CARLA SPRINZELES"il Signore è amante della vita".

Commento su Sapienza 11,22-12,2; Luca 19,1-10
Carla Sprinzeles  
XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (30/10/2016)
Vangelo: Lc 19,1-10 
Oggi la liturgia ci propone il tema della misericordia di Dio, Gesù è venuto a rivelarci che Dio è
misericordioso, ma la gente rifiuta questa immagine, è scandalizzata che Gesù vada ad alloggiare da un peccatore.
C'è anche un invito alla conversione, al cambiamento, che non riguarda solo gli altri o il nostro passato. Noi facilmente ci consideriamo giusti, perché osserviamo la legge, preghiamo, andiamo in chiesa, seguiamo la legge morale.
Occorre accogliere ogni giorno l'offerta di vita che Dio ci fa, l'invito, la sollecitazione al cambiamento, rendere possibile a Dio di esprimere la novità di vita attraverso di noi.
Se noi restiamo quelli di prima, e siamo sicuri di essere già a posto, come la parabola del fariseo della settimana scorsa, trascuriamo il dono di Dio.
La conversione è richiesta a chi ha ricevuto di più dalla vita, la storia richiede sempre novità di vita.
Anche Gesù ha vissuto un profondo cambiamento, giorno dopo giorno, ha espresso l'amore attraverso la fedeltà quotidiana fino all'amore estremo della Croce. Se Gesù non fosse stato fedele non ci sarebbe stata la resurrezione.
SAPIENZA 11,22 - 12,2
La prima lettura è una stupenda pagina del libro della Sapienza, un'opera scritta in greco, ormai alle soglie dell'era cristiana, vuol far conoscere ai pagani le ricchezze della fede dell'antico testamento.
In questo brano vengono descritte le opere meravigliose della sapienza divina nel corso della storia.
L'assoluta grandezza di Dio è espressa con due immagini del mondo: esso è come "polvere sulla bilancia - dunque senza alcun peso - e come "stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra" che dunque evapora presto e non ha consistenza.
Di fronte a questo mondo piccolo e debole, la grandezza di Dio non si esprime nel prevalere con la forza, ma "nella compassione verso tutti" e nel "chiudere gli occhi sui peccati degli uomini", con l'esercizio di una longanimità che si propone un unico scopo: che gli uomini trovino la strada della conversione.
L'amore vuole mantenere in vita tutti gli esseri.
Dio ha infuso in ogni essere "il suo spirito incorruttibile" e ciò vale soprattutto per l'uomo fatto a sua immagine e somiglianza.
Il fatto di esistere costituisce per la creatura cosciente una prova che Dio lo ama.
"Come potrebbe sussistere una cosa se tu non l'avessi voluta?
Raramente la fede di Israele ha espresso con altrettanta forza l'universalità della misericordia di Dio per i peccatori.
Dio ha fiducia nelle possibilità di bene dell'uomo creato, anche se peccatore, "ha compassione" delle proprie creature e sa attendere sicuro; come padre buono assicura sempre un nuovo inizio.
Tutto ciò perché "il Signore è amante della vita".
Tutto ciò che è morte, non è opera di Dio.
Bella l'affermazione: "Tu correggi a poco a poco".
Si tratta di una premura che Dio esercita per guadagnare completamente l'uomo al proprio amore, perché creda nel Signore.
LUCA 19, 1-10
Oggi nel brano del Vangelo si legge la descrizione dell'incontro con Zaccheo, capo dei pubblicani, ci fa vedere il cammino di conversione che siamo invitati a percorrere.
Il primo passo è il "desiderio": qui Zaccheo desidera vedere "quale fosse Gesù", non pensate che Zaccheo sia uscito di casa perché voleva convertirsi: avvertiva in fondo qualcosa, un bene che lo sollecitava, ma poteva esprimersi come curiosità, come desiderio di conoscere una persona di cui parlava molta gente.
Il secondo momento è la "chiamata". Gesù veniva accolto nel suo peregrinare da persone con un certo benessere, perché potessero accogliere molte persone in casa e dare loro da mangiare.
Gesù si invita: aveva saputo che c'era una persona ricca anche abbastanza per bene, anche se capo dei pubblicani, considerato dalla gente, traditore e ladro.
Anche per noi il bisogno degli altri è una chiamata.
Zaccheo "pieno di gioia" risponde.
Il terzo passo è la presa di coscienza della situazione di ingiustizia: era molto ricco, mentre c'erano molti poveri a Gerico, attorno a lui.
Zaccheo prende la decisione:"Metà dei miei beni la do ai poveri"!
Poi c'è il quarto momento: la presa di coscienza del peccato commesso: "Se ho rubato, restituisco quattro volte tanto. Zaccheo è orientato verso la restituzione.
Inaugurando il suo ministero pubblico nella sinagoga di Nazareth, Gesù aveva inaugurato una nuova era, l'era del giubileo perpetuo.
"Oggi" aveva detto il Messia inaugura un tempo nuovo: la reintegrazione dei poveri nella società, il perdono, il condono, la liberazione, espressioni dell'anno giubilare, dovranno essere la nuova modalità di vita dei suoi discepoli, ogni giorno, sempre.
Pochi lo capirono e lo seguirono: qualche donna peccatrice, alcuni pescatori ignoranti, qualche doganiere disprezzato.
Il tempo del nuovo giubileo entra con Gesù nella casa di Zaccheo e questo ricco corrotto ritrova a un tratto il suo cuore bambino e reinventa la libertà giubilare: "Io do la metà dei miei beni ai poveri, e se ho frodato restituisco quattro volte tanto."
Fossimo tutti come Zaccheo! Non ci sarebbe più bisogno d'indire nuovi giubilei, se ogni discepolo di Crsto potesse, nel suo piccolo, dare la metà dei suoi beni ai poveri, restituire per le sue frodi quattro volte tanto, in una parola vivere nell'era del giubileo perpetuo, instaurato dal Signore!
Allora sì la salvezza entrerebbe nel vecchio mondo inquinato e violento, la pace fiorirebbe come per incanto, la gioia aprirebbe nuove strade di relazione tra gli individui, popoli e continenti; allora sì che il Signore sarebbe veramente annunciato, testimoniato e troverebbe spazio per renderci concretamente, fin d'ora, partecipi della resurrezione.
"Il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto" persino il nostro mondo egoista, la nostra religiosità ipocrita, perché "anche noi siamo figli di Abramo".
Oggi ci è chiesto un grosso passo, aiutiamoci a farlo...

Fonte:http://www.qumran2.net/

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