Movimento Apostolico"Accresci in noi la fede!"

Accresci in noi la fede!
Movimento Apostolico - rito romano  
XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (02/10/2016)
Vangelo: Lc 17,5-10
Abacuc si lamenta con il Signore, perché lascia che il male trionfi e imperversi sulla terra. Gli viene
risposto che lui del male non si deve interessare. Al male ci pensa Dio. Anzi Dio ha già pensato. Il male si autodistrugge, si annienta da se stesso. Il giusto deve invece mettere ogni attenzione a rimanere nella giustizia, a vivere di fede. Cos'è la fede? Ascoltare la Parola di Dio e viverla in perenne fedeltà. Dalla Parola è la vita.
Mi metterò di sentinella, in piedi sulla fortezza, a spiare, per vedere che cosa mi dirà, che cosa risponderà ai miei lamenti. Il Signore rispose e mi disse: «Scrivi la visione e incidila bene sulle tavolette, perché la si legga speditamente. È una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perché certo verrà e non tarderà. Ecco, soccombe colui che non ha l'animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede» (Ab 2,1-4).
San Paolo insegna ai cristiani di Roma che il giusto vive di fede in fede, cioè di Parola in Parola. Si vive di vera fede crescendo nella comprensione della Parola. Più si immerge nel mistero e più si vive la Parola in pienezza di verità.
Anzitutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi, perché della vostra fede si parla nel mondo intero. Mi è testimone Dio, al quale rendo culto nel mio spirito annunciando il vangelo del Figlio suo, come io continuamente faccia memoria di voi, chiedendo sempre nelle mie preghiere che, in qualche modo, un giorno, per volontà di Dio, io abbia l'opportunità di venire da voi. Desidero infatti ardentemente vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale, perché ne siate fortificati, o meglio, per essere in mezzo a voi confortato mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io. Non voglio che ignoriate, fratelli, che più volte mi sono proposto di venire fino a voi - ma finora ne sono stato impedito - per raccogliere qualche frutto anche tra voi, come tra le altre nazioni. Sono in debito verso i Greci come verso i barbari, verso i sapienti come verso gli ignoranti: sono quindi pronto, per quanto sta in me, ad annunciare il Vangelo anche a voi che siete a Roma. Io infatti non mi vergogno del Vangelo, perché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo, prima, come del Greco. In esso infatti si rivela la giustizia di Dio, da fede a fede, come sta scritto: Il giusto per fede vivrà (Rm 1,8-17).
Gesù dona ai suoi discepoli una regola semplice, che tutti potranno osservare: semplici e meno semplici, dotti e meno dotti, eruditi e meno eruditi, teologi e non teologi. Le cose complesse non appartengono a Gesù Signore. Lui è il Dio semplice che ama la semplicità. La croce è la sua perfetta semplicità, perché essa è l'obbedienza pura, senza alcuna richiesta al Padre suo di spiegazioni. Per Gesù la semplicità della fede e la sua piccolezza si chiama obbedienza. Obbedisci alla Parola, trasformala in vita e trasformerai il mondo. Fa' quanto ti è stato comandato e sarai sempre creatore di vita.
Cristo chiede che l'obbedienza sia vissuta nella grande umiltà, senza alcuna pretesa dinanzi a Dio. Obbedire è il frutto della natura umana. Un albero che produce frutti secondo la sua natura, obbedisce alla sua natura, non fa nulla di spettacolare. Così dicasi di un uomo che obbedisce a Dio. Non fa nulla di grande. Vive secondo natura. Come la natura dell'albero obbedisce fruttificando, così la natura dell'uomo obbedisce trasformando la Parola in vita per se stesso e per gli altri. Insuperbirsi perché abbiamo obbedito o pretendere una onorificenza perché abbiamo ascoltato, è snaturare la verità dell'obbedienza, facendone un lavoro da contratto. L'albero non produce per contratto e così nessun uomo. Si obbedisce per natura. Si è servi inutili.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci la vera obbedienza.

Fonte:http://www.qumran2.net/

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