Don Bruno FERRERO sdb"FATEVI FURBI..."

18 settembre2016  | 25a Domenica T. Ordinario - Anno C   |  Omelia
FATEVI FURBI...

Il messaggio di Gesù che abbiamo ascoltato è di una semplicità sorprendente e sferzante: "Fatevi
furbi!"
La storia che ci racconta, anche se sembra tratta dal giornale di oggi, è paradossale: Gesù elogia un amministratore infedele e disonesto, colpevole di falso in atto pubblico, truffa, appropriazione indebita e corruzione. Ma solo per far notare che quell'uomo si ingegna per garantirsi il futuro: insomma è previdente.
È un farabutto, ma segue una linea molto diritta: mira senza scrupoli al proprio profitto. Si è fatto furbo!
Gesù dice soltanto che ora bisognerebbe trasporre questo tipo di scaltrezza nell'ambito davvero importante, ottenere la vita eterna presso Dio. Perché questa è la cosa più importante, ma l'uomo è distratto da molte altre cose e quindi si tratta operare una scelta. Scegliere è di solito molto fastidioso per gli esseri umani, perché significa rinunciare a qualcos'altro, che magari presenta a sua volta aspetti allettanti.

Il denaro e l'eccessivo attaccamento alle cose possono giocare brutti scherzi. Come testimonia una piccola storia:

"Arrivo domani. Aspettatemi. Firmato: Gesù".
Il messaggio mise in subbuglio tutto il paese. Il parroco, il sindaco, i notabili cominciarono a pensare a quello che avrebbero dovuto fare perché l'accoglienza del loro villaggio fosse veramente memorabile per il Figlio di Dio.
Fecero un'inchiesta e conclusero che ogni famiglia avrebbe offerto a Gesù quanto aveva di più bello e prezioso. Sarebbe stato un evento indimenticabile e il villaggio avrebbe fatto una figura insuperabile.
Il giorno dopo, sulla strada che porta al villaggio videro arrancare un povero, coperto di vestiti rattoppati, con le scarpe rotte e la barba lunga.
"È Lui!" disse il parroco. "Riconosco il suo stile! Immaginavo che si sarebbe travestito da povero".
"È vero! È vero!" gridarono tutti.
E si affollarono intorno al povero porgendo i loro preziosi regali, facendo a gara ciascuno a magnificare il proprio. Con un'aria sinceramente sorpresa, l'uomo infilava tutto sul carro con cavallo che il sindaco in persona gli aveva omaggiato.
Alla fine, il povero ringraziò, benedisse tutti e partì con il suo carro.
La gente del paese tirò un sospiro di sollievo: avevano fatto una magnifica figura. Da far invidia agli angeli, precisò il parroco.
Verso sera, però, arrivò Gesù.
"Chiedo scusa per il ritardo" disse. "Mi hanno trattenuto alcuni impegni...".
"Ma sei proprio Gesù!" esclamò il parroco, interdetto. "Allora... Quell'uomo...".
"Era un impostore! Si è preso la nostra roba!" strillarono dalla folla.
"Inseguiamolo!".
Partirono tutti di corsa per riprendersi i loro regali, le loro preziose proprietà.
E Gesù, come al solito, rimase solo, in mezzo alla piazza deserta.

Troppe volte le cose materiali ingoiano la bellezza e la forza di quelle spirituali e la ricchezza finisce per oscurare Dio e uccidere la vita spirituale.
Gesù non fa mai sconti e ci mette, come sempre, davanti ad una scelta decisiva.
E l'alternativa di questa domenica è di quelle scottanti:

"Non potete servire Dio e la ricchezza"
La scelta è tra Dio e il denaro!
Il denaro può trasformarsi in un idolo minaccioso e terribile, Mammona, e contrapporsi addirittura al Creatore delle galassie!
"Mammona" (termine di origine fenicia) indica ricchezza e potere uniti. La ricchezza fa l'uomo potente. Ricchezza e potere vanno sempre a braccetto. E quasi sempre dove c'è potere si annida la corruzione.

Nella prima lettura abbiamo fatto conoscenza con il profeta Amos. È un grande difensore della giustizia, in un'epoca di grande prosperità, intorno all'anno 750 a.C.
Amos è solo un mandriano della Giudea, ma viene chiamato dal Signore a fare il profeta in Israele, nel regno del Nord. Alza la voce in nome di Dio: condanna con forza le ingiustizie dei potenti, dei furbi che arricchiscono a scapito dei miserabili; condanna una religione che, con lo splendore del culto, mette la maschera sulle vergognose piaghe sociali.
Ma lo sguardo di Dio penetra nell'intimo dell'uomo. Dio è dalla parte dei miseri, degli oppressi. È lui il difensore dei poveri.
Dio sta dalla parte delle vittime della rapacità, dell'avidità e della violenza.
Tornano sempre i temi del Magnificat: "Ha rimandato i ricchi a mani vuote, ha rovesciato i potenti dai troni". Non pensiamo subito ai potenti del mondo che schiacciano i poveri. Incominciamo a pensare alla potenza che si annida in ogni uomo.
"Ha disperso i superbi". Pensiamo alla radice della potenza: all'orgoglio della mente, al desiderio di emergere, di affermarsi.

Ma Gesù non punta il dito contro il denaro, come fosse la causa del male. Sarebbe un'accusa ingenua.
Dice chiaramente:

"Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?"

Come suggerisce un antico proverbio cinese: "Non è il vino che ubriaca l'uomo. È l'uomo che si ubriaca".
Così non è il denaro che corrompe l'uomo, ma è sempre l'uomo il responsabile delle scelte che fa.
Il denaro può "servire" per il bene, essere uno strumento di salvezza, di giustizia, di liberazione.
C'è sempre una tentazione: giocare al compromesso. Per questo Gesù dice con forza: non si può servire due padroni.
Povertà e umiltà sono il contrappeso al binomio ricchezza-potere. Il vero potere della Chiesa è la "lavanda dei piedi"!

A volte, molti non riescono a vederlo nel volto della Chiesa, perché la venerazione e l'amore hanno costruito splendidi edifici e dotato il culto di suppellettili preziose.
Il fatto che milioni di uomini si siano nutriti del suo nome, che abbiano dipinto con oro il suo volto e fatto risuonare la sua parola sotto cupole di marmo, tutto questo non prova alcunché riguardo alla verità di Gesù di Nazaret.
Non si può prestar credito alla sua parola sulla base della potenza che ne è storicamente scaturita: la sua parola è vera solo in quanto disarmata. La sua potenza è di essere privo di potenza, nudo, debole, povero: messo a nudo dal suo amore, reso debole dal suo amore, fatto povero dal suo amore.
Come scrive Christian Bobin: "Questa è la figura del più grande re d'umanità, dell'unico sovrano che abbia chiamato i propri sudditi a uno a uno, con la voce sommessa della nutrice. Il mondo non poteva sentirlo. Il mondo sente solo quando c'è un po' di rumore o di potenza. L'amore è un re privo di potenza, Dio è un uomo che cammina ben oltre il tramonto del giorno".
Tocca a ciascuno di noi rivelare, ogni giorno, il vero volto di Gesù di Nazaret.

Don Bruno FERRERO sdb

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