Tommaso Stenico, «In Cristo eri tentato anche tu»

Omelia nella I domenica di Quaresima 
«In Cristo eri tentato anche tu»
Con il rito dell'imposizione delle ceneri abbiamo intrapreso il cammino della Quaresima, tempo di
grazia che il Signore ci concede perché possiamo tornare a Lui attraverso la via di una sincera e profonda conversione. La liturgia definisce la Quaresima tempo forte per la nostra vita di cristiani “il quale, soprattutto mediante … la penitenza dispone i fedeli alla celebrazione del mistero pasquale con l'ascolto più frequente della parola di Dio e alla preghiera e li dispone a celebrare il mistero pasquale” (SC 109). La Chiesa, che è madre e maestra, chiama tutti i suoi membri a rinnovarsi nello spirito, a ri-orientarsi decisamente verso Dio, rinnegando l’orgoglio e l’egoismo per vivere nell’amore. E nel cammino della Quaresima vuole sottolineare l'importanza del Battesimo nella vita dei cristiani. Infatti, con il Battesimo abbiamo ricevuto la vita divina partecipando alla morte e risurrezione di Cristo. In questo tempo ci è proposto di vivere in profondità la consacrazione battesimale, ponendo al centro della nostra vita Cristo Signore attraverso una coraggiosa scelta di fede.

Il tempo quaresimale è, per antonomasia tempo «forte» perché «propizio» alla conversione a cui apre. È un appello forte al cambiamento radicale della nostra esistenza. Cristo ci chiama a Lui, per ripartire da Lui con un spirito riconciliato nell'amore e nella misericordia. Ogni battezzato è invitato a seguire Gesù per conformare sempre più la sua vita a quella di Cristo. L’espressione “quaranta giorni” è ricca di suggestioni bibliche e, nel suo simbolismo, denota il lungo cammino verso la salvezza proposto da Dio al suo popolo.

I quaranta giorni della quaresima sono come un lungo “ritiro”, durante il quale rientrare in se stessi e ascoltare la voce di Dio, per vincere le tentazioni del Maligno e trovare la verità del nostro essere. Un tempo, possiamo dire, di “agonismo” spirituale da vivere insieme con Gesù, non con orgoglio e presunzione, ma usando le armi della fede, cioè la preghiera, l’ascolto della Parola di Dio e la penitenza.

Ogni anno la liturgia della Parola della prima domenica di quaresima propone alla nostra meditazione il racconto evangelico dell'episodio delle "Tentazioni di Gesù" nel deserto. Il brano del Vangelo di Luca è efficace per introdurci nel cammino quaresimale e con esso nella nostra "salita a Gerusalemme" con Gesù, per celebrare la Pasqua. Al centro del brano evangelico c’è Gesù che piace considerare non tanto tentato, ma vincitore delle tentazioni.
Luca infatti presenta la tentazione di Gesù come una prova che riguardò direttamente la missione messianica del Giovane Rabbi di Nazaret. Dopo aver ricevuto l’“investitura” come Messia – “Unto” di Spirito Santo – al battesimo nel Giordano, Gesù fu condotto dallo stesso Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. Al momento di iniziare il suo ministero pubblico, Gesù dovette smascherare e respingere le false immagini di Messia che il tentatore gli proponeva. Gesù fu veramente tentato; il diavolo cercò davvero di separarlo da Dio, ma egli non venne meno nella prova.

―   Nella prima sollecitazione Gesù si confrontò con la necessità di sopravvivere. «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”». Gesù sottolineò così che la cosa più importante per lui non era il possesso di un cibo materiale, capace di nutrire il suo corpo. L’unica alternativa al pane materiale è l’adesione totale al volere del Padre.
―    Nella seconda prova, Gesù si confrontò con la falsa illusione di ridurre la dignità umana al dominio degli altri e dell'ambiente. «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Con questa espressione il tentatore alludeva al primo comandamento del decalogo in cui si dice di non prostrarsi davanti ai falsi dèi. Ma Gesù sapeva che il demonio mente sempre nell'offrire qualcosa che non ha valore.
―    Nella terza prova, Gesù si confrontò con l'ansia della apparenza e del trionfo facile. «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui.  La tentazione è tanto più subdola in quanto fa leva su una fiducia che si fonda non su considerazioni umane, ma su una parola pronunciata da Dio stesso. “Sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”. In quanto figlio di Dio, Gesù avrebbe dovuto confidare nella sua assistenza. Ma lui ben conosce i limiti dell'uomo e li accetta. I Messaggeri di Dio non sono inviati per alimentare l’ostentazione umana.

Protagonista delle tentazioni è il diavolo, padre dell’inganno e della menzogna che aborrisce la verità, fomenta la calunnia, premia la doppiezza e l’inganno. Nel testo evangelico egli fa ricorso con destrezza e maestrìa alle Sacre Scritture. E con queste tentò Gesù, provocandolo in ordine alle classiche tentazioni che anche oggi si presentano a ogni persona credente e non credente: l’avere, il potere, il piacere.
Ovviamente il diavolo fa il suo mestiere; mentre noi, troppo spesso, dimentichiamo il significato etimologico delle parole. Infatti, nella lingua greca - madre della nostra cultura occidentale - il sim/bolico (sym= con, insieme + ballo=mettere) è ciò che ci unisce nella ricerca dei grandi ideali. Mentre il dia/bolico (dia=attraverso +ballo=mettere; diabolus) è ciò che disunisce, divide e che pone gli uni contro gli altri.

La pericope evangelica di Luca mette in evidenza che Gesù ha respinto la maestria ingannatrice del diavolo e ha vinto le tentazioni con la Parola di Dio e con la sua fiducia piena nel Padre suo celeste. A ogni tentazione del maligno Gesù ha riposto con una frase chiara della Bibbia. È una prospettiva che deve accompagnare anche noi nel nostro itinerario quaresimale di purificazione, di conversione e di riconciliazione.
Sant'Agostino ricorda: «Precisamente Cristo fu tentato dal diavolo, ma in Cristo eri tentato anche tu. Perché Cristo prese da te la sua carne, ma da sé la tua salvezza, da te la morte, da sé la tua vita, da te l'umiliazione, da sé la tua gloria, dunque prese da te la sua tentazione, da sé la tua vittoria. Se siamo stati tentati in lui, sarà proprio in lui che vinceremo il diavolo».

Cari Amici
la prima Domenica di Quaresima con il racconto della tentazione del Signore ci invita a prendere coscienza della nostra fragilità e a rinunciare a tutto ciò che è incompatibile con la vita in Cristo. Le tre tentazioni di Gesù nel deserto sono anche le false immagini dell’uomo, che in ogni tempo insidiano la coscienza, travestendosi da proposte convenienti ed efficaci, addirittura buone.
Il nucleo centrale delle tentazioni consiste sempre nello strumentalizzare Dio per i propri interessi, dando più importanza al successo o ai beni materiali. Il tentatore è subdolo: non spinge direttamente verso il male, ma verso un falso bene, facendo credere che le vere realtà sono il potere, il successo, il denaro, l'arrivismo, la pretesa di sostituirsi a Dio, convinti che ne possiamo benissimo farne a meno ...

Il modello a cui ispirarci in questa lotta quotidiana è proprio Gesù. Egli, infatti, consacrò l'istituzione del tempo penitenziale con il digiuno di quaranta giorni, e vincendo le insidie dell'antico tentatore ci insegnò a dominare le seduzioni del peccato, perché celebrando con spirito rinnovato il mistero pasquale possiamo giungere alla Pasqua eterna (Prefazio della I Domenica di Quaresima).
Ricorda l’amato papa Benedetto XVI: “Riflettere sulle tentazioni a cui è sottoposto Gesù nel deserto è un invito per ciascuno di noi a rispondere ad una domanda fondamentale: che cosa conta davvero nella mia vita?”. (13 febbraio 2013)
Il vangelo delle tentazioni e tutto l'itinerario quaresimale simboleggiano il cammino della vita che è fatto di prove e di vittorie, di fatiche e di gioia, di peccato e di perdono.
―      La tentazione del materialismo è la tentazione del pane e della illusione che la felicità si trovi nelle cose materiali.
―    La tentazione dell'orgoglio, del contrapporsi a Dio, del voler vivere senza di Lui, illudendoci di essere noi stessi i padroni della nostra vita.
―  La tentazione della vita facile, anziché ricordare che nel regno dei cieli si entra attraverso la porta stretta del sacrificio e del dono di sé. Se Cristo avesse rifiutato la croce, non avrebbe redento il mondo!

In questo tempo di Quaresima entriamo anche noi insieme a Gesù nel deserto per pregare e ascoltare la voce del Padre. Il cammino della Quaresima esige che si faccia spazio a Dio e a Gesù Cristo attraverso l'ascolto attento e l'approfondimento della parola, nel silenzio della meditazione e della preghiera, attraverso quel "digiuno" da tutto ciò che distrae per concentrarci sul Mistero di  Dio che cammina con noi, nella grande storia dell'uomo e il quella nostra personale. La Parola di Dio è Cristo stesso che ci chiama alla conversione perché il Regno di Dio è vicino e non può attendere le nostre comodità per calarsi nella storia e negli eventi personali o comunitari. Per la Parola di Dio il deserto è un luogo positivo, è il luogo dove - lontano da tutto e da tutti - è possibile fare opera di discernimento, tirando fuori il meglio che c’è in noi senza portarlo mai alla luce. È questa la conversione alla quale ci invita la Chiesa in questo periodo di quaresima.

Sappiamo profittare di questo periodo di conversione con la preghiera e la penitenza. Celebriamo, come il popolo di Israele, il nostro esodo, il nostro ritorno a Dio. È un cammino che ci impegna a uscire dalle nostre presunte sicurezze e abbandonarci completamente a Dio.
Abbiamo bisogno del deserto per riscoprire il senso del nostro vivere e la forza dell’operare in conformità alla volontà di Dio, come Gesù.

Che il Signore ci dia la forza di poter uscire vittoriosi come lui dalle prove della vita mentre siamo in cammino verso la Pasqua annuale e la Pasqua eterna

O Dio, nostro Padre,
con la celebrazione di questa Quaresima,
segno sacramentale della nostra conversione,
concedi a noi tuoi fedeli
di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo
e di testimoniarlo con una degna condotta di vita.

Fonte:http://www.umanesimocristiano.org/

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