Michele Antonio Corona "Il Risorto si presenta e fa loro visita."

Commento su Giovanni 20,19-31
Michele Antonio Corona
II Domenica di Pasqua (Anno C) (03/04/2016)
Vangelo: Gv 20,19-31 
Il primo giorno della settimana diventa il primo giorno dell'intera umanità.

Pietro e l'altro discepolo si meravigliano per la tomba vuota; Maria Maddalena, gli Undici e infine Tommaso incontrano il Cristo risorto. Egli si presenta ai discepoli la sera, intesa non solo come porzione finale della giornata, ma momento di buio e di oscurità per loro. Hanno timore e paura e la sera ben rappresenta quello stato di angoscia e spossatezza.
La risurrezione annunciata dalla Maddalena non è ancora stata da loro ben recepita e la fatica dell'incomprensione li ha fatti cedere alla tentazione della chiusura. La tomba vuota trovata da Simone e dall'altro discepolo li ha atterriti.
Il Risorto si presenta e fa loro visita. Oltre la profondità del saluto "Shalom", è il gesto di mostrare le ferite a farli gioire. Non mostra una luce sfolgorante o qualcosa che lo annoveri tra i vincitori, ma le ferite di mani e costato. I segni dell'apparente sconfitta, della disfatta, della morte sono divenuti i segni della vita. Quelle ferite sono divenute delle feritoie. Ciò che appariva come eloquenza del dolore, della fine, della sciagura è ora lo spiraglio per intravedere la gloria, il varco per la luce, il sentiero per la salvezza.
I discepoli gioiscono nel vedere che il passaggio attraverso la sofferenza e la morte, che li aveva scandalizzati, è l'unico modo per risorgere. Dirà Paolo: "Se siamo morti con lui, con lui anche risorgeremo".
Tommaso non è presente in questa occasione. Egli non è con gli altri e questo fatto mostra che è il più coraggioso. Non si è chiuso come gli altri, ma è fuori, è uscito e non condivide con gli altri la paura. Eppure, quel coraggio deve essere coniugato con la fiducia nella parola degli altri, con l'accoglienza della testimonianza. Non crede ai discepoli e a ciò che loro raccontano di Gesù.
Tommaso è chiamato Didimo, cioè gemello. Ma chiediamoci di chi sia gemello, a chi assomigli, con chi faccia il paio la sua esperienza. L'evangelista sembra suggerire una certa somiglianza col lettore credente che si pone davanti alla comunità cristiana che annuncia il vangelo con un certo scetticismo. Voler vedere e toccare sembrano genuini sentimenti di maturità e responsabilità. Tommaso vuole vedere attraverso quelle feritoie e ne desidera constatare in modo tattile la realtà. Verificare che bisogna passare veramente per la morte per giungere alla risurrezione è il suo desiderio. Ma il finale del brano ci aiuta a capire che non tutto è detto, non tutto è scritto. Fede e vita si prendono per mano e testimoniano che Gesù è Cristo e Figlio di Dio.

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