padre Gian Franco Scarpitta " Misericordia e non formalità

Misericordia e non formalità
padre Gian Franco Scarpitta
XI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (12/06/2016)
Vangelo: Lc 7,36-8,3 
Tempo fa mi giunse un'osservazione sul criterio decisionale della Santa Sede nel procedere ai
processi di canonizzazione dei Santi; se i cattolici liberali potessero accettare che la Chiesa beatificasse Pio IX o se Padre Pio potesse essere elevato alla gloria degli altari. L'osservazione muoveva però da (rispettabilissimi) punti di vista personali, dall'esposizione di possibili criteri alternativi per avviare una beatificazione, un po' lontani da quelli in uso dal Magistero ecclesiastico. Io ribattei che, pur rispettando le opinioni di chi non la pensa come noi, non possiamo attenerci a determinate "soluzioni" o "proposte" non condivisibili sulla scelta di chi dichiarare Beato o no, ma che vanno seguiti precisi criteri che si fondano sulle virtù evangeliche e su quella che riteniamo essere la conformità a Cristo da parte dell'interessato. Non si può certo procedere con espedienti laicisti o antiecclesiastici per procedere a una beatificazione. Ma soprattutto, premesso che in determinati casi a operare è lo stesso Signore, non possiamo pretendere che Questi si "conformi" alle nostre idee o alle nostre posizioni. Non possiamo certo noi sindacare, ad esempio, su come o quanto o con chi Dio si mostra misericordioso, su coloro ai quali egli voglia perdonare e tantomeno possiamo pretendere di limitare la sua misericordia o orientarla verso chi noi preferiamo. Le vie di Dio sono differenti dalle nostre e di gran lunga diversi i suoi criteri di giudizio e di scelta. Nelle deliberazioni di scelta proprie dell'uomo, ci si fonda sulla parvenza, sull'esteriorità o sull'elevatezza di una posizione sociale; tante volte si giudicano le persone al primo incontro o in base a una sola caratteristica o una presunta qualità esteriore, senza scrutare a fondo il loro vero animo e la loro reale personalità. Tante volte mi è capitato di conoscere persone che in apparenza si mostravano fredde, severe e distaccate, ma che poi conoscendole a fondo mostravano grande bontà e umanità;. parimenti ho fatto esperienza di persone apparentemente allegre, estroverse e gioiose che si rivelavano col tempo false, melliflue e impertinenti. e ho rilevato che non sa cosa si perde chi si limita alla sola conoscenza superficiale di un soggetto. L'uomo guarda all'apparenza ma il Signore guarda al cuore (1Sam 16, 6); guardare all'apparenza però tante volte arreca danno. Giudicare nell'ottica dell'interiorità e delle virtù, che sono cosa certa quando sono nascoste, conduce sempre a procurarci benefici e soddisfazioni. Ed è per questo che Gesù condanna il fariseismo, tipico di chi "predica bene e razzola male", ostentando doti inesistenti e ostinandosi su fattori secondari e irrilevanti. Guardatevi dal lievito dei farisei, dice Gesù (Mt 16, 6. 11), cioè dalla pedagogia di mera falsità e ipocrisia, incentrata sulla pura osservanza dei precetti esteriori di provenienza umana, piuttosto che nella vera interiorità di cuore da cui scaturisce il monito dell'amore verso il prossimo, unico comandamento indispensabile di Dio. Il farisei erano soliti osservare puntualmente ritualità, costumi, usanze tipicamente umane per un finto perbenismo e per una presunta compitezza ed eleganza, in realtà solo sterile e apparente. Solitamente erano anche illuminati conoscitori della Legge e dei Profeti, e tuttavia poco inclini a mettere in pratica quanto queste insegnavano. In forza del loro presunto sapere teologico, essi potevano anche sostituirsi a Dio quanto all'amore e al perdono, come sta facendo questo tale Simone, che oltre a confermare la vanità del lievito farisaico, sta anche smentendo se stesso.
Infatti, dare il bacio di benvenuto, offrire l'acqua per il pediluvio, ungere i capelli con olio di nardo erano comuni norme di rispetto e di educazione da parte degli anfitrioni nei confronti dei loro ospiti, paragonabili al nostro salutare, stringere la mano e aiutare a togliere o rimettere la giacca e questo Fariseo le sta disattendendo, venendo meno non solo alla Legge di Dio, ma anche alla tendenza farisaica medesima. Come può allora, in piena coscienza, biasimare una donna che mostra molta più accortezza di lui, non soltanto mostrandosi educata e rispettosa ma addirittura manifestando sincerità e amore in ciascuna delle sue azioni? Certamente quella donna era una peccatrice, indubbiamente era rea di colpa grave, ma proprio lui non ha voci in capitolo per giudicarla e soprattutto non ha alcun argomento per giudicare l'atteggiamento di Gesù e di conseguenza per interpretare il vero insegnamento di Dio. L'essere ospite a casa d'altri non impedisce a Gesù di usare c categoricità e schiettezza nel sottolineare ciò che è vero e giusto e seppure riconoscente verso Simone per il suo invito Gesù non si esime dal riprendere il suo atteggiamento riprovevole. E soprattutto manifesta ancora una volta che Dio è misericordioso e che nel suo amore approva anche una sola opera di bontà realizzata da un peccatore piuttosto che centinaia di atti falsi e di mera esteriorità perbenista. Un solo atto d'amore, svolto con purezza di intenzioni, che sappia palesare sincerità, limpidezza e bontà scaturite da fede e umiltà testimonia il vero Dio vivente e lo rende presente inequivocabilmente, nella misura in cui lo smentiscono ipocrisie e falsità.Tradizioni, consuetudini, costumi e usanze anche nei nostri usi popolari si sostituiscono tante volte alla vera religione, non di rado soppiantandola e riducendo il culto a una serie di prescrizioni e di decreti, anche se per fortuna si trovano isolati esempi di coerenza fra esteriorità e carità. Mi ricordo tanti anni or sono quando assistevo mio padre ricoverato per un serio intervento di angioplastica al cuore; nello stesso momento, tante altre persone della chiesa in cui all'epoca risiedevo, erano intente a celebrare una liturgia pomposa in onore di un Santo. Fra tutti queste, un signore (unico) abbandonò improvvisamente la funzione per chiamarmi sul cellulare: "Come va? Hai bisogno di qualcosa? Vuoi che parli io con qualche medico per tuo papà?"
Come affermerà poi anche Paolo, la pienezza della Legge è l'amore e chi compie anche una sola opera di bene animato dalla consapevolezza di essere stato a sua volta raggiunto dall'amore di Dio e motivato dal fervore della carità operosa ed effettiva, ebbene ha certamente adempiuto la legge di Dio, anche prescindendo dalle disposizioni normative e dai decreti scritti. La carità supera le comuni inadempienze che la norma scritta dispone molte volte con rigorismo e fissità e poiché Dio è pronto ad amare anche il peccatore più spietato e ostinato anche un solo atto di amore sincero da parte di questi gli merita il perdono delle colpe. Cosicché, indipendentemente da chi sia questa donna sopraggiunta a casa del fariseo, trafelata e in preda alla concitazione, ella diventa destinataria della misericordia del Signore, del perdono e del suo amore infinito perché con questi atti umili, semplici ma disinvolti ha mostrato di saper amare. Non agisce infatti mossa da un puro desiderio di soddisfazione di usanze esteriori, non interessata da una possibilità di ricompensa o di soddisfazione meramente personale, bensì spronata da un sentimento di umiltà e di sottomissione che la porta ad accrescere e ad accentuare le stesse azioni di rito e di accoglienza nei confronti di Gesù. Simone fra sé e sé giudica l'atteggiamento di Gesù come troppo indulgente e spropositato: "Se fosse davvero un profeta saprebbe che donna è costei.." Ma appunto perché Gesù è al corrente che si tratta di una peccatrice, le dimostra la misericordia di Dio: i peccatori, proprio loro, sono privilegiati dal lieto annuncio della salvezza e ottengono i favori di Dio più significativi, appunto perché assumono una posizione da reietti nella società. Come dicevamo all'inizio, Dio supera le tendenze pregiudiziali dell'uomo e i suoi criteri differiscono enormemente da quelli degli uomini. Se così non fosse, la stragrande maggioranza dell'umanità non crederebbe più in un Dio, o almeno rifiuterebbe il Dio cristiano. I principi del Signore sono l'amore, il perdono, la riconciliazione dettati dall'imperativo della misericordia e di conseguenza Dio non può non esaltare questa donna improvvisamente sopraggiunta, appunto perché è una peccatrice. Ciò soprattutto quando si tratta di una peccatrice umile e ben disposta, che si atteggia nei riguardi del Signore meglio del più "perfetto" fra i credenti, quando ella dimostra di credere nell'amore e nella misericordia contraccambiando con le stesse risorse di amore e di misericordia.
La misericordia divina poi va ben oltre le umane debolezze, anche quando queste siano le più esiziali e perniciose, come avviene nel caso di Davide.
Per mezzo di un suggestivo racconto parabolico, l'uomo di Dio infatti mette il monarca di fronte alla sua propria colpa, giacché in precedenza con uno stratagemma sottile questi aveva mandato a morte l'Hittita Uria dopo aver reso gravida la sua consorte a sua insaputa. Facendo morire il coniuge in battaglia, Davide credeva infatti che nessuno potesse scoprire della sua relazione segreta con Betzabea terminata con la gravidanza di quest'ultima e di conseguenza aveva risolto di essere al sicuro da qualsiasi punizione. La colpevolezza pertanto è anche triplice: 1) aver avuto una relazione illecita con la donna di un altro uomo, che aveva reso feconda; 2) aver escogitato un piano per condurre a morte l'ignaro coniuge usando in questo cattiveria e falsità interessata; 3) aver presunto ipocritamente di poterla fare franca perfino agli occhi di Dio, come se Dio non scrutasse in profondità le intenzioni e i propositi dell'uomo. Davide riconosce l'entità e la gravità delle sue malefatte, ne prova dolore ed è disposto anche a porvi rimedio attraverso opere di bontà e di giustizia, anche se di natura differente. Il suo animo è turbato perché ha appena commesso un abominio e non è solo il timore della pena ad animare la sua richiesta di perdono a Dio; sicché egli viene riconciliato con il Signore e riammesso nella comunione con Lui anche se il fatto sortisce comunque un castigo severo: il bambino nato dalla relazione illecita con Betzabea dovrà morire. Giustizia e misericordia, ma con l'esponente elevato di misericordia di amore che contrassegnano il vero Dio Amore e che ci spronano ad assumere le sue stesse vedute e i suoi atteggiamenti. Cioè a rifuggire il formalismo dell'esteriorità e degli usi consuetudinari che tante volte sono precetti di uomini e a non attribuirvi importanza quando queste tendono ad ottenebrare l'importanza della vera legge. Quella della sincerità e della trasparenza che promanano da un cuore fedele alla divina volontà. Per il quale saremo giudicati.

Fonte:qumran2.net

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