ORDINE DEI CARMELITANI,Lectio Divina" La parabola del Buon Samaritano: chi è il mio prossimo?"

Lectio:  Domenica, 10 Luglio, 2016
La parabola del Buon Samaritano: chi è il mio prossimo?
Luca 10,25-37
1. LECTIO

a) Orazione iniziale:
Preghiere del Beato Giorgio Preca nel Il Sacrario dello spirito di Cristo
Signore Dio, tu sei presente e io sono in te:
          donami la sapienza per conoscere il tuo spirito.
Signore Dio, tu sei presente e io sono in te:
          fammi dono dello spirito del Maestro mio Cristo Gesù.
Signore Dio, tu sei presente e io sono in te:
          guidami in ogni mia strada con la tua luce.
Signore Dio, tu sei presente e io sono in te:
          insegnami a fare sempre la tua volontà.
Signore Dio, tu sei presente e io sono in te:
          non lasciare che mi allontani dal tuo Spirito, lo Spirito
          d’amore.
Signore Dio, tu sei presente e io sono in te:
          non mi abbandonare, quando mi lasciano le mie forze.
b) Lettura del Vangelo:
Luca 10,25-3725 Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: "Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?". 26Gesù gli disse: "Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?". 27 Costui rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso". 28 E Gesù: "Hai risposto bene; fà questo e vivrai". 29 Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: "E chi è il mio prossimo?". 30Gesù riprese:
"Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31 Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. 32 Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. 33 Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. 34 Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. 35 Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. 36 Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?". 37 Quegli rispose: "Chi ha avuto compassione di lui". Gesù gli disse: "Và e anche tu fa lo stesso".
c) Momenti di silenzio:
perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.
2. MEDITATIO
a) Chiave di lettura:
Ci troviamo nel capitolo 10 del vangelo così come lo racconta Luca. Siamo nella sezione centrale del racconto lucano che prende la forma del viaggio di Gesù verso Gerusalemme: «Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme» (Lc 9, 51). Sappiamo che per Luca Gerusalemme è la città dove si realizza la salvezza, e il viaggio di Gesù verso la città è un tema centrale. Il racconto di Luca comincia nella città santa (Lc 1, 5) e finisce nella medesima città (Lc 24, 52). In questa sezione centrale, Luca ripeterà con insistenza il fatto che Gesù si dirige verso Gerusalemme (per esempio in Lc 13, 22; 17, 11). In questo testo che narra la parabola del buon Samaritano nel contesto della discussione con un dottore della legge sul grande comandamento, troviamo di nuovo il tema di un viaggio, questa volta da Gerusalemme verso Gerico (Lc 10, 30). La parabola fa parte di questa sezione centrale del vangelo che comincia con Gesù pellegrino verso Gerusalemme con i suoi discepoli. Mandandoli prima di lui per preparare la sua fermata in un villaggio di Samaritani trovano soltanto ostilità proprio perché erano diretti verso Gerusalemme (Lc 9, 51-53). I Samaritani evitavano i pellegrini diretti verso Gerusalemme e mostravano ostilità verso di loro. Subito dopo questo fatto Gesù manda settantadue discepoli “in ogni città e luogo dove stava per recarsi” (Lc 10, 1). Settantadue è il numero tradizionale delle nazioni pagane.
I Padri della Chiesa (Ambrogio, Agostino, Gerolamo e altri) tenendo conto di tutto il simbolismo di Gerusalemme, la città santa della salvezza interpretano in modo particolare questa parabola. Nell’uomo che scende da Gerusalemme verso Gerico vedono la figura di Adamo che rappresenta tutta l’umanità espulsa dall’Eden, il paradiso, la Gerusalemme Celeste, per via del peccato. Nei ladri i Padri della Chiesa vedono il tentatore che ci spoglia dall’ amicizia con Dio e ci percuote con le sue insidie e ci tiene nella schiavitù l’umanità ferita dal peccato. Nella figura del sacerdote e del levita vedono l’insufficienza dell’antica legge per la nostra salvezza che sarà portata a compimento dal nostro Buon Samaritano, Gesù Cristo nostro Signore e Salvatore, che partendo anche lui dalla Gerusalemme celeste viene incontro alla nostra condizione di peccatori e ci cura con l’olio della grazia e il vino dello Spirito. Nella locanda i Padri vedono l’immagine della Chiesa e nella figura dell’albergatore, intravedono i pastori nelle mani dei quali Gesù affida la cura del suo popolo. La partenza del samaritano dall’albergo, i Padri la interpretano come la risurrezione e l’ascensione di Gesù alla destra del Padre, ma che promette di ritornare per dare a ciascuno il suo merito. Alla chiesa Gesù lascia per la nostra salvezza i due denari della Sacra Scrittura e i Sacramenti che ci aiutano nel cammino verso la santità.
Questa interpretazione allegorica e mistica del testo ci aiuta a cogliere bene il messaggio di questa parabola. Il testo della parabola apre con un dialogo tra un dottore della legge che si alza per mettere alla prova il Signore chiedendo: «Maestro che devo fare per ereditare la vita eterna?» (Lc 10, 25). Gesù non risponde, ma gli fa un’altra domanda: «Che cosa sta scritto nella legge? Che cosa vi leggi?» (Lc 10, 26). Dobbiamo guardare a questo dialogo come un confronto tra due maestri, molto comune a quell’ epoca, come un sistema di chiarificare e approfondire alcuni punti della legge. Anche se qui prevale il tono di polemica non come troviamo nel testo riportato da Marco dove la domanda viene posta da uno scriba che «li aveva uditi discutere (Gesù e i sadducei), e visto come (Gesù) aveva loro ben risposto» (Mc 12, 28) si accosta per fare la domanda. Questo scriba si rende ben disposto ad ascoltare Gesù tanto che il Signore finisce il dialogo: «Non sei lontano dal regno di Dio» (Mc 12, 34). Matteo invece mette questa domanda nel contesto di una disputa tra Gesù e i sadducei alla quale erano presenti dei farisei che «udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò, per metterlo alla prova…» (Mt 22, 34-35). Gesù risponde subito citando il comandamento dell’amore che si trova nei libri del Deuteronomio e del Levitico.
Solo nel testo di Luca la domanda non si pone sul quale sia il più grande comandamento ma sul come ereditare la vita eterna, una domanda che i sinottici la pongono di nuovo sulla bocca del giovane ricco (Mt 19, 16; Mc 10, 17; Lc 18, 18). Come in Marco, anche qui Gesù loda il dottore della legge: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai» (Lc 10, 28). Ma il dottore non è ancora contento con la risposta di Gesù e «volendo giustificarsi» (Lc 10, 29) di aver posto la domanda gli chiede chi è il prossimo! Questa seconda domanda fa da introduzione e collega la seguente parabola con il dialogo tra Gesù e il dottore della legge. Possiamo vedere una inclusione tra il verso 28 che chiude la disputa e ci avvia al racconto della parabola e il verso 37 che chiude definitivamente il dialogo e la parabola. In questo versetto Gesù ripete al dottore della legge che aveva definito il prossimo come colui che «ha avuto compassione»: «Va’ e anche tu fa’ lo stesso». Questa frase di Gesù ci ricorda le parole pronunciate nell’ultima cena come raccontata da Giovanni, quando, dopo la lavanda dei piedi Gesù invita ai discepoli ad agire sul suo esempio (Gv 13, 12-15). In questa ultima cena Gesù lascia ai suoi il comandamento dell’amore, inteso come la disponibilità a «dare la vita» per amarci a vicenda come il Signore ci ha amati (Gv 15, 12-14).
Questo comandamento va oltre l’osservanza della legge. Il levita e il sacerdote hanno osservato la legge, non accostandoci al poveraccio ferito e lasciato mezzo morto, per non rendersi impuri (Lev 21, 1). Gesù va oltre la legge e vuole che i suoi discepoli agiscano come lui. «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13, 35). Per il discepolo di Gesù, la mera filantropia non è sufficiente, il cristiano è chiamato a un qualcosa di più che lo fa simile al suo maestro, come dice l’apostolo Paolo: «Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo» (1 Cor 2, 16) «Poiché l’amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti» (2 Cor 5, 14).
b) Domande per orientare la meditazione e attualizzazione:
* Che cosa ti ha colpito di più nella parabola?
* Con chi ti identifichi nel racconto?
* Hai mai pensato a Gesù come il Buon Samaritano?
* Nella tua vita, senti il bisogno della salvezza?
* Puoi dire con l’apostolo Paolo che hai il pensiero di Cristo?
* Che cosa ti spinge nell’offrire amore al prossimo? Il bisogno di amare ed essere amato, o la compassione e l’amore di Cristo?
* Chi è il tuo prossimo?

3. ORATIO
Cantico - 1Pt 2, 21-24
“Cristo patì per voi,
          lasciandovi un esempio,
          perché seguiate le sue orme:
egli non commise peccato
          e non si trovò inganno
          sulla sua bocca;
oltraggiato non rispondeva con oltraggi,
          e soffrendo
          non minacciava vendetta.
ma rimetteva
          la sua causa
          a colui che giudica con giustizia.
Egli portò i nostri peccati
          sul suo corpo
          sul legno della croce,
perché, non vivendo più per il peccato
          vivessimo per la giustizia
          dalle sue piaghe siete stati guariti.

Fonte:http://ocarm.org/

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