Luca DESSERAFINO sdb"Di una cosa sola c'è bisogno"

17 luglio 2016 | 16a Domenica T. Ordinario - Anno C | Omelia
Di una cosa sola c'è bisogno
Nella prima lettura Abramo offre una generosa ospitalità a Dio che lo visita sotto l'apparenza di tre
uomini. Il messaggio è chiaro: praticando l'ospitalità si accoglie il Signore, di cui ogni uomo nè è segno come immagine e somiglianza. Ospitalità da intendersi nella sua grande varietà di forme e prima ancora intesa come "fare spazio...essere spazio d'amore" per gli altri. Ed è proprio in Gesù che Dio-Padre riceve accoglienza e ospitalità, come ci mostra il Vangelo di oggi.

Questo breve episodio del Vangelo di Luca può essere osservato da varie angolature, tutte interessanti. Marta assume nei confronti dell'ospite un ruolo tipicamente femminile: tutta affaccendata prepara la tavola. Maria, al contrario, si intrattiene con l'ospite, assumendo un ruolo che la mentalità del tempo riservava agli uomini: un fatto insolito che neppure Marta condivide. Maria si siede ai piedi del Maestro e ascolta la Parola: è la tipica figura del discepolo. Questa è una novità. I rabbini, infatti, non usavano accettare le donne al proprio seguito, divenire discepolo era riservato soltanto agli uomini. Per Gesù non è così. Gesù riconosce la parità di diritto all'istruzione pure a loro. Anche le donne sono chiamate all'ascolto e al discepolato fecondo.

Le parole con le quali Gesù risponde a Marta ricordano che il servizio non deve assillare al punto da far dimenticare l'ascolto, l'altro. E' reale il pericolo di cadere, come Marta, nella stessa trappola. Rischiamo cioè di offrire agli altri quei servizi, che riteniamo importanti noi, senza chiederci se sono importanti per loro. I bambini, ad esempio, non hanno bisogno soltanto che i genitori soddisfino le loro necessità primarie, ma soprattutto che abbiano tempo per loro e sappiano "perderlo" con loro, che giochino con loro.

Così i giovani, oggi forse, hanno più bisogno che i genitori siano una presenza educativa viva, attenta, che sappiano spendere più tempo per dialogare con loro. Anche gli anziani coltivano il desiderio e l'attesa che noi possiamo dedicare loro spazio e tempo, ascoltando i loro racconti, forse anche ripetitivi, noiosi. Intendere queste parole di Gesù solo dentro la prospettiva della vita attiva del mondo e della vita contemplativa del chiostro significa mortificarle. La prospettiva è più ampia e tocca due atteggiamenti che devono far parte della vita di qualsiasi discepolo: l'ascolto e il servizio.

La tensione evocata dal brano evangelico, non è fra l'ascolto e il servizio, ma fra l'ascolto e il servizio che distrae. Marta è tanto affaccendata per servire l'ospite che non ha più spazio per intrattenerlo, per stare con lui. Un vecchio rabbino parlando di un collega, diceva: "E' talmente indaffarato a parlare di Dio da dimenticare che esiste". Marta è "affannata" e "agitata".

L'evangelista Luca utilizza qui lo stesso verbo usato altrove per dire che non bisogna agitarsi per il cibo, per il vestito, per il domani. Affannarsi e agitarsi è l'atteggiamento dei pagani, tuttavia anche l'agitarsi per Dio e per il prossimo può far diventare pagani. Non perché pagano è l'oggetto della ricerca, ma perché è pagano il modo di cercare; la ragione di tanta agitazione sono le troppe cose. A questo punto la tensione che percorre l'episodio assume un'ulteriore sfumatura: è fra il troppo e l'essenziale, il secondario e il necessario.

Il troppo è sempre a scapito dell'essenziale. Troppe cose impediscono non soltanto l'ascolto, ma anche il vero servizio. Il troppo "dare", anche se per amore, rischia di togliere spazio all'essenziale, alla relazione. Luca ammonisce la Chiesa che senza l'atteggiamento di Maria fatto di ascolto attento, amoroso e assiduo della Parola di Gesù, viene meno "la parte migliore", o semplicemente "la parte buona" del discepolo, che è l'appartenenza al Signore, la comunione con Lui: così l'identità del cristiano svanisce. Perfino la "diaconia" della Chiesa, cioè la sua attività evangelizzatrice e il suo servizio di carità ai poveri, perde valore e diventa uno sterile girare a vuoto.

Alla comunità cristiana di allora, come di oggi, che avverte la fatica e un certo senso di frustrazione nel suo sforzo di evangelizzare, Luca propone, come operazione prioritaria e più urgente, quella di lasciarsi convertire dal Vangelo. In altri termini, il primo impegno del discepolo è l'ospitalità della Parola, che genera, sostiene e alimenta ogni altra forma di ospitalità.

Luca DESSERAFINO sdb

Fonte:  Fonte:  www.donbosco-torino.it

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