Don Paolo Zamengo, SDB"Dolore dell’uomo, dolore di Dio "



Dolore dell’uomo, dolore di Dio      Lc 7,11-17
Questo episodio lo troviamo solo nel vangelo di Luca. Si svolge a Nain, un villaggio a sud-est di
Cafarnao. Fuori dall’abitato si incrociano due cortei, quello dei discepoli di Gesù e quello dell’intero paese che partecipa al dramma di una madre vedova che dà l’ultimo saluto all’unico figlio che le è morto.

“Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei”. Nella sobrietà di queste due righe c’è tutto  il dolore di questa donna e tutta la partecipazione commossa della sua comunità.

Le vedove erano come cancellate dal libro della vita. Non contavano nulla, non avevano diritti, né difese e non avevano voce. Forse solo la Bibbia ha avuto nei confronti delle categorie sociali più deboli un po’ di attenzione e di cuore. Lo straniero l’orfano e la vedova erano cari a Dio: dovevano essere cari anche agli uomini.

Di questa vedova non sappiamo il nome, l’età, la storia, come non conosciamo nulla della povera vedova che getta le sue due monete nel tesoro del tempio. Della vedova di Nain sappiamo però che era molto amata dalla gente della sua terra.

Al funerale del figlio non era sola. C’era tutto il villaggio a condividere con lei le tante lacrime. E nel tempio, è Gesù che vede il gesto umile di quell’offerta che scivolava anonima. Da quel giorno rimbombano le parole di Gesù per chi vuole donare il cuore e donare con il cuore.

Vicino al corteo funebre del figlio di questa vedova, casualmente, ma non sappiamo quanto, passa Gesù. Gesù si ferma colpito. Non fa domande: “Donna perché piangi?”.  Ma dà come un ordine. “Donna non piangere”. E al figlio freddo nella bara, dà ancora un ordine: “Ragazzo, dico a te, alzati”.

Si può e si deve indagare sul dolore degli altri? Ci possiamo permettere di decidere cosa fare in base alle ragioni che possono giustificare il dolore degli altri?  Gesù non sa neppure il nome di questa donna, non sa se mai prima si fossero incontrati e se, per caso, quella donna lo abbia sentito parlare e cosa ella abbia provato nel suo cuore. Gesù vede solo le sue lacrime e tanto gli basta.

Ciò che fa breccia nel cuore di Gesù è il pianto. Quella donna non chiede nulla. Le lacrime sono la sua preghiera che non ha bisogno di parole.  Forse questa donna non sa neanche pregare o non ha più fede. Gesù si avvicina alla bara, la tocca, parla: Ragazzo risorgi! E lo restituì alla madre, restituisce il ragazzo all'abbraccio, all'amore, agli affetti che soli ci rendono vivi, alle relazioni d'amore nelle quali soltanto troviamo la vita.

Quelle due vite che erano scivolate tristemente nella bara, risorgono. Il figlio riprende a vivere la sua giovinezza e anche la donna ritorna ad essere madre.  Poi tutto tace. I cortei si sciolgono, ognuno torna a casa. Gesù riprende il suo cammino. Di questa piccola ma solidale comunità di Nain non si sa più nulla.

Rimane il ricordo di un dolore trasformato in gioia e ci resta nel cuore la bellezza del gesto di Gesù che passa  “con quel tacer pudico che accetto il dono ti fa”.

Commenti

Post più popolari