Mons.Tommaso Stenico, «L’amore più forte della morte»

Omelia nella 10 domenica per annum
«L’amore più forte della morte»
+ Dal Vangelo secondo Luca 7,11-17 
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una
grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante. <<< + >>>

La liturgia della Parola della decima domenica per annum presenta Gesù come vero, grande profeta che rianima il figlio unico di una donna vedova.
I quattro Vangeli raccontano tre rianimazioni operate da Gesù:
―       La figlia di Giàiro, di cui danno conto i tre Sinottici (Mt 9,18-26; Mc 5,21-43; Lc 8,40-56).
―      Lazzaro di Betania, il fratello di Marta e di Maria, di cui riferisce solamente l’evangelista Giovanni (Gv 11).
―     Il figlio della vedova di Nain, di cui parla soltanto San Luca per cui è facile dedurre che egli lo abbia attinto a una tradizione propria. L’evangelista della misericordia e della tenerezza di Gesù registra anche l’atteggiamento della compassione - parola molto cara a Luca - di fronte al dolore.
Quelle che normalmente vengono chiamate «risurrezioni», gli esegeti preferiscono denominarle «rianimazioni» di cadaveri per un ritorno alla vita biologica, non solo con i limiti di questa vita, ma con la prospettiva drammatica di dover morire. La risurrezione è solo di Gesù perché è l'unico che «risuscitato dai morti non muore più» (Rm 6,9).
Il brano della rianimazione del figlio della vedova di Naim nel vangelo di Luca si colloca dopo la guarigione del servo del centurione. Questa posizione non è casuale: dopo il suo intervento a favore di un uomo, Gesù ne compì uno ancora più strepitoso per una donna.
La pericope evangelica ci conduce a Nain: un villaggio distante circa 9 chilometri a sud-est di Nazareth e a una giornata di cammino da Cafarnao. Alle porte della città si incontrarono due cortei: quello che accompagnava il Maestro seguito da «i suoi discepoli e una grande folla», e il corteo funebre che portava «alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova». La processione della morte usciva dalla città; la processione della vita entrava in città e accompagnava Gesù. Nel primo corteo era la morte che la faceva da “signore”; nell’altro c’era Gesù, che è il “Signore della vita”. Ad accompagnare il ragazzo c’era la madre: una donna ferita dal dispiacere e segnata da una grande solitudine. Aveva già perso il marito e con lui l'unica fonte di sostentamento; e ora le era venuto a mancare pure il figlio, unica garanzia di sopravvivenza per il futuro. Nel racconto questa donna non pronunciò alcuna parola. Ebbe solo lacrime da versare. Questa donna era il volto del dolore: dolore che lascia senza parola, che sembra vanificare ogni speranza. Gesù “fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!».” Toccò la bara e ordinò: "Fanciullo, dico a te, alzati." E il morto «si mise seduto e cominciò a parlare».
Per Luca la rianimazione operata a Nain è stata un segno della venuta dei tempi messianici; Cristo è il vincitore della morte. Gesù è il Dio vivente, colui che vede, che prova compassione, che si fa vicino. Luca, in questa pericope evangelica, chiama per la prima volta e intenzionalmente Gesù con il titolo di “Signore”. Gesù viene chiamato Kyrios. Questo è il titolo con cui la Chiesa primitiva nominava Gesù dopo la risurrezione e che alludeva e allude espressamente alla divinità di Gesù. E quando Luca scrisse il Vangelo viveva in una comunità che a sua volta viveva nella fede del risorto che l’accompagnava.
L'episodio della rianimazione del figlio della vedova di Nain non è un evento del passato, che suscita nostalgia. L'intenzione del Vangelo è quella di aiutarci a sperimentare meglio la presenza viva di Gesù in mezzo a noi. È lo Stesso Gesù, capace di vincere la morte e il dolore della morte, che continua a operare vivo in mezzo a noi. Infatti il miracolo che Gesù ha compiuto, mentre ha rivelato il suo dominio sulla morte, costringe a guardare al di là: non solo alla vittoria momentanea, ma alla liberazione totale dalla morte e da ogni male e perciò alla salvezza definitiva della vita.
L’episodio evangelico vuole mettere in luce:
―      la vittoria di Gesù sulla morte, per cui Gesù è veramente e a pieno titolo il Signore e l’autore della vita;
―      la bontà di Dio che si china su chi è più piccolo e povero, come si è chinato sul giovane figlio unico di una madre rimasta vedova.
Cari Amici
la morte è sempre triste, ma la morte di un giovane è sempre un fatto tragico.
In questo racconto Gesù è presentato come il Salvatore misericordioso inviato da Dio il cui modo di essere è la misericordia verso il suo popolo. Nel gesto di Gesù che rianimò il ragazzo di Naim appare il suo potere sovrano sulla vita e sulla morte: con un semplice tocco della bara e con un comando categorico risuscitò il fanciullo. Egli agì con l’autorità che gli veniva da Dio senza bisogno di preghiere prolungate, come facevano i guaritori di professione.
Inoltre, Gesù non ebbe timore di infrangere la legge sulla purità legale che vietava di toccare un morto per non contaminarsi. Egli promosse la vita, diede attenzione alle persone e consolò una madre in lutto. Egli manifestò così la priorità per l’uomo su ogni convenzione, su ogni considerazione pubblica.

“Non piangere”. Lo sguardo di Gesù non si rivolse tanto al figlio defunto, ma alla donna; non la morte ha provocato la sua compassione, ma la madre cha piangeva. E con la sua parola creatrice suscitò la vita anche dalla morte. Nulla è impossibile a Dio. Dio è in mezzo agli uomini, alla nostra storia, rivelando in particolare il suo amore misericordioso che diviene visibile nella compassione di Gesù.
L’episodio narrato da Luca vuole dare speranza anche in quelle situazioni in cui saremmo tentati di non averne più. “Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi».
Luca riferisce tre reazioni davanti all’accaduto.
1.   Il timore: è lo sbalordimento che invade l’uomo quando è spettatore dell’impossibile che Dio viene realizzando nella nostra storia. È timore riverenziale, pieno di rispetto per Dio. Di fronte al miracolo compiuto da Gesù, la folla lo esaltò con il titolo di «profeta», che qualificò con l’attributo di «grande».
2.    La lode a Dio: a motivo della sua bontà, per il fatto di aver fatto sorgere un grande profeta in mezzo al popolo di Israele.
3.    La diffusione della notizia: la fama si diffuse non solo in Galilea, ma anche nella Giudea. L’accaduto ha suscitato una grande notizia. La Parola sul Signore iniziò la sua corsa così da suscitare la fede che può far passare dalla morte alla vita.
Questa parola ci rimanda al mistero della Risurrezione che è il centro della fede cristiana e ci invita a contemplare il mistero fondamentale della nostra fede che offre una speranza davanti al male più radicale: la morte. Proprio la morte diventa il luogo in cui si manifesta la vita per eccellenza, quella che solo Dio sa dare. A Nain Gesù manifesta la sua divinità e autorevolezza. Egli è il Signore della vita che è passato nella morte per risorgere alla vita definitiva. Gesù vuole rendere partecipi anche noi di questo passaggio. Ce lo ha comunicato per la prima volta nel Battesimo; lo rinnova nel sacramento della riconciliazione; lo riviviamo ogni volta che celebriamo l’Eucaristia. A questo siamo chiamati: vivere già ora nella vita di Cristo fino al giorno in cui ci sarà data in modo definitivo.
Per ciascuno, il Signore ha una parola personale e irripetibile. Dio ha a cuore la vita di ciascuno così com’è, il cammino di ognuno, anche se appare poco interessante, povero e modesto. Dio sa dove vuole condurre la storia di ciascuno e non vuole cambiarla con nessun'altra. Non vuole barattarci con null’altro perché il valore personale di ognuno è definitivo e irrevocabile. È importante riuscire a cogliere nella preghiera, magari per un solo istante, la bellezza dell’invito a risorgere. Vivere la vita di Cristo, vivere una vita nuova. L’ha detto a ciascuno quando ci ha dato la vita infondendo in noi l'anima; l’ha ripetuto con amore al momento del Battesimo. Lo ripete ogni volta che celebriamo il sacramento della riconciliazione. Così commenta sant’Ambrogio riferendosi alla rinascita resa possibile dal sacramento del perdono: “Risorgerai in mezzo al corteo funebre, sarai sottratto al sepolcro, si fermeranno quei sinistri esecutori del tuo funerale, comincerai a dire le parole proprie della vita, tutti saranno presi da timore; inoltre, glorificheranno Dio, perché ci hai donato rimedi tanto grandi per sfuggire alla morte” (S. Ambrogio).
È lo stesso Gesù, capace di vincere la morte e il dolore della morte, che continua a operare vivo in mezzo a noi. Lui è con noi oggi e, dinanzi ai problemi del dolore che ci abbattono, ci ripete: "Dico a te, alzati!"
Nella rianimazione del figlio della vedova di Nain, quello che conta non è tanto il fatto stesso della rianimazione, quanto l’amore di Cristo! E l’amore è forte più della morte, perché amare è sempre dare qualcosa della nostra vita all’altro. Cristo risorto ci assicura che la morte non potrà mai avere la prevalenza a meno che non lo vogliamo noi. E che il pianto non deve mai trasformarsi in disperazione ma lasciare lo spazio alla fiducia piena nella vita. Cristo Gesù è la vita!
O Dio, consolatore degli afflitti,
tu illumini il mistero del dolore e della morte
con la speranza che splende sul volto del Cristo;
fa’ che nelle prove del nostro cammino
restiamo intimamente uniti alla passione del tuo Figlio,
perché si riveli in noi la potenza della sua risurrezione.


Fonte:umanesimocristiano.org

Commenti

Post più popolari