fr. Massimo Rossi, "ASCENSIONE DEL SIGNORE "

ASCENSIONE DEL SIGNORE – 8 maggio 2016
At 1,1-11; Sal 46/47; Eb 9,24-28;10,19-23; Lc 24,46-53
Esulti di santa gioia la tua Chiesa , o Padre, per il mistero che celebra in questa liturgia di lode,
poiché nel tuo Figlio asceso al cielo la nostra umanità è stata innalzata accanto a te, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere Cristo, nostro capo, nella gioia.”
“Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?...”
“Accostiamoci con cuore sincero, in pienezza di fede, e manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza.”
Abbiamo appena ascoltato la conclusione del Vangelo di Luca e l’inizio degli Atti degli Apostoli, sempre di Luca. Teofilo, letteralmente ‘amante di Dio’,  potrebbe essere il destinatario reale degli scritti di Luca, oppure un destinatario virtuale; nel senso che il terzo evangelista non si rivolgerebbe a una persona in particolare, ma a tutti i teofili del mondo, a tutti coloro che amano Dio, che credono in Lui e desiderano conoscere e vivere le verità della fede.
I due libri sono in realtà un’opera sola, divisa in due: la prima parte ci presenta la figura di Cristo, fonte della fede, mentre la seconda contiene le prime notizie sulla chiesa nascente, vicissitudini, traversie, gioie e dolori degli apostoli e delle comunità da loro fondate.
Luca insiste sulla presenza dello Spirito Santo, che conferma e rafforza l’azione degli Apostoli, garantendone l’efficacia.  Il vero protagonista delle letture di questa domenica è lo Spirito Santo; e lo sarà ancora, anzi, di più, domenica prossima, solennità di Pentecoste.
E con la Pentecoste si conclude il Tempo di Pasqua, riprende il Tempo Ordinario, immediatamente segnato da due solennità di importanza capitale:  la Trinità e il Corpus Domini.
Ecco il programma degli appuntamenti del mese; un programma assai nutrito, nel quale la Parola di Dio ci condurrà per mano lungo un cammino di comprensione e – auguro a tutti! – di crescita nella fede.
Il mistero di Cristo è straordinariamente ricco di sfaccettature, talmente ricco che non è possibile coglierlo simultaneamente nella sua interezza; la Chiesa ce lo presenta, dunque, suddiviso nei diversi misteri, diversi e complementari, per averne una visuale il più possibile particolare e complessiva al tempo stesso…   Tocca a noi, fare sintesi, comporre il mosaico per ottenerne il volto di Cristo, vero Dio e vero Uomo.  Alla luce delle Scritture, possiamo anche discernere il volto degli uomini che credono in Cristo, il volto nostro.
Mi permetto di rimarcare questo fatto, perché l’errore commesso, più o meno consapevolmente, dalla maggioranza dei credenti, è di fermarsi alla prima parte della riflessione, quella concernente la persona di Gesù.  Se la lettura del Vangelo non ci aiuta a tracciare anche il profilo del cristiano, identità e comportamento, abbiamo clamorosamente fallito il bersaglio!
Non dobbiamo trascurare che l’Incarnazione iniziata a Betlemme, non si è conclusa con il ritorno di Gesù al Padre dopo la risurrezione, che è appunto il mistero che oggi stiamo celebrando.
Matteo lo dichiara senza mezzi termini nell’ultimo versetto del suo Vangelo; mentre Gesù si staccava dagli Undici per salire al cielo, prometteva:  “Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (28,20).
Paradossalmente il mistero dell’Ascensione garantisce la presenza del Risorto tra noi: dovunque è annunciato il Vangelo, Cristo continua ad incarnarsi nella vita degli uomini e ci resta!
Anche Giovanni riporta le confortanti parole del Signore:  “è bene per voi che io me ne vada;  perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore (lo Spirito Santo).” (16,7).
La nuova presenza di Dio tra noi, nuova, ma anche antica, è quella dello Spirito Santo, lo spirito del Signore, che mai abbandonò il Figlio di Dio, dalla sua nascita, alla sua morte in croce.
Lo Spirito Santo aveva preceduto il Natale di Gesù, entrando in Maria e fecondando il suo ventre con il seme divino.
Lo Spirito Santo aveva colmato di gioia Elisabetta, facendo sussultare il bambino che portava in seno, al momento dell’incontro con la madre di Dio.
Lo Spirito Santo aveva mosso il vecchio Simeone a recarsi al Tempio, nel momento in cui Maria e Giuseppe entravano per presentare a Dio il neonato bambino.
Lo Spirito Santo era sceso su Gesù, al momento del battesimo, e lo aveva violentemente spinto nel deserto, ove avrebbe conosciuto le fatiche e i rischi della sua missione…
Da quel momento lo Spirito Santo non aveva più abbandonato Gesù di Nazareth, e da lui, da Gesù, era sceso direttamente su Maria e Giovanni, al momento del trapasso.
Ora lo Spirito Santo è presente in noi, in virtù del battesimo e non ci lascia più, fino alla morte. Quando una coppia di fidanzati si unisce in matrimonio, lo Spirito Santo scende nuovamente a suggellare il loro patto di amore;  così pure, quando un chierico viene ordinato prete, lo Spirito Santo discende su di lui per l’imposizione delle mani e le parole del Vescovo.
Infine, questa presenza viene ricordata e celebrata nel rito delle esequie, attraverso i segni liturgici dell’aspersione (con l’acqua lustrale) e dell’incensazione.
La sfida che Dio lancia a ciascuno di noi è di non ridurre l’esperienza dello Spirito a questi appuntamenti liturgici.  È il grande lavoro affidato alla fede: ‘dilatare’ la relazione con Dio, in modo da garantirne continuità nel tempo: una presenza costante, quella di Dio, nella nostra vita quotidiana.   Del resto, è il segreto di ogni relazione umana!  l’affetto si nutre di mutua presenza, ma deve sopravvivere anche nel tempo dell’assenza!  La fatica di una mamma – a proposito, auguri a tutte le mamme!” –, ma anche di un padre, è quella di convincere il figlio che loro continuano ad amarlo, anche quando non sono presenti.  Ci siamo passati tutti, perché siamo stati bambini anche noi…  Quando papà andava a lavorare, e tornava tardi la sera …  chi di noi non ha temuto che non tornasse più, che ci avesse abbandonati?... Quanti uomini e donne soffrono per tutta la vita di sindrome da abbandono, per un trauma da abbandono, appunto, subito in tenera età!
Qualcosa di simile avvertirono gli Undici, allorché Gesù li benedisse e fu assunto in cielo:  rimasero con il naso all’insù, finché le nubi lo nascosero al loro sguardo.  L’esortazione dei due uomini in bianche vesti a smetterla di scrutare il cielo, potrebbe essere interpretata come esortazione alla fiducia nella presenza di Cristo, non più immediata, in carne ed ossa, ma mediata dalla sua Parola e dai (suoi) sacramenti.
È vero, avvertire la presenza in una assenza è già difficile quando parliamo di un amico, di un familiare…  figurarsi quando si tratta della presenza di Dio!  Nostro malgrado, tra noi e Dio rimane una distanza invalicabile:  credere o non credere;  prendere o lasciare…

Fonte:paroledicarne.it

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