Monsignor Francesco Follo Lectio Divina"Pasqua: Esodo di Cristo e della Chiesa."

Pasqua: Esodo di Cristo e della Chiesa.
Rito Romano
Domenica di Risurrezione 27 marzo 2016
Gv 20, 1-9 o Lc 24, 1-12
Rito Ambrosiano
1) Cristo è risorto: la vita ha inghiottito la morte.
Eccetto la Vergine Madre, che con la sua fede, la quale anche nel buio del Sabato Santo era certezza
della speranza, andò incontro al mattino di Pasqua (cfr. Spe salvi, n. 50), tutti i discepoli pensavano che la morte in Croce avesse interrotto per sempre l’esodo di Cristo. Avevano seguito Gesù perché era il solo che aveva parole di vita eterna, ma il nuovo Mosè era morto come il vecchio Mosè, che non era potuto entrare nella Terra Promessa, vista da morente e solamente da lontano sul monte Nebo.
Ma la storia di Gesù, nuovo Mosè non si ferma sul Monte Calvario al Venerdì Santo, giorno drammatico in cui Lui e con Lui l’amore e la dedizione di Dio per noi sono finiti sulla Croce. Questa storia non si ferma neppure al Sabato Santo, quando il mondo è diventato una desolazione di morte, perché Cristo è messo nel sepolcro e tutto tace, Dio compreso. La morte ha vinto ed ha inghiottito la vita. Si tratta di una vittoria apparente: ecco che arriva la Domenica di Pasqua in cui il “morto” Gesù risorge. Oggi è Pasqua, giorno del risorto, giorno in cui la Vita inghiotte la morte, la Luce circonda le tenebre e noi celebriamo il fatto che l’Uomo nuovo che è uscito dalle viscere della Terra, portando la luce del sole che non tramonta.
Come il sole, Cristo ha iniziato il suo esodo nel cuore di una notte: quella di Natale, piena di stelle, di angeli, di canti, e lo termina in un'altra notte, quella di Pasqua, piena di silenzio, di buio ostile, dove veglia un pugno di uomini e di donne totalmente smarriti.
La luce del Risorto, Sole di giustizia e di misericordia, inghiotte la notte e apre il sepolcro, da dove esce la “Carne che indossa l’eternità”. Tutto è luce e nel giardino è primavera. Da una notte all’altra la fede respira grazie alla Luce, che illumina la terra, il cielo, la mente e il cuore.
L’immagine del sole è presa dalla liturgia pasquale per descrivere l’esodo trionfante di Cristo dal buio del sepolcro e il suo ingresso nella pienezza della vita nuova della risurrezione. “Come il sole si leva dopo la notte tutto radioso nella sua luminosità rinnovata, così anche Tu, o Verbo, risplenderai di un nuovo chiarore quando, dopo la morte, lascerai il tuo letto nuziale” (Mattutino). “Gioisca il cielo ed esulti con lui anche la terra, perché l’universo intero, quello visibile e quello invisibile, prende parte a questa festa: è risuscitato il Cristo nostra gioia perenne” (Prima). “Oggi l’universo intero, cielo, terra e abisso, è ricolmo di luce e l’intero creato canta ormai la risurrezione di Cristo nostra forza e nostra allegrezza” (Terza). “Il Cristo nostra Pasqua si è alzato dalla tomba come un sole di giustizia irradiando su tutti noi lo splendore della sua carità” (Sesta).
Nel VI secolo c’era in Francia un’usanza raccontata da San Gregorio di Tours (538 circa - 594) che ci aiuta a capire perché la liturgia dà importanza alla luce. Questo santo Vescovo narra di una consuetudine del suo tempo, che richiedeva l’accensione del fuoco pasquale durante il giorno con la luce del sole mediante cristalli adatti. In questo modo, dal cielo si riceveva luce e fuoco per accendere tutte le luci e i fuochi dell’anno. È questo un simbolo di ciò che celebriamo nella Veglia Pasquale. Con la radicalità del suo amore, nel quale il cuore di Dio e il cuore dell’uomo si sono toccati, Gesù Cristo ha veramente preso la luce dal cielo e l’ha portata sulla terra – la luce della verità e il fuoco dell’amore che trasforma l’essere dell’uomo. Lui ha portato la luce, che trasforma il dolore in gioia e toglie la tristezza a chi vive nel dolore.
Dal giorno della risurrezione di Cristo, e per sempre, la luce fiorisce dal cuore stesso del mondo, in cui Cristo si è calato e ha preso dimora: come lievito che fermenta la pasta, come sale che dà sapore (cfr. Mc 9,50), come i raggi di un sole che “nel primo chiarore del giorno fanno riemergere le cose dal buio com’era al principio del mondo, rivestendole di di luce e silenzio,. Dunque, davanti a Cristo, Sole che risorge, con fede intoniamo la lode, e verso la luce guardiamo, protesi al ritorno del Cristo. Lui è lo splendore del Padre, vivissima luce divina. In Lui ci vestiamo di speranza, viviamo di gioia e d’amore (cfr Inno alla Lodi). Gesù, Parola del Padre, è la luce interiore che scaccia la tenebra del peccato; è il fuoco che allontana ogni freddezza; è la fiamma che rallegra l'esistenza; è lo splendore della verità che, brillando davanti a noi, ci guida nell’esodo verso la vera terra promessa, verso “nuovi cieli e una terra nuova, dove la giustizia avrà stabile dimora” (Ap 21, 5).
2) L’esodo di Cristo e nostro.
L’esodo del Redentore è il nostro esodo e come il cammino verso il Padre non fu per il Figlio solamente un procedere fisico, esterno, anche noi siamo chiamati allo stesso esodo del cuore. Come?
Propongo la risposta di Origene: “A gloria del Signore nostro Dio, noi celebriamo la festa dell’Esodo. La celebriamo non con il vecchio lievito della malizia e della malvagità, ma con gli azzimi della sincerità e della verità (1 Cor 5,8), perché ormai non portiamo più niente con noi dell’empio lievito dell'Egitto. Ieri ero stato crocifisso con Cristo, oggi con lui sono glorificato. Ieri morivo con lui, oggi con lui torno alla vita. Ieri con lui venivo sepolto, oggi con lui risorgo” (Origene, Eis ton aghiovpascha, XLV: PG 36, 624; I, PG 35, 397-400)
Dunque, riprendiamo il nostro esodo andando oggi, con il cuore, al sepolcro e poi riprendere il cammino. Ci sono di esempio Maria Maddalena, Pietro e Giovanni, il cui cuore colmo di devozione e di affetto li spinse alla tomba del Salvatore, ma non vi restarono.
Seguiamoli in questo itinerario del cuore. La Maddalena andò al sepolcro quando era ancora buio, ma il suo cuore la guidava. Anche Pietro fu guidato dal cuore, perché era colui, che amava Cristo più di tutti gli altri. E così fu per Giovanni perché era attirato dal cuore, lui, il discepolo più amato. . Nell'alba di Pasqua non a caso quelli che si recarono alla tomba furono quelli che avevano fatto una particolare esperienza dell’amore di Gesù. La Maddalena, l’Apostolo che aveva il primato dell’amore e l’Apostolo prediletto furono loro i primi a capire che l'amore aveva vinto la morte. Tutti e tre videro che il sepolcro era vuoto, ma non si fermarono a quella tomba scoperchiata dall’Amore. Si chiesero: dov’è il Risorto? Come faccio a incontrarLo? Per incontrarLo non c’era altro da fare che rimettersi in cammino e cercarLo tra i vivi. Ma, anche in questo caso Cristo li precedette e apparve loro. E videro e credettero e divennero testimoni.
Da allora in poi, quindi anche oggi, la fede dei cristiani si fonda sulla testimonianza di quelle sorelle e di quei fratelli che hanno visto la pietra sepolcrale rovesciata e la tomba vuota, i misteriosi messaggeri che affermavano che Gesù, il morto crocifisso, era risorto. Poi Lui stesso, il Maestro e Signore, vivo e toccabile, è apparso a Maria di Magdala, ai due discepoli di Emmaus, infine a tutti gli undici, riuniti nel Cenacolo (cfr. Mc 16, 9-14).
“Gli Apostoli hanno fatto l’esperienza diretta e stupenda della Risurrezione; sono testimoni oculari di tale evento. Grazie alla loro autorevole testimonianza, in molti hanno creduto; e dalla fede nel Cristo risorto sono nate e nascono continuamente le comunità cristiane. Anche noi, oggi, fondiamo la nostra fede nel Signore risorto sulla testimonianza degli Apostoli giunta fino a noi mediante la missione della Chiesa” (San Giovanni Paolo II).
E’ davvero significativo che il primo libro di storia cristiana sono gli “Atti degli Apostoli”, dove la storia è raccontata da testimoni autorevoli e diretti a partire dalla vittoria di Cristo.
Oggi, tocca a ciascuno di noi continuare a “scrivere”, quindi a “fare” gli atti degli apostoli, perché ogni discepolo di Cristo è chiamato a diventare testimone della Risurrezione, soprattutto in quegli ambienti, dove in modo più forte si vuol far perdere la memoria di Dio e ridurre l’uomo ad una sola dimensione.
Un modo particolare di “scrivere” questi atti, con i quali si compie l’esodo della vita, il cammino dell’amore, è quello delle Vergini consacrate nel mondo. Con la consacrazione verginale queste donne si sono consegnate per sempre a Cristo e testimoniano che tutto ciò che è vissuto nell’amore verginale non è perduto. A partire da Dio e in comunione con Gesù Cristo, vivono eucaristicamente rendendo grazie a Dio e servendo Cristo nei fratelli e sorelle in umanità. E se da una parte rendono questo servizio con una carità praticata sul luogo di lavoro e di vita, dall’altra testimoniano che nella carità consacrata a Dio nella verginità vi è la carità verso il prossimo. Il loro essere spose di Cristo implica sempre un cammino, un esodo che non vuol dire inattività o vita da vagabondo, ma missione di carità che passa all’azione compiuta da persone che hanno gli occhi verso Cristo e le mani verso quanti sono poveri materialmente e spiritualmente. Il loro corpo santificato dalla presenza di Cristo risorto e divenuto Tempio, diventa “sacramento” attraverso il quale Gesù incontra, tocca e salva tutti gli uomini. A questo proposito, il n. 24 del Rituale di consacrazione delle Vergini fa pregare il Vescovo su di loro: “Cerchino di renderTi gloria in un cuore purificato, in un corpo santificato; che ti temano con amore e per amore ti servano”



Lettura Patristica
Sant’Agostino di Ippona (+ 430)
Omelia 120


Il primo giorno della settimana, Maria Maddalena si reca al sepolcro sul mattino, che era ancora buio, e vede la pietra tolta dal sepolcro (Jn 20,1). Il primo giorno della settimana è quello che, in memoria della risurrezione del Signore, i cristiani chiamano "giorno del Signore", e che Matteo, solo tra gli Evangelisti, ha chiamato primo giorno della settimana (Mt 28,1). Corre allora da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e dice loro: Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'han messo (Jn 20,2). In alcuni codici, anche greci, c'è: Hanno portato via il mio Signore; particolare che mette maggiormente in risalto lo slancio affettivo e la devozione di Maria Maddalena, ma che non si trova nella maggioranza dei codici che abbiamo potuto consultare.

4. 7. Pietro usci allora con l'altro discepolo e si recarono al sepolcro. Tutti e due correvano insieme, ma l'altro discepolo, più svelto di Pietro, lo precedette e arrivo primo al sepolcro (Jn 20,3-4). E' da notare e da sottolineare questo riassunto, e come l'evangelista abbia ripreso un particolare tralasciato, aggiungendolo qui come se venisse di seguito. Egli infatti aveva detto prima: si recarono al sepolcro, e poi precisa in che modo si recarono al sepolcro, dicendo che tutti e due correvano insieme. Egli ci informa così che, portandosi avanti, al sepolcro arrivo primo quell'altro discepolo, che poi è lui stesso, ma che parla di sé in terza persona.

1. 8. E, chinatosi, vide le bende per terra, ma non entro. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva, ed entro nel sepolcro, e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in disparte (Jn 20,5-7). Credete che questo sia senza significato? Io non credo. Ma passiamo ad altro, dove, a motivo di qualche difficoltà od oscurità saremo costretti a soffermarci. Ricercare il recondito significato d'ogni singola cosa già di per sé chiara, è certamente una delizia dell'anima, ma una delizia riservata a chi ha più tempo di noi.

2. 9. Allora entro anche l'altro discepolo che era giunto prima al sepolcro. Era giunto prima, ed entro dopo. Non è un particolare privo di interesse, ma non abbiamo tempo da dedicarvi. E vide, e credette. Qualche lettore frettoloso ha creduto di trovare qui la prova che Giovanni credette che Gesù era risorto; ma ciò che segue smentisce tale supposizione. Che vuol dire, infatti, l'evangelista stesso con quanto aggiunge: Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, secondo la quale doveva risuscitare dai morti (Jn 20,8-9)? Egli non poteva credere che Gesù era risorto, dato che ancora non sapeva che doveva risorgere. Cosa vide allora e a che cosa credette? Vide che il sepolcro era vuoto, e credette a quanto aveva detto la donna, che cioè il Signore era stato portato via. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, secondo la quale doveva risuscitare dai morti. Il Signore, è vero, aveva loro più volte parlato della sua risurrezione, anche in maniera molto chiara; ma essi, abituati come erano a sentirlo parlare in parabole, non avevano compreso, o avevano creduto che egli volesse riferirsi ad altra cosa. Ma rimandiamo il seguito ad altro discorso.

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