Don Bruno FERRERO sdb"SENTIRSI ACCETTATI DA DIO"

12 giugno 2016  |11a Domenica T. Ordinario - Anno C   |  Omelia
SENTIRSI ACCETTATI DA DIO
Un fedele buono, ma piuttosto debole, si confessava di solito dal parroco. Le sue confessioni
sembravano però un disco rotto: sempre le stesse mancanze, e soprattutto sempre lo stesso grosso peccato.
"Basta!" gli disse, un giorno, in tono severo il parroco. "Non devi prendere in giro il Signore. È l'ultima volta che ti assolvo per questo peccato. Ricordatelo!".
Ma quindici giorni dopo, il fedele era di nuovo là a confessare il suo solito peccato.
Il confessore perse davvero la pazienza: "Ti avevo avvertito: non ti do l'assoluzione. Così impari...".
Avvilito e colmo di vergogna, il pover'uomo si alzò.
Proprio sopra il confessionale, appeso al muro, troneggiava un grande crocifisso di gesso.
L'uomo lo guardò.
In quell'istante, il Gesù di gesso del crocifisso si animò, sollevò un braccio dalla sua secolare posizione e tracciò il segno dell'assoluzione: "Io ti assolvo dai tuoi peccati...".

Ah, se dipendesse da noi!
Che senso ha un tribunale che conosce solo l'assoluzione?
A che serve confessarci se tanto si viene sempre perdonati?

Il tema diventa vivo anche durante il banchetto descritto da Luca. cioè nel personaggio di una peccatrice, forse una notoria prostituta d'alto bordo che va da Gesù. Per gli astanti mette in atto semplicemente lo stesso trucco con cui adesca sempre gli uomini e ci prova anche con Gesù: la carezza con i capelli, il bacio e il massaggio con l'olio profumato ne fanno parte. Nel frattempo non pronuncia parola.
Forse fa solo il suo mestiere?
Gesù non lo vieta, valuta le sue azioni come amore. L'accetta per come è. E soprattutto per come ama. I moventi di quest'amore non vengono spiegati. La donna non parla non fa la benché minima professione di fede.
Solo si getta ai piedi di Gesù.
Anche i nostri motivi per avere dei contatti con Gesù non sono sempre perfetti. Quanto spesso gli adolescenti vanno in chiesa perché vi incontrano qualcuno di cui sono invaghiti. Quanto spesso le persone hanno scoperto la fede soltanto perché era importante per il partner. Nessuno possiede la fede pura, l'amore puro non sarebbe di questo mondo. Ed è l'aspetto consolante di questa storia: Gesù accetta anche i nostri sentimenti ambivalenti. Gesù raccoglie quello che c'è. Può scrivere diritto anche su righe storte. Ci è davvero concesso che anche la nostra fede, appunto, non debba essere perfetta.
Per secoli, i teologi si sono accapigliati sulla tensione che esiste in questo racconto. Nella parabola, infatti, si dice: ama di più colui a cui il Signore ha condonato di più. L'amore dunque, evidentemente, viene dopo il perdono dimostrato. Più avanti viene detto della donna: le sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Qui, perciò, evidentemente l'amore veniva prima.
Non bisogna armonizzare queste due cose: l'amore come condizione e l'amore come conseguenza del perdono. Tuttavia è evidente che qui l'evangelista non ha notato alcuna contraddizione. E forse proprio quello che oggi ci dà fastidio è addirittura la chiave per comprendere il racconto. Bisogna davvero discutere la questione dogmatica se bisogna prima amare o prima ricevere il perdono dei peccati?
Gesù è il "luogo"dove si incontrano tutte e due le cose. La donna "tocca" Gesù.
Dice semplicemente: "Sono così" .
E Gesù risponde: "Io sono la salvezza anche per te. Va' in pace".
Prima viene il perdono, ma l'amore provoca il perdono in una specie di cerchio in cui amore e perdono si rincorrono.
Nell'incontro con la peccatrice le parti sono distribuite chiaramente: amore e gratitudine, incontro pieno da parte della donna, fin dal primo momento. E accettazione e dono della salvezza da parte di Gesù, dall'inizio alla fine.
Si tratta soltanto di incontrarlo. E se soltanto non si è contro di lui, egli accetta il ruolo in cui lo si incontra. Gesù, nella sua persona, è la salvezza e a chi sa mostrare una reazione, comunque ciò accada, a chi non è insensibile e morto, essa viene donata.
L'amore per Gesù ha molte motivazioni, basta che sia rivolto a lui e approdi a lui.
La salvezza, infatti, è la presenza fisica di Gesù, senza che Gesù vi aggiunga qualcosa di particolare. E questa presenza di Gesù è più importante dei contorti moventi dell'amare. Da parte nostra c'è per lo più un mucchio di condizioni previe sbagliate e false, in base alle quali giungiamo a Gesù. Egli le 'risana' tutte da cima a fondo, se soltanto rimaniamo con lui.
Questa presenza fisica, che accoglie le nostre condizioni sbagliate e allo stesso tempo le ricopre, da noi si trova nella celebrazione dell'eucaristia. La promessa di Dio è più forte dei nostri tentativi d'amore difettosi.

Al centro del brano sta la bellissima domanda di Gesù:

"Vedi questa donna?"
In realtà, farisei e benpensanti non hanno "visto" quella donna. Per loro è solo una "maschera" nella commedia della vita, una delle tante disgraziate in circolazione. Il mondo oggi è fatto di gente così: giudicano in base alle etichette affibbiate, ai preconcetti, all'apparenza:

"Etichette di ogni tipo, viviamo di etichette. Attaccate sui pantaloni, sulle camicie, sulle scarpe, e anche sulla fronte. Quello ha l'etichetta che è bello, quell'altro che è matto, quella che è scema, quell'altro che è anticonformista... E uno si deve adattare per forza, perché c'è un'etichetta anche per chi non si adatta, quella di "disadattato". Tutto ciò è avvilente, e mi sembra che tutta la mia crescita sarà decidere sotto quale ombrello di etichette andare a finire...".
Il gioco delle etichette, in molte classi, rovina la crescita normale dei ragazzi e delle ragazze che ci cascano. Fin dai primi giorni di scuola (con scarsissima conoscenza reciproca, quindi) molti sono costretti a "recitare" la parte di ribelle, di malizioso, di imbecille, di oca, di tonto, ecc., secondo il ruolo che a ciascuno è stato affibbiato dagli altri. L'amicizia è tutto il contrario. (Franco, 14 anni)

"Nella mia scuola c'è il gruppo "in " e il gruppo "out", cioè tutti gli altri. E qualunque cosa faccia il gruppo "in ", quella è la cosa da farsi. Se uno di loro si mette a sedere in mezzo alla strada a farsi investire dai camion, puoi stare sicuro che il giorno dopo si metteranno tutti in mezzo alla strada a farsi investire dai camion. Capito cosa voglio dire?".
Andrea, 15 anni

Non succede forse la stessa cosa all'interno della famiglia?
Sentite lo sfogo di una madre:

"Da quando i figli sono "giovani", invece non funziona più niente. Esigono sempre un'infinità di cose, ma rifiutano la mia presenza, la mia attenzione e perfino il mio amore. Il nostro dare-avere è squilibrato: non dispongono più di sorrisi, di baci né di affetto per pareggiare i conti. Eppure ho ribassato i miei prezzi, il più delle volte una semplice parola basterebbe a risarcirmi. Per esempio:
"Buon giorno", quando entrano nella stanza dove mi trovo,
"Grazie", quando do loro le chiavi dell'automobile,
"Buona sera", quando si alzano da tavola ancora col boccone in bocca,
"Per favore", quando prendono in prestito la mia tuta rosa o mi rubano il settimanale che ho appena comprato.
Per non parlare di un "Come va?" non troppo meccanico, se un giorno mi sento stanca.
Come sarebbe bello se qualche volta si accorgessero che sono un essere umano, con i suoi momenti di avvilimento, di noia, di debolezza. Che sono insomma una come loro e che dispongo ancora di ampie riserve d'amore, di cui potrebbero approfittare a patto di considerarmi una compagna a tutti gli effetti, non una mucca da latte".

Quante persone potrebbero dire la stessa crudele e dolorosa frase: contano le mie prestazioni, non "io"!
Gesù invece ci dice: "Ma tu, la vedi questa persona?"
Quante persone sentono di essere veramente "viste" dal prossimo?
Il sacramento della Riconciliazione, invece, è proprio questo: un luogo della spirito, un incontro, in cui si è tranquillamente e totalmente accettati da Dio.

Don Bruno FERRERO sdb
Fonte:  www.donbosco-torino.it

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