Don Umberto DE VANNA sdb"Domenica del Buon Pastore"

17 aprile 2016 | 4a Domenica di Pasqua - Anno C | Omelia
Per cominciare  Gv 10,27-30
È la domenica del Buon Pastore, voluta da Paolo VI come domenica dedicata alla preghiera e alla
riflessione sulla vocazione sacerdotale. Come nell'anno A e B, anche in questa domenica si parla di Gesù. In questo caso però più che la bontà del pastore, è messa in rilievo la figura di Gesù agnello sacrificato e glorificato.

La parola di Dio
Atti 13,14.43-52. "Le mie pecore ascoltano mia voce", dice Gesù. Ma gli ebrei non hanno ascoltato lui e quelli di Antiochia bestemmiano contro la predicazione di Paolo, lo contestano e lo rifiutano. Allora Paolo e Barnaba decidono di rivolgersi ai pagani. È così che Paolo diventa l'apostolo delle genti e la predicazione degli apostoli raggiunge tutti i popoli, aprendosi a una destinazione universale.
Apocalisse 7,9.14b-17. Cristo è il pastore, Cristo è l'agnello immolato che in questa liturgia descritta dall'Apocalisse riceve gli onori di una moltitudine immensa di genti di ogni nazione, razza e popolo.
Giovanni 10,27-30. Il rapporto tra le pecore e il pastore è strettissimo. Dice Gesù: "Il pastore è disposto a dare la vita per loro ed esse gli obbediscono".

Riflettere

Ad Antiochia la missione di Paolo e Barnaba si fa universale, si apre ai pagani. Gesù è morto e risorto per tutti, essi lo predicano con entusiasmo. E i giudei vengono presi da gelosia e li contrastano. Essi non possono accettare che la salvezza venga promessa da Paolo e Barnaba anche ai pagani, e per di più senza passare attraverso la circoncisione e l'osservanza delle leggi ebraiche.
È curioso che la missione universale della chiesa abbia inizio a causa di persecuzione e contrasti. Ma sarà così sempre: la chiesa, impedita e contrastata, diventa il seme di una presenza nuova e più efficace.
È stato così in tanti momenti della storia della chiesa e nella vita di molti santi: quando tutte le vie sembrano sbarrate e non si sa più come umanamente uscirne, ecco l'intervento imprevedibile di Dio: la situazione si sblocca, trova nuovo slancio e nasce qualcosa di nuovo e di impensabile.
L'Apocalisse descrive simbolicamente una grandiosa liturgia pasquale attorno all'Agnello. È il coinvolgimento dei veri discepoli di Gesù alla sua gloria. Sono tanti e sono passati attraverso la grande tribolazione, come è stato per Gesù; ma egli li guida alle fonti delle acque della vita.
Il vangelo riporta una parte del discorso polemico che Gesù ha tenuto a Gerusalemme. È inverno e si celebra la festa della riconsacrazione del tempio. Gesù passeggia lungo il portico di Salomone, nel cortile del tempio. La folla degli ebrei che lo circonda lo accusa: "Sei soltanto un uomo e pretendi di essere Dio". E raccolgono pietre per scagliargliele addosso. Gesù conferma le sue parole richiamandosi alle sue "opere buone compiute nel nome del Padre". Domanda: "Per quale di esse volete lapidarmi?". E li accusa non essere docili alle sue parole, di non essere pecore del suo gregge.
È Iahvè da sempre il pastore delle pecore di Israele, ma Gesù afferma che il Padre le ha date a lui e lasciandoli pieni di stupore afferma nel modo più chiaro: "Io e il Padre siamo una cosa sola".

Attualizzare

L'apertura ai pagani di Paolo e Barnaba, ma anche di Pietro e degli altri apostoli, ricorda alla chiesa di oggi il dovere di non negarsi a chi viene nei nostri paesi da lontano e non ha avuto la fortuna di conoscere il vangelo e Cristo. Il fatto che l'evangelizzazione vada fatta con rispetto non vuol dire mimetizzarsi e non fare anche a loro il dono della proposta cristiana.
Oggi è la giornata del Buon Pastore. Gesù lo è. È pastore e agnello sacrificato per tutta l'umanità. Gesù ha fatto per primo fino in fondo ciò che chiedeva agli altri.
Gesù è modello per chiunque abbia una grande missione da compiere, un impegno di servizio nei confronti di altri, un rapporto educativo: padri e madri, insegnanti, catechisti, consacrati e sacerdoti.
Perché ogni vita è vocazione, cioè chiamata di Gesù ("Le mie pecore ascoltano la mia voce") e oggi è il tempo dei laici. Ogni laico cristiano deve scoprire all'interno della comunità il proprio ruolo e assumerselo con coraggio.
In realtà gran parte dei cattolici vive in modo passivo la propria appartenenza alla chiesa, e si limita a usufruire dei servizi che vengono offerti: sacramenti, liturgie, devozioni, momenti di festa… ma senza impegnarsi in prima persona.
Gesù dice: "Le mie pecore ascoltano la mia voce e mi seguono….". È possibile oggi, tra tante voci, dedicare tempo ad ascoltare quella di Gesù? È possibile anche oggi conoscerlo, seguirlo, parlare di lui? O Gesù e la fede sono rimasti l'ultimo tabù di cui non si parla tra persone bene educate?
Spesso non si tratta di un rifiuto esplicito, ma di una impossibilità o di indifferenza. Pur avendo bisogno di certezze e di senso, la gente d'oggi non le cerca e preferisce mettersi davanti alla tv o fidarsi dell'ultimo settimanale.
Quanto alla giornata di preghiera per le vocazioni sacerdotali e religiose, oggi viviamo in un periodo di piena crisi. Inutile negarlo o nasconderlo. In molte parrocchie si sta già facendo l'esperienza del prete a giornata, a ore, di una messa ogni tanto.
Ma la storia della chiesa ci ha sorpreso più volte e di fronte a certe crisi che paiono inarrestabili ci si apre a soluzioni nuove, più funzionali, più dinamiche, più evangeliche. Per esempio, dal concilio sono spuntati nuovamente i diaconi, e diaconi sposati.
Preghiamo dunque, come ha voluto Paolo VI per le vocazioni sacerdotali, ma mettendo il futuro nelle mani di Dio, oltreché nelle nostre. Senza colpevolizzarci eccessivamente, perché le cause di certe crisi sono più complesse di quel che appaiono. Del resto in ogni direzione i giovani fanno fatica o addirittura rifiutano di assumersi impegni vocazionali e duraturi.
Alle indecisioni dei giovani, si aggiunge non di rado l'incomprensione della famiglia. A volte per eccesso di amore, altre volte per cause più complesse, i genitori si oppongono a una scelta sacerdotale o di consacrazione dei loro figli.
Eppure è un'esigenza primaria per la chiesa che il prete continui a far sentire la sua voce. Nonostante gli evidenti limiti umani di tanti sacerdoti, è attraverso di loro che vengono donate ai fedeli quelle parole di vita eterna che portano la salvezza, ma anche l'eucaristia, il perdono dei peccati e gli altri sacramenti.
Ciascuno, con le proprie caratteristiche, continua la missione affidata da Gesù agli apostoli. "Ci sono molto meno preti oggi e molto meno suore. Ma sono migliori. Li troviamo in tutti i luoghi in cui la società fallisce, dove gli esseri umani soffrono. Dove gli economisti, i politici, i servizi sociali perdono la speranza. Allora arriva il prete", dice Francesco Alberoni. Invece lo si critica volentieri, lo si mette in difficoltà, lo si lascia solo.
Il popolo di Dio chiede ai preti di essere santi, perfetti, senza limiti e si sa che non è possibile. Preghiamo dunque per i nostri preti, per chi, con una certa incoscienza, oggi sceglie di vivere 24 ore al giorno per Dio a servizio della chiesa.

La madre di Frère Roger di Taizé
La madre di Roger Schutz era una donna che trasmetteva serenità e pace. Ricorda: "Quando mio figlio Roger è venuto ad annunciarmi che avrebbe lasciato Ginevra per seguire la sua vocazione, temeva che ciò mi avrebbe dato un dispiacere. Ho chiuso per un momento gli occhi, poi gli ho risposto: "Se Dio ti chiama, parti subito, non farlo aspettare"".

La madre di mons. Daniele Comboni
Quando don Daniele Comboni durante la messa a Verona annunciò il suo desiderio di dedicarsi alle missioni e di partire per l'Africa, la madre si mise alla porta della chiesa e a tutti quelli che uscivano dalla messa offriva l'acqua benedetta dicendo: "Pregate perché mio figlio non parta!".

Il primo....

"O Gesù,
dateci dei cristiani
e dei preti davvero umani,
come Voi,
che soffrano realmente delle sofferenze della terra,
che vibrino sinceramente delle speranze
del loro tempo e del loro mondo.
Il Prete non è quello che si mette dei paramenti sacri
e si rinchiude nella chiesa...
È il modello e il primo degli uomini,
il primo a entusiasmarsi e soffrire,
il primo ad aggredire il Reale
per piegarlo e migliorarlo..."

(Teilhard de Chardin).

Don Umberto DE VANNA sdb
Fonte:  www.donbosco-torino.it

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