fr. Massimo Rossi," La fede adulta e matura è il punto di arrivo di un viaggio.!

Commento su Luca 17,11-19
fr. Massimo Rossi  
XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (09/10/2016)
Vangelo: Lc 17,11-19 
Abbiamo ascoltato l'ultimo atto della vicenda di Naaman di Siria:  il fatto fu citato dal Signore, in
occasione di quella famosa, o famigerata omelia, tenuta, in giorno di sabato, nella sinagoga del suo paese, la quale colse evidentemente nel segno, suscitando l'ira dei paesani... "La verità ti fa male, lo so!".  Motivo dell'ira era il fatto che Eliseo profeta aveva guarito dalla lebbra uno stranero, per di più, nemico acerrimo degli Israeliti.
Per Naaman di Siria, l'approdo alla fede non fu immediato: all'inizio aveva puntato i piedi, rifiutandosi di ascoltare la parole del profeta che gli chiedeva di  partire alla volta della Palestina per  immergersi nel Giordano: "Forse i grandi fiumi di Damasco non sono migliori di tutti i fiumi di Israele?  Non potrei bagnarmi in quelli per essere guarito?".
Alla fine, come abbiamo sentito, si era arreso alla volontà di Dio, e tutto era andato bene.
La storia di Naaman è una storia come tante: l'assenso di fede non è mai facile.  Intendo la scelta personale, l'adesione convinta e consapevole al Vangelo.  Esiste una genesi religiosa della fede, ma anche una genesi psicologica. La prima coincide con il battesimo e, ovviamente, non è frutto di scelta da parte del soggetto;  la seconda invece scaturisce dalla volontà del credente.
La fede adulta e matura è il punto di arrivo di un viaggio.
Come tutti i viaggi, anche quello della fede conosce l'entusiasmo della partenza, lo stupore della novità, la gioia del progresso, ma anche la stanchezza, le soste, gli errori di percorso, gli incidenti... Mica c'è da stupirsi, o da spaventarsi, o da arrendersi!  Il Signore, anche Lui attraversò i suoi momenti di crisi, lungo il cammino di discernimento e di resa alla volontà di Dio.
Quando raggiungiamo la maturità della fede, neanche allora possiamo darla per scontata.
La fede si può raffreddare, si può anche smarrire; del resto, la fede partecipa della storia della persona; la buona salute si intreccia con la cattiva; durante il viaggio, rimediamo qualche cicatrice. E, giunti al termine della vita, ogni nostra facoltà, ogni parte di noi, mostra i segni di questo intenso, faticoso, straordinario viaggio, il quale non è altro da noi, è la nostra vita, siamo noi!
Possiamo parlare della vita come se fosse quella di un altro; conosciamo tutti l'escamotage, di chi chiede consiglio, presentando un problema non suo, ovviamente, ma di un amico... Forse, almeno una volta, anche noi siamo ricorsi a questo trucchetto un po' ingenuo e infantile.
La pagina tratta dalla seconda lettera di Paolo al discepolo Timoteo presenta in poche battute l'intera esperienza di fede dell'apostolo dei pagani, nata dall'incontro col Cristo, cui seguì la conversione, e culminata con il martirio del sangue.  Ecco un esempio di come la storia della fede può produrre il suo imprinting sulla storia umana: non è solo la vita ad influire sulla fede;  anche la fede può condizionare la vita, dal momento in cui affiora alla  coscienza, fino all'ultimo giorno.
Paolo ci offre il distillato della verità cristiana, dando prova di avere raggiunto l'essenza della fede:  il prezzo pagato è stato alto, molto alto, ma la posta in gioco era altrettanto alta, forse di più!
Queste poche parole, vale la pena ripeterle e impararle a memoria:  "Se moriamo con Cristo, con Lui anche vivremo; se perseveriamo, con Lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, Lui pure ci rinnegherà; se manchiamo di fede, Lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso.".
Da questo versetto conosciamo un particolare fondamentale della persona di Cristo:  la fedeltà agli uomini è sostanziale nella vita di Gesù, appartiene al suo DNA.  Cristo non può non essere fedele, non sarebbe il Cristo!
Magari si potesse dire lo stesso anche degli uomini, nei confronti di Dio!  La fedeltà umana è sempre frutto di scelta.  E non è detto che si scelga sempre di essere fedeli...  Ogni stato di vita conosce i suoi tradimenti: il marito tradisce la moglie... e tradisce Dio; la moglie tradisce il marito... e tradisce Dio;  un prete tradisce la sua missione... e tradisce Dio;  un monaco tradisce i suoi voti...  e tradisce Dio.
Venire meno alla nostra scelta di vita significa tradire il Signore, che abbiamo chiamato come testimone e che ha benedetto il nostro ‘sì' con il dono dello Spirito Santo.
Un aspetto prezioso della fede cristiana è la riconoscenza, rendere grazie a Dio per il bene che ci vuole e per i beni che ci dona gratuitamente.  Ecco la grave mancanza degli altri nove lebbrosi.  Ne è riprova la dichiarazione del Signore al samaritano tornato a glorificare Dio per la guarigione miracolosa:  "Alzati e va';  la tua fede ti ha salvato!".
Fin da quando eravamo bambini, la mamma ci ha insegnato a dire GRAZIE.  E quando colui che ha ricevuto da noi un favore, piccolo o grande che sia, non ringrazia, immediatamente commentiamo con una punta di delusione:  "Manco un grazie!...".
Se tra noi umani, dire grazie rappresenta il livello minimo dell'educazione, quando si tratta di fede, rendere grazie a Dio è molto, molto più importante: significa riconoscere che dalle Sue mani riceviamo la vita nuova, la salvezza, il perdono dei peccati... Tutto!
Rendere grazie è tutto! come dire:  l'Eucaristia è tutto!
Ne siamo diventati consapevoli?
Viviamo la Messa domenicale come il massimo dei doni celesti?
Se sì, allora beati noi!

Fonte:http://www.qumran2.net/

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