fr. Massimo Rossi, "DOMENICA DI RISURREZIONE"


Pasqua di Risurrezione - 27 marzo 2016
DOMENICA DI RISURREZIONE - 27 marzo 2016
At 10,34a.37-43; Sal 117; Col 3,1-4; Gv 20,1-9
O Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo unico Figlio, hai vinto la morte e ci hai aperto il
passaggio alla vita eterna, concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di resurrezione, di essere rinnovati nel tuo Spirito, per rinascere nella luce del Signore risorto.
“Chiunque crede in Lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo amore…”
“Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, non quelle della terra…”
“Non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè Egli doveva risorgere dai morti.”
"Non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè Egli doveva risorgere dai morti.”.
Lasciamo per il momento sullo sfondo questa affermazione dell’evangelista, e concentriamoci sul particolare della pietra ribaltata.  Il racconto di Giovanni è fortemente simbolico:
-         Maria Maddalena che corre ad informare Pietro e Giovanni sul fatto della pietra ribaltata dal sepolcro;
-         la corsa dei due a verificare la testimonianza della donna; l’ingresso di Simon Pietro e, solo dopo, del discepolo che Gesù amava…
Pietro e Giovanni rappresentano le due anime della Chiesa:  il primo incarna l’anima del pastore, il carisma del governo, la Tradizione;  il secondo rappresenta il teologo, il ricercatore appassionato il Magistero.
Pietro è fedele vicario di Cristo, chiamato fin da subito dal Maestro di Nazareth a reggere la Chiesa nascente; Giovanni è l’indagatore accurato e critico della Verità incarnata, in un contesto culturale complesso, pieno di contaminazioni filosofico-pagane, e non privo di derive manichee.  Famosi sono i binomi verbali e le dicotomie concettuali di Giovanni: luce-tenebre, verità-menzogna; essere del mondo–non essere del mondo
Nel Vangelo di stamani, il quarto evangelista tiene a precisare che tra il teologo e il pastore, la precedenza ce l’ha il pastore; è il pastore che garantisce l’unità del gregge, lungo il tempo…            Dunque Giovanni esita ad entrare nella tomba di Gesù, affinché sia Pietro ad entrare per primo.
Al tempo stesso, nessun pastore può ignorare che la riflessione sul mistero di Cristo progredisce nel tempo, in vista di una sempre maggiore e migliore comprensione della fede da parte del popolo di Dio. Governo e teologia, Tradizione e Magistero devono camminare insieme! l’una si arricchisce dell’altra, l’una interpreta l’altra. E se una delle due corre più veloce, qualche volta si dovrà fermare per attendere che arrivi anche l’altra.  La Salvezza non è una gara a chi arriva primo! Al traguardo della Salvezza si arriva tutti insieme!
E veniamo all’ultimo versetto del Vangelo richiamato all’inizio dell’omelia, “Non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè Egli doveva risorgere dai morti.”: in altre parole, l’autore ispirato dichiara che il segno del sepolcro vuoto costituisce la tessera mancante, l’elemento che illumina il senso di tutto ciò che era accaduto prima, di tutti i gesti, di tutte le affermazioni del Signore.  Addirittura, (il segno del sepolcro vuoto) rivela il senso pieno della morte di Cristo in croce.
È una affermazione molto forte, e la rivolgo a voi: che cosa aggiunge l’evento della risurrezione al dramma della Passione di Gesù? È vero, la croce è il simbolo del cristianesimo, venti secoli e più di devozione popolare, di arte, di spiritualità hanno dato il meglio adorando la croce, rappresentando la croce, contemplando la croce…
Lo stesso Paolo, scrivendo la prima lettera ai cristiani di Corinto, dichiara: “Quando sono venuto tra voi, non mi sono presentato ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso.” (2,1-2).
Pensate voi se la vicenda di Gesù si fosse conclusa in quel sepolcro sigillato…  Tutto finito!
Veramente avremmo dovuto concludere che l’Incarnazione del Verbo era stata un’illusione, l’ennesima presa in giro degli Dei.
Senza la risurrezione di Cristo, la morte resta, inesorabile, tragica, definitiva.
Senza la risurrezione di Cristo, la storia dell’uomo Dio nasce e finisce con lui.
“Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti.  Poiché, se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti;  e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo.” (1Cor 15,2’-22).
La pietra è stata ribaltata dalla bocca del sepolcro!
La vita di Cristo prematuramente annientata, quel tragico sabato pomeriggio sul Calvario, riprende a scorrere nelle sue vene;  la storia di Cristo non è più storia Sua soltanto, ma diventa anche storia nostra.  Il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo e il mistero nascosto da secoli, divenne chiaro e manifesto a tutti noi. La terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. (cfr. Mt 27,51-53).
Quei santi morti siamo anche noi!  usciamo dunque dai nostri sepolcri seguendo il Risorto, ed entriamo in città.  Vedano tutti la vita nuova che scorre nelle nostre vene.  E questa vita nuova, questo sangue nuovo possano contaminare la vita e il sangue degli altri.
Il paradiso che ci eravamo lasciati alle spalle, ora ci sta di nuovo davanti e noi ne conosciamo la strada.  Colui che, morto, regna vivo, è là che ci aspetta.  Corriamo anche noi come Pietro, come Giovanni… Questo è il giorno favorevole, questo è il giorno della salvezza! (cfr. 2Cor 6,2).

Fonte:http://www.paroledicarne.it/

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