Padre Paolo Berti“ Sono perdonati i suoi molti peccati, perché molto ha amato”

XI Domenica del tempo ordinario        
Lc. 7,36-8,3
“ Sono perdonati i suoi molti peccati, perché molto ha amato” 
Omelia 
Dio perdonò subito Davide, quando ammise la sua colpa. La stessa immediatezza del perdono di Dio
si ebbe con Acab che, denunciato dal profeta Elia, si pentì di avere ucciso Nabot e Dio disse ad Elia (1Re 21,29): “Hai visto come Acab si è umiliato davanti a me?”. La parabola del padre misericordioso dice la stessa immediatezza di perdono. Non diversamente, l'episodio della peccatrice che unge i piedi di Gesù, dopo averli bagnati di lacrime e asciugati coi capelli, manifesta il perdono immediato dei peccati. La stessa immediatezza di perdono la troviamo nel paralitico calato dal tetto. Gesù vista la fede e l’umiltà del paralitico, che si sentiva come un peccatore che aveva meritato quella paralisi gli disse subito: “Figlio, ti sono perdonati i peccati”. Dio perdona subito chi è pentito, non gli fa sospirare il perdono.
Il sacramento della confessione testimonia anch’esso l'immediatezza del perdono di Dio al peccatore pentito. Il sacerdote lo assolve subito e il cammino penitenziale viene dopo l'assoluzione. Questo è il modo corretto, che è subentrato dopo che nel passato un lungo cammino penitenziale veniva fatto precedere all’assoluzione, che così veniva ritardata.
Il perdono viene dato subito anche se il pentimento non tocca livelli di grande dolore che avevano i santi anche per piccole mancanze, tuttavia deve essere assolutamente sincero. Un pentimento profondo non solo toglie la colpa, ma anche la pena, cioè il tempo di permanenza nel purgatorio. Purtroppo questo non accade sovente, ma sempre Dio cancella la colpa con la sua misericordia appena vede il pentimento. E perdona settanta volte settanta. La Chiesa all'inizio offriva una sola assoluzione dopo il battesimo, ma poi ha ben capito che se Gesù ci ha detto di perdonare settanta volte sette, lui certamente perdona settanta volte settanta. Il pentimento avviene nella fede in Cristo, nel quale vediamo la gravità dei nostri peccati, ma anche la misericordia divina. E' di fronte all'amore di Gesù, che l'uomo, già lontano da Dio, si scopre peccatore, cioè dissimile a lui, brutto davanti a lui. Prima sente confusamente un disagio nel cuore, sente che è in contraddizione con se stesso, con determinati valori, ma poi vede di essere stato colpevole davanti a Dio, di aver colpito Dio, che lo ama. Davide affermò con forza questo nel suo salmo penitenziale: “Contro di te, contro te solo ho peccato”. Prima di aver mancato con la moglie di Uria e Uria stesso, Davide ha mancato con Dio; a Dio deve offrire la soddisfazione per il proprio peccato, e, per quanto pensi a ciò che può dare in soddisfa zio, si rende conto che può solo fare appello alla misericordia di Dio. “L’uomo non è giustificato dalle opere della Legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo”, ci ha detto l'apostolo Paolo. Egli, già fariseo, conosceva bene l'errore di credersi gradito a Dio perché osservante delle prescrizioni della legge, ma formalmente, senza vivere la sostanza della Legge, cioè l'amore a Dio e ai fratelli.
La fede in Cristo è sempre risposta d'amore a lui, riconosciuto come amore, e non unicamente atto di adesione alla verità che egli è il Verbo incarnato.
La peccatrice che entrò nella casa del fariseo provava un profondo pentimento, maturato dalla conoscenza di Gesù, dalla fede in lui, dall’amore di lui. E' la fede in Gesù, ricca di pentimento e perciò d’amore, che salvò quella donna peccatrice. Il fariseo, il padrone di casa, rimase gelido di fronte a Gesù che si lasciava toccare da una peccatrice, una cosa inammissibile per un fariseo, anche se poi in pratica le cose molto spesso erano diverse, ma Gesù gli fece notare che quella donna era pentita, e pentita perché aveva amore e lo dimostrava con le lacrime e il profumo che gli spargeva sui piedi. “Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco”.
Se molto chiare sono le prime parole, non lo sono altrettanto le seconde: “Invece colui al quale si perdona poco, ama poco”. Queste parole sono ad hominem, cioè dirette a un uomo specifico e richiedono attenzione per ricavarne l'insegnamento preciso. Quel fariseo credendosi giusto davanti a Dio domandava perdono di poco. E perché domandava perdono di poco? Perché si riteneva, legalmente, a posto nell'osservanza delle prescrizioni della Legge, e così a lui si poteva perdonare poco. Ma in realtà a lui si doveva perdonare molto perché non amava e falliva così la sostanza della Legge. Lo aveva ben dimostrato di amare poco, e in maniera ineludibile: “Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con la lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu...”.
Le parole di Gesù toccarono il profondo dell'animo di quel fariseo svelandolo a lui stesso.
Quel fariseo, che sdegnosamente non si avvicinava ai peccatori, aveva concluso che Gesù non poteva essere un profeta perché non si sarebbe fatto toccare da quella peccatrice se avesse avuto la luce da Dio, come si diceva che avesse. Quel fariseo, chiuso nella sua osservanza legalistica della Legge, non era in grado di percepire quel gesto di amore di quella donna. Soprattutto non era in grado di vedere la purezza di quel gesto d'amore di quella donna rannicchiata ai piedi di Gesù. La povera mente di quel fariseo era, purtroppo, piena d'altro, al di là del candore che ostentava; guardava il corpo di quella donna e non l’anima. La purezza sa riconoscere l'amore e l'amore non è mai disgiunto dalla purezza. L'identikit di quel fariseo emerge in maniera drammatica, ma ciò esalta ancora una volta la misericordia di Gesù, che va dai farisei, molto più bui dei pubblicani e delle prostitute, per liberali dai loro errori e vizi. Facile era portare al pentimento una povera peccatrice disgustata di essere corteggiata da amanti della sua carne, e che nello stesso tempo odiavano la sua anima; difficile era portare al pentimento un fariseo, avvolto da un'ipocrita patina di giustizia. Eppure Gesù entrò in casa di quel fariseo e gli parlò con amore. Vorremmo sapere chi era quella donna che entrò in casa di quel fariseo. Certo una donna conosciuta dal fariseo. Certo una donna che aveva incontrato prima Gesù, che era stata cercata da Gesù, e aveva finalmente capito che quell'uomo l'amava come nessun altro. Amava lei, anima. Per la prima volta aveva trovato uno che l'amava al di là della carne, e per questo corse piangendo da Gesù. Stando agli esegeti qui nessun può aprir la bocca su chi fosse quella donna, e credo che abbiano tutte le loro correttissime ragioni; ma io penso di non incorrere in nessun rimprovero se invece la bocca la apro. Quella donna era lei, Maria di Magdala, la Maddalena, la donna che dopo Maria amò di più Gesù. Lei, la Maddalena, che stava ai piedi di Gesù mentre Marta preparava la tavola; lei che poco prima della passione di Gesù volle ripetere il gesto in vista della sua morte (Mt 26,6s). Stesso stile, stesso impeto, stessa dignità, stesso coraggio, stessa genialità, stessa forza d'amore. Amen. Ave Aria. Vieni, Signore Gesù.

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