Wilma Chasseur "Viaggio nella notte"

Viaggio nella notte
Wilma Chasseur  
XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) 
Vangelo: Lc 12,32-48 
Il personaggio principale delle letture di oggi è la notte. Notte della liberazione (prima lettura), notte
di Abramo (seconda lettura) e notte in cui arriva il ladro (Vangelo).

Ma per camminare nella notte occorre qualche lume o lucerna, altrimenti come si fa a sapere se si va avanti o si torna indietro? Infatti il Signore per illuminare gli Israeliti nel loro glorioso migrare notturno, diede non solo un lumino, ma una maxi lucerna, anzi diede nientemeno che una colonna: una colonna di fuoco. E non solo di notte, ma anche di giorno li attrezzò di una colonna in modo che essi marciavano sempre con le colonne: di notte colonna di fuoco e di giorno colonna di nube.
Quale viaggio?
Ma credete che solo a loro abbia dato le colonne? Ebbene vi sbagliate, perché una colonna per uscire verso la terra promessa, l'ha data pure a noi; solo che la nostra colonna non è di fuoco e la terra non è quella promessa. La nostra colonna è la fede e la terra promessa è... l'uscita da questa terra. Per questo viaggio abbiamo bisogno di appoggiarci non a un semplice bastone (non basterebbe!) ma addirittura a una colonna. Cos'è questo viaggio? E' la nostra vita: viaggio a volte interminabile per uscire da questa valle di lacrime e approdare nel regno dove "non ci sarà più né lutto, né affanno, né lamento, perché le cose di prima sono passate" (Ap. 21). E questo viaggio lo facciamo nella notte, cioè nell'oscurità della fede e non nell'evidenza della visione: quella ce l'avremo solo dall'altra parte, una volta finito il viaggio e abbandonate le colonne che non ci serviranno più. Allora la fede e la speranza (le colonne) spariranno perché avremo la visione e la possessione perfetta di Dio e di ogni altro bene senza alcun male. Che meraviglia!

Quale notte?
Questa notte della fede, chi l'ha spiegata meglio di tutti è un grande mistico e dottore della Chiesa: san Giovanni della Croce. Egli dice che nella notte, per procedere, si ha appena un lumino che illumina solo il passo, ma non tutt'intorno. Per il resto del cammino occorre fidarsi senza vedere. Come fece Abramo che obbedendo al Signore, partì per un paese senza sapere prima quale fosse, ma partì lo stesso. Poi gli fu promesso un figlio e dopo che Isacco arrivò in modo miracoloso, il Signore glielo chiese e Abramo era pronto a sacrificarlo. Noi al suo posto avremmo detto: "Non si adiri il mio Signore se io il mio Isacco me lo tengo, perché è il figlio della promessa". Ma Abramo credette e obbedì anche questa volta e non solo il figlio gli fu lasciato, ma ebbe una discendenza numerosa come le stelle. Ecco che cos'è la notte della fede: credere fino all'inverosimile; fino all'ultimissimo minuto. E Dio interviene all'ultimissimo minuto!

Quale Dio adoriamo?
Il Vangelo ci invita a non temere e anche qui abbiamo bisogno della fede perché è quella colonna contro la quale si infrangono le paure. Contro le paure non serve tanto il coraggio quanto la fede. E poi dobbiamo sempre tenerci pronti perché l'ultimo nostro giorno arriverà all'improvviso, come un ladro nella notte. Chiediamo la grazia di essere trovati pronti, cioè distaccati dai beni perituri e desiderosi dei beni eterni se no rischiamo di ingannarci su quale Dio adoriamo veramente, come racconta questa storiella di don Pino Pellegrino:

"Un giorno in un villaggio scoppiò un incendio. Il povero e il ricco, buoni vicini di casa, persero tutti i loro averi. Il povero rimase nella pace, il ricco invece cadde nella più cupa disperazione.
- Amico mio, disse il ricco, com'è possibile che tu sia così tranquillo quando tutto ciò che avevamo è bruciato? A me è rimasto il mio Dio, rispose il povero, mentre il tuo Dio è bruciato con il resto".

Fonte:qumran2.net

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