Monsignor Nunzio Galantino,"UNA CHIESA CREDIBILE SECONDO LO STILE DI GESÙ"

UNA CHIESA CREDIBILE SECONDO LO STILE DI GESÙ
II Domenica di Pasqua (della Divina Misericordia) - 3 aprile 2016
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a
porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».

Giovanni 20,1931
Anche nella prima comunità cristiana si fatica a riconoscere e a far entrare il Signore risorto nella propria vita. La fede è messa a dura prova soprattutto dalle cicatrici provocate dagli eventi della passione e morte di Gesù. È una diffi coltà che si trasforma in paura, tanto che i discepoli vivono «chiusi per timore dei giudei». È quello che capita anche noi quando viviamo situazioni prive di speranza, nelle quali tutto ci pare ostile. E anche noi troviamo più comodo rimanere chiusi.
Cosa succede in situazioni del genere? «Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo a loro...» e portò il bene messianico della pace. Gesù penetra nella paura dei primi discepoli e incontra la loro s fiducia. Mostra i segni della sua passione e spiega ai discepoli che la sua presenza in mezzo a loro non è staccata dalla dura esperienza fatta nei giorni della sua dolorosa passione e morte. E che anzi essa è il frutto di quella.
E qui giganteggia la figura di Tommaso. Non è il campione degli increduli. Le sue parole sono invece un concentrato di umanità. Egli, in fondo, dice: non riesco a passare subito dalla sofferenza e dalla delusione, provocate in me dalla morte del Maestro, alla gioia di crederlo vivo! Faccio fatica ad accettare la novità della risurrezione senza una parola sulla dura esperienza fatta prima.

FATICA E DESIDERIO. Gesù vede e apprezza in Tommaso la voglia di libertà interiore e il coraggio di chiedere ciò che è necessario per aderire con tutta la serietà che merita all’esperienza di fede. Tommaso è un uomo esigente e radicale, come tanti nostri contemporanei. È uno che non si accontenta del “sentito dire”. Gesù capisce la fatica ma anche il desiderio di credere di Tommaso. Gli va incontro e gli dice: «Metti la tua mano...». Dio non scherza con il dolore umano e prende sul serio la nostra fatica di inginocchiarci subito davanti a lui. Il dialogo tra Gesù e Tommaso ci dice che la presenza del Risorto e i suoi doni non provocano automaticamente adesione. Il cammino di fede di ciascuno può avere ritmi diversi.
Il Vangelo non ci dice se Tommaso ha toccato Gesù! Ci dice però che si è arreso. Ci ha messo tempo a inginocchiarsi, ma quando lo ha fatto, lo ha fatto sul serio. E quel suo atto di fede («Mio Signore e mio Dio») non indica possesso ma resa e fede in chi, un bel giorno, incontrandoti e chiamandoti, ti ha rubato il cuore. Insomma, Gesù educa e non morti ca la voglia di libertà interiore di Tommaso. È questo il suo stile, e la Chiesa è invitata a ricalcarlo.
La testimonianza della comunità, infatti, gioca un ruolo importante. E la Chiesa è credibile solo se segue Cristo e la sua logica. Manifestando la gioia, come fecero i discepoli vedendo il Signore. Sentendosi inviata a fare e a far fare l’esperienza del perdono e della misericordia piuttosto che della continua e sterile rivendicazione; l’esperienza dell’accoglienza di situazioni diffi cili piuttosto che quella del ri fiuto.


Fonte :famigliacristiana.it



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