Luca DESSERAFINO sdb"Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà"

24 luglio 2016 | 17a Domenica T. Ordinario - Anno C | Omelia
Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà
Nella prima lettura odierna, tratto dal brano della Genesi Abramo, "lotta" con Dio per strappare dalla
rovina le città corrotte. La sua preghiera di intercessione è un capolavoro di dialogo con Dio. In tale supplica si coniugano, infatti, in una sintesi armonica il rispetto profondo per Dio, la fiducia ardita di chi conosce il cuore misericordioso del suo Amico divino e la solidarietà fraterna verso gli uomini peccatori. Sono le componenti della vera preghiera, come appare dal Vangelo di questa domenica.

Spesso nei Vangeli si narra di Gesù che si ritira in luoghi solitari per pregare. Talvolta è lui stesso a comunicarlo ai discepoli, come quella sera drammatica nell'orto degli ulivi: "Io vado là a pregare, voi sedetevi qui", disse ai tre più amici. Non c'è dubbio che gli apostoli rimanevano toccati dal suo modo di pregare.

Un giorno, riferisce Luca, al termine della preghiera uno dei discepoli si avvicinò e gli chiese: "Signore insegnaci a pregare, come anche Giovanni insegna ai suoi discepoli". Forse, si potrebbe specificare la domanda in questo modo: "Signore insegnaci a pregare come preghi tu". Infatti, ogni profeta insegnava ai propri seguaci un metodo di preghiera. I discepoli di Gesù, colpiti dal modo di pregare del loro maestro, dal suo ritirarsi in un luogo solitario e soprattutto da come si rivolgeva a Dio, insistettero perché insegnasse loro a pregare allo stesso modo.

C'era un senso di confidenza e di fiducia nella preghiera del loro maestro che li stupiva. Non avevano visto mai nessuno pregare in quel modo, con tale confidenza e tale fiducia. Facendo scaturire la preghiera del discepolo dall'esempio di Gesù, Luca vuole ricordarci che la nostra preghiera deve assomigliare alla sua. Gesù risponde subito: "quando pregate, dite Padre, abbà, papà". Gesù spinge a chiamare "papà" il Signore che ha creato il cielo e la terra. Ogni distanza viene così abbattuta; Dio non è più lontano, è padre di tutti e ognuno può rivolgersi direttamente a lui.

Nella parola "padre, papà", Gesù ci svela il mistero stesso del Dio di Gesù, del nostro Dio: da una parte la fiducia e la confidenza del figlio verso il Padre; e dall'altra la tenerezza protettrice del Padre verso ognuno di noi. Il discepolo deve pregare il Padre in unione a Cristo, in qualità di figlio. Proprio in questo rapporto sta l'originalità della preghiera cristiana.

Nella preghiera, in effetti, conta la confidenza e l'immediatezza del rapporto con Dio. Il problema non è né il luogo, né le parole, ma il cuore, l'interiorità, il nostro rapporto d'amicizia, filiale con Dio. Fu così anche per Abramo, nostro padre nella fede, come abbiamo ascoltato dalla prima lettura. La preghiera è semplicemente un atteggiamento che fa spazio all'azione di Dio. Il discepolo prega perché la comunità diventi un involucro trasparente che lascia trasparire la presenza di Dio.

Di fronte a questa preghiera vengono in mente le tante città e i tanti paesi sconvolti dalla guerra, dalle ingiustizie, dalla fame e dalla violenza. C'è bisogno di tanti amici di Dio, che con insistenza preghino perché le nostre città si salvino, perché il Vangelo tocchi il cuore degli uomini. Le voci di tali amici giungono sino all'orecchio di Dio, che è amico degli uomini. Egli non sembra fare altro che essere attento alla voce degli amici. Gesù lo sottolinea con due esempi limite, tratti dalla vita quotidiana. L'amico che arriva a mezzanotte, e il padre che non darà mai una serpe al figlio che gli chiede un pesce.

E conclude: "Se dunque voi, che siete cattivi sapete dare cose buone ai figli, quanto più il Padre Vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono?". E' un modo per dire la disponibilità senza limiti di Dio nel venire incontro alla nostra preghiera. Non sono determinanti le parole; conta il cuore, la fiducia e quindi l'insistenza e la perseveranza nella preghiera. L'inefficacia della preghiera non dipende da Dio, ma dalla nostra poca fiducia in Lui.

Chiediamo e ci sarà dato, cerchiamo e troveremo, bussiamo al cuore di Dio, come fece Abramo, e il Signore volgerà il suo sguardo su di noi.

Luca DESSERAFINO sdb
 Fonte:  www.donbosco-torino.it

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