ORDINE DEI CARMELITANI, Lectio Divina"Le preoccupazioni con le ricchezze allontanano da Dio e impediscono di servire il prossimo"

LECTIO DIVINA: 18ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (C)
Lectio:  Domenica, 31 Luglio, 2016
Le preoccupazioni con le ricchezze
allontanano da Dio e impediscono di servire il prossimo
Luca 12, 13-21 

1. Raccogliamoci in preghiera – Statio
Siamo qui dinanzi a te, o Spirito Santo; sentiamo il peso delle nostre debolezze, ma siamo tutti riuniti
nel tuo nome; vieni a noi, assistici, vieni nei nostri cuori; insegnaci tu ciò che dobbiamo fare, mostraci tu il cammino da seguire, compi tu stesso quanto da noi richiesto. Sii tu solo a suggerire e a guidare le nostre decisioni, perché tu solo, con Dio Padre e con il Figlio suo, hai un nome santo e glorioso; non permettere che sia lesa da noi la giustizia, tu che ami l’ordine e la pace; non ci faccia sviare l’ignoranza; non ci renda parziali l’umana simpatia, non ci influenzino cariche e persone; tienici stretti a te e in nulla ci distogliamo dalla verità; fa’ che riuniti nel tuo santo nome, sappiamo contemplare bontà e tenerezza insieme, così da fare tutto in armonia con te, nell’attesa che per il fedele compimento del dovere ci siano dati in futuro i premi eterni. Amen.

2. Lettura orante della Parola – Lectio
Dal Vangelo secondo Luca:
Luca 12, 13-2113Uno della folla gli disse: «Maestro, dì a mio fratello che divida con me l'eredità».14Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». 15E disse loro: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni». 16Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. 17Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? 18E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. 20Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? 21Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio».

3. Ruminare la Parola – Meditatio
3.1. Chiave di lettura:
Il testo proposto dalla liturgia per questa 18ª Domenica del tempo ordinario fa parte di un discorso abbastanza lungo di Gesù sulla fiducia in Dio che scaccia ogni timore (Lc 12, 6-7) e sull’abbandono alla provvidenza di Dio (Lc 12, 22-32). Il brano odierno infatti sta proprio in mezzo a questi due testi. Ecco alcuni insegnamenti dati da Gesù, prima che fosse interrotto da quell’ “uno della folla” (Lc 12, 13), su questa fiducia e abbandono:
Lc 12, 4-7: A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri.
Lc 12, 11-12: Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire; perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».
È proprio a questo punto che l’uomo interrompe il discorso di Gesù, mostrando la sua preoccupazione su questioni di eredità (Lc 12, 13). Gesù predica di non aver “timore di quelli che uccidono il corpo e dopo non possono far nulla” (Lc 12, 4) e quest’uomo non percepisce il significato delle parole di Gesù rivolte a coloro che egli riconosce come “miei amici” (Lc 12, 4). Dal vangelo di Giovanni sappiamo che amico di Gesù è colui che conosce Gesù. In altre parole, conosce tutto quello che egli ha udito dal Padre (Gv 15, 15). L’amico di Gesù dovrebbe sapere che il suo Maestro è radicato in Dio (Gv 1, 1), e che la sua unica preoccupazione consiste solo nel cercare di fare la volontà di colui che l’ha mandato (Gv 4, 34). Il consiglio e l’esempio di Gesù ai suoi amici è di non affannarsi per le cose materiali perchè “la vita vale più del cibo e il corpo più del vestito” (Mt 6, 25). In un contesto escatologico Gesù ammonisce: “Badate a voi stessi, perché i vostri cuori non siano intorpiditi da stravizio, da ubriachezza, dalle ansiose preoccupazioni di questa vita” (Lc 21, 34).

Perciò la domanda di quell’uomo che chiede a Gesù di dire al “fratello che divida l’eredità” (Lc 12, 13) è superflua davanti al Signore. Gesù rifiuta di fare da giudice tra le parti (Lc 12, 14) come nel caso della donna adultera (Gv 8, 2-11). Si nota che per Gesù non importa chi dei due ha ragione. Egli si mantiene neutrale nella questione tra i due fratelli perchè il suo regno non è di questo mondo (Gv 18, 36). Questo comportamento di Gesù riflette l’immagine che ci da Luca del Signore mansueto e umile. L’accumulo dei beni materiali, l’eredità, la fama, il potere, non entrano nella scala dei valori di Gesù. Egli infatti usa la questione dei due fratelli per ribadire che “la vita non dipende dai beni” (Lc 12, 15) anche se abbondanti.

Come suo solito, anche qui Gesù insegna per mezzo di una parabola, nel quale ci presenta “un uomo ricco” (Lc 12, 16) diremmo noi un ricco sfondato che non sa che farsene dei suoi beni tanto sono abbondanti. (Lc 12, 17). Ci ricorda questo tale del ricco epuleno che tutto chiuso in se stesso non se ne accorge della miseria di Lazzaro (Lc 16, 1-31). Certo é che questo uomo ricco non lo possiamo definire come giusto. Giusto é colui che come Giobbe condivide con i poveri quei beni ricevuti dalla provvidenza di Dio:“perché soccorrevo il povero che chiedeva aiuto, l'orfano che ne era privo. La benedizione del morente scendeva su di me e al cuore della vedova infondevo la gioia” (Gb 29, 12-13). Il ricco della parabola é un uomo stolto (Lc 12, 20) che ha il cuore pieno dei beni ricevuti, scordando Dio, sommo e unico bene. Egli “accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio” (Lc 12, 21). Nella sua stoltezza egli non se ne accorge che tutto gli viene elargito dalla provvidenza di Dio, non solo i beni ma anche la sua stessa vita. Ce lo fa notare la terminologia usata nella parabola:
Il raccolto: “La campagna […] aveva dato un buon raccolto”. (Lc 12, 16)
La vita: “questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita”. (Lc 12, 20)
Non é la ricchezza in se stessa che costituisce la stoltezza di quest’uomo ma é la sua avarizia che rivela la sua follia. Egli dice infatti: “Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia” (Lc 12, 19).

L’atteggiamento del sapiente invece é molto diverso. Lo vediamo per esempio incarnato nella persona di Giobbe che esclama con distacco: “Nudo uscii dal seno di mia madre, e nudo vi ritornerò. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!” (Gb 1, 21). La tradizione sapienzale ci tramanda degli insegnamenti sull’atteggiamento giusto davanti alla ricchezza: Pr 27, 1; Sir 11, 19; Qo 2, 17-23; 5, 17-6, 2. Anche il Nuovo Testamento ci ammonisce su questo: Mt 6, 19-34; 1Cor 15, 32; Gc 4, 13-15; Ap 3, 17-18.
3.2. Domande per orientare la meditazione e l’attualizzazione:
● Cosa ti ha colpito di più in questo brano e nella riflessione?
● Che cosa ti dice il fatto che Gesù rimane neutrale davanti alla questione dell’uomo ricco?
● Credi che l’avarizia ha a che fare strettamente con la condizione sociale in cui uno si trova?
● Ci credi alla provvidenza di Dio?
● Sei cosciente che quello che possiedi ti viene dato da Dio, oppure ti senti padrone assoluto dei tuoi beni?

4. Oratio
1Cronache 29:10-19
«Sii benedetto, Signore Dio di Israele, nostro padre, ora e sempre. Tua, Signore, è la grandezza, la potenza, la gloria, lo splendore e la maestà, perché tutto, nei cieli e sulla terra, è tuo. Signore, tuo è il regno; tu ti innalzi sovrano su ogni cosa. Da te provengono la ricchezza e la gloria; tu domini tutto; nella tua mano c'è forza e potenza; dalla tua mano ogni grandezza e potere. Ora, nostro Dio, ti ringraziamo e lodiamo il tuo nome glorioso. E chi sono io e chi è il mio popolo, per essere in grado di offrirti tutto questo spontaneamente? Ora tutto proviene da te; noi, dopo averlo ricevuto dalla tua fontemano, te l'abbiamo ridato. Noi siamo stranieri davanti a te e pellegrini come tutti i nostri padri. Come un'ombra sono i nostri giorni sulla terra e non c'è speranza. Signore nostro Dio, quanto noi abbiamo preparato per costruire una casa al tuo santo nome proviene da te, è tutto tuo. So, mio Dio, che tu provi i cuori e ti compiaci della rettitudine. Io, con cuore retto, ho offerto spontaneamente tutte queste cose. Ora io vedo il tuo popolo qui presente portarti offerte con gioia. Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di Israele, nostri padri, custodisci questo sentimento per sempre nell'intimo del cuore del tuo popolo. Dirigi i loro cuori verso di te. A Salomone mio figlio concedi un cuore sincero perché custodisca i tuoi comandi, le tue disposizioni e i tuoi decreti, perché eseguisca tutto ciò e costruisca l'edificio, per il quale io ho eseguito i preparativi».

5. Contemplatio
Salmo 119:36-37
Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.

Fonte:http://ocarm.org/

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