Don Umberto DE VANNA sdb"Gesù riporta in vita il figlio della vedova di Naim."

5 giugno 2016 | 10a Domenica T. Ordinario - Anno C | Omelia
Per cominciare
Gesù è vincitore anche della morte e alcuni miracoli anticipano la sua risurrezione. Ma nella
guarigione del figlio della vedova di Naim emerge anche l'umanità di Gesù, che si commuove di fronte al dolore di una madre.

La parola di Dio

1 Re 17,17-24. Il profeta Elia compie un grande miracolo riportando alla vita il figlio di una vedova. Essa lo aveva ospitato, ma aveva visto quella morte come un castigo di Dio. Ora dovrà ricredersi.
Galati 1,11-19. Continua la lettera ai Galati. Paolo, per confermare la bontà della sua predicazione, racconta la storia della sua conversione e di come abbia ricevuto il vangelo per iniziativa del Cristo.
Luca 7,11-17. Gesù riporta in vita il figlio della vedova di Naim. La gente esprime il suo stupore e interpreta questo fatto come una visita di Dio tra il popolo e la conferma della grandezza di Gesù.

Riflettere

I miracoli di Elia. Il profeta sembra comportarsi come un mago e un guaritore. In realtà è un uomo in fuga perché fedele al vero Dio ed è perseguitato. Il racconto presenta un doppio miracolo: quello della farina, che non viene più a mancare alla famigliola, e il richiamo in vita del figlio della vedova.
Al di là della storicità del racconto, c'è la certezza che Dio non abbandona quella vedova generosa, né Elia che ha il coraggio di correre dei rischi per essergli fedele.
Dio è il Dio dei vivi e non dei morti, affermano i due racconti. Sia il miracolo di Elia che quello di Gesù celebrano il trionfo della vita.
Il richiamo in vita del figlio della vedova di Naim è un segno preciso che si compiono in Gesù i tempi messianici. A Giovanni che è in prigione e manda a chiedergli: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?", Gesù risponde: "Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il vangelo" (Mt 11, 2-5).
Sarà però la sua risurrezione il fondamento della salvezza, non solo come segno, ma come realtà definitiva, vittoria di Dio e dell'uomo sulla morte.
Gesù compie questo miracolo anche per compassione verso quella vedova. Quale sarebbe stato il destino di quella donna, senza il sostegno del figlio e di un uomo?
È noto che le vedove al tempo di Gesù vivevano in profondo disagio. Ma la legge ebraica era solidale verso le vedove. I profeti le mettono tra le categorie per le quali Iahvè aveva un'attenzione speciale: "Guai a coloro che fanno decreti iniqui e scrivono in fretta sentenze oppressive, per negare la giustizia ai miseri e per frodare del diritto i poveri del mio popolo, per fare delle vedove la loro preda e per defraudare gli orfani (Is 10,1-2). "Lascia i tuoi orfani, io li farò vivere, le tue vedove confidino in me!" (Ger 49,11). Ma Gesù dovrà apertamente accusare i farisei di "divorare le case delle vedove" (Lc 20,47).
Con la stessa sensibilità di Gesù, la chiesa primitiva e lo stesso apostolo Paolo si occuperanno della situazione delle vedove, pronti a soccorrerle, perché nel caso di una morte improvvisa del capo famiglia finivano abbandonate a se stesse. L'apostolo Giacomo invita a "visitare gli orfani e le vedove…" (Gc 1,27). Così il papa san Leone Magno alla chiesa dei primi secoli: "Ecco come tu dovrai praticare il digiuno: durante il giorno di digiuno tu mangerai solo pane e acqua; poi calcolerai quanto avresti speso per il tuo cibo durante quel giorno e tu offrirai questo denaro a una vedova, a un orfano…". Gesù è toccato dal dolore di quella mamma. Così come in altre circostanze si lascia prendere dal cuore e appare profondamente umano: sta con i bambini, piange sulla tomba di Lazzaro, mangia con i peccatori, parla con le persone poco raccomandabili…
Gesù tocca la bara: non ha paura di diventare legalmente impuro. E, a differenza di Elia (Gesù è più grande di Elia), compie il miracolo con semplicità, senza tanti gesti. Dice soltanto: "Ragazzo, dico a te, alzati!".
Gesù è potente, ha la stessa potenza di Dio: comanda al vento e al mare, alla malattia e alla stessa morte, e sconfigge le forze del male.

Attualizzare

La folla segue Gesù, insieme agli apostoli. È una folla indistinta che partecipa insieme a Gesù al dolore di quella vedova per la morte del figlio.
Al termine dell'episodio, l'evangelista Luca sottolinea che quella folla è diventata un popolo, il popolo dei salvati.
Il discorso della comunità è importantissimo quando si tratta di lottare contro la sofferenza e di lenire un dolore. È la comunità che può creare la giusta solidarietà e fare da sostegno a chi viene colpito da una prova.
Il ragazzo, appena ritornato in vita, si mette a parlare. È questo il primo segno della gioia restituita, del reinserimento tra gli altri di chi era perduto.
Paolo (seconda lettura) è passato anche lui da una vita di violenza e di morte, a una vita nuova, attraverso un periodo di cecità e di deserto. La sua predicazione nascerà da questa sofferenza, da questo passaggio, che gli ha permesso l'incontro con il Dio della vita.
La morte di un giovane è sempre qualcosa di tragico. I giovani vivono così spesso nella spensieratezza e riflettono poco sul senso della vita. Ecco la testimonianza di un ragazzo tedesco che ha visto la morte da vicino: "Ho avuto un terribile incidente stradale, in ospedale mi hanno rianimato il cuore. La morte è spaventosa. Ma non è che abbia avuto paura. Non ho avuto tempo. E stato come scoprire me stesso in un istante. Ho sentito un desiderio grande di continuare a vivere. Adesso anche le piccole cose mi sembrano piene di significato".
Ma oggi ci sono tanti giovani che giocano con la morte e che rifiutano la vita. "Se uno sfogliasse i quotidiani con puntigliosa pazienza, otterrebbe dell'Italia un quadro da lasciare senza fiato", scrive Alberto Bevilacqa sul Corriere Magazine. E tra i titoli legge: "Mille tentativi di suicidio tra i ragazzi". Per l'esattezza 1300 ragazzini ogni anno, un dato che si riferirebbe alla sola città di Milano. E commenta: "Davvero brutta storia, questa. Centinaia di casi nascosti. È la seconda causa di morte fra i giovani".
Tristemente si tratta però di un fenomeno mondiale, che altrove è vissuto anche con maggior tragicità, magari nel contesto di un gioco collettivo su Facebook. È il caso degli aspiranti alla morte volontaria, che da anni affligge il Giappone. A Takashima cinque giovani attorno ai 20 anni si sono dati appuntamento con la morte su internet e sono stati trovati senza vita su un'auto.
Gesù che salva dalla morte, ci invita a scoprire il dovere di vivere in pienezza i nostri giorni, ad accogliere la vita, che non ci è data per un gioco assurdo, ma per farne un capolavoro per noi e per Dio. Ci ricorda il valore decisivo del presente e il modo con cui lo viviamo, perché il cerchio si chiude e le vicende della vita non si ripropongono all'infinito.

La mamma di Carlos

Carlos ha otto anni. Non va a scuola. Quasi tutte le sere è alla messa: per lui è un'attrazione quotidiana. Il momento più importante è il segno di pace. Vuole stringere il più gran numero possibile di mani. L'altro ieri, dopo otto giorni di mia assenza per un viaggio nel nord del Messico, alla fine della messa, quando la chiesa si è svuotata, Carlos è rimasto seduto sulla sua sedia. Mi aspettava. Sono andato da lui. Mi ha salutato con un sorriso affettuoso e, improvvisamente, mi ha detto: "Padre, vorrei che benedicessi la terra dove hanno messo la mia mamma". "Ma quale terra? Dov'è la tua mamma?". "Al cimitero di lztapalapa, proprio in fondo al cimitero. morta quattro giorni fa...". L'ho preso tra le braccia e l'ho stretto con tutto il mio affetto. Era la sola povera risposta che potevo dare alla sua infinita angoscia. E ho aggiunto: "Sì, Carlos, te lo prometto, verrò domani". Non sono un fanatico delle benedizioni. Spesso penso che il popolo messicano dia eccessiva importanza a questi riti esteriori. Ma ieri, sabato, anche se avessi avuto quaranta di febbre, sarei ugualmente andato al cimitero di Iztapalapa per quella benedizione.
In ginocchio sulla terra rimossa da poco abbiamo parlato a questa mamma, la cui assenza sarà tanto crudele... Vicino al papà... vicino a Carlos, vicino alla sua sorellina di sei anni, Anita, non potevo trattenermi dal chiedere spiegazioni a Dio: "Perché? Perché la morte può rapire un essere così indispensabile a bambini innocenti?".
Mentre mi tormentavo con questo terribile mistero, ho guardato i loro visi: risplendevano di pace, vivevano una presenza. Signore, perché a scuola mi hanno insegnato tante cose in libri così ben fatti? E perché mi hanno preparato così poco a leggere questo libro incomparabile d'amore che Dio scrive ogni giorno nella vita dei poveri? (da Il Vangelo della "Fossa dei porci", di Joseph Bouchaud).

Don Umberto DE VANNA sdb
 Fonte:  www.donbosco-torino.it  

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