quaresima deve essere segnato allora da un atto di fede nella potenza di Dio che è capace di cambiarci per davvero. Sì, abbiamo bisogno oggi di dire dei nuovi sì e dei nuovi no per essere discepoli; abbiamo bisogno di cambiare, abbiamo bisogno di crescere, abbiamo bisogno di accogliere Cristo in questo nostro oggi in cui siamo diversi da quel che eravamo ieri …
Sono accadute cose che ci hanno cambiato, indurito, migliorati, peggiorati. Qualche mese fa mi sentii dire da un giovane a cui si proponeva l’Evangelo: «Che volete? Non ne ho bisogno! La mia vita è già perfetta!» … mi parve una prigione infinita e illusoria!
No! Abbiamo bisogno di cambiare, di convertirci!
Le varie pratiche quaresimali sono segni della nostra disponibilità alla lotta e alla potenza di Dio … non sono merce di scambio! Pe carità! Non è che Dio abbia bisogno del nostro digiuno, della nostra penitenza, della nostra mortificazione … ne abbiamo bisogno noi per aprire a Lui le porte, per piegarci a Lui, per dare alla sua potenza mano libera per agire e ricrearci!
Così giungeremo a questa nuova Pasqua della nostra vita in questo anno di grazia 2016 per portare i frutti di vita che il Crocefisso-Risorto ci chiederà di portare … dovremo scoprirli e discernerli!
Così, come scrive ancora Paolo ai suoi Cristiani di Corinto, saremo con la nostra vita personale ed ecclesiale ambasciatori della riconciliazione tra Dio e l’uomo. Non perché ne parleremo, ma perché la mostreremo nelle nostre vite sempre più plasmate dalla potenza dell’amore pasquale di Cristo Gesù.
p. Fabrizio Cristarella Orestano
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