Don Attilio GIOVANNINI sdb "Dio-con-noi"

18 dicembre 2016 | 4a Domenica - Avvento A | Omelia
Dio-con-noi
*Giuseppe, non temere...

Giuseppe, figlio di Davide, sposo di Maria, uomo giusto.

Figlio di Davide, quindi di Betlemme, la terra di Davide.
Sposo di Maria, che invece è di Nazaret, quindi lontano.
Tra loro sorge un problema. Drammatico.
Sappiamo che il matrimonio ebraico avveniva in due fasi: shiddukin - kiddushin.
Shiddukin: tra i due padri (o tra padre e marito) veniva stipulato lo sposalizio, con il che i due diventavano veri marito e moglie; solo che non iniziavano ancora la convivenza (anche perché ancora molto giovani);
Kiddushin: dopo un annetto avveniva il trasferimento della ragazza a casa dello sposo e prendeva avvio la vita coniugale.
Chiaro che in quell'anno di separatezza i due potevano vedersi, facendosi visita, o in occasione del pellegrinaggio alla città santa, o forse, secondo quanto racconta Luca, a casa di Elisabetta (non molto distante da Betlemme). Comunque sia, Giuseppe si accorge così, o è informato, che Maria è incinta. Come si regolerà?
Cercherà di comportarsi da giusto, dice Matteo. Cioè, ci viene da pensare, secondo la Legge. Ora, secondo la Legge, Giuseppe la dovrebbe denunciare come adultera, con la conseguenza che sappiamo. Però a lui dispiace e pensa di lasciarla in segreto.
Ma l'evangelista Matteo in tutto il suo vangelo ci racconta che esiste un'altra giustizia, superiore a quella dei legulei esperti in diritto: la giustizia esigita dai discepoli di Gesù.
Per es., secondo gli scribi, è giusto che il marito ripudi la moglie quando non gli va più, solo dandole il libello di ripudio. Secondo Gesù, si distingue: due sposi che nel coniugio hanno formato una carne sola non possono separarsi. Se invece sono sposati ma non hanno ancora convissuto, è possibile, qualora ci sia stata infedeltà.
Del resto la stessa Legge mosaica (v. Dt 22) distingueva tra prima e dopo, come distingueva tra vergine e sposata: la vergine che fosse rimasta incinta doveva obbligatoriamente essere sposata dal suo amante (e così scampavano la lapidazione sia lui che lei).
Dunque Giuseppe poteva sentirsi nel giusto se lasciava Maria senza denunciarla, sia secondo la Legge di Mosè, sia secondo quella di Gesù.
C'è però una sorpresa per lui. Un angelo gli rivela in sogno (il sogno è nella Bibbia il luogo di massima rivelazione) non solo qual è l'origine del bambino, ma che in tutto questo lui ha una chiamata.
L'angelo lo conduce a leggere il progetto divino negli avvenimenti della sua vita. Gli mostra, attraverso il profeta Isaia, che un concepimento verginale è nel progetto. Gli mostra che il bambino deve essere riconosciuto "figlio di Davide" e spetta a lui assicurarglielo. Gli mostra quindi che, nonostante che lui non sia il padre naturale, sarà padre a tutti gli effetti. Perché questo figlio è un dono, come Isacco fu totalmente un dono per Abramo.
Sì, questo figlio è un dono, anzi il dono, il dono dei doni: è Dio che si dona. Come predisse Isaia, questo figlio di Davide è il Dio-con-noi (Immanu-el).
Un dono senza pentimento: rimarrà sempre con noi. Infatti, la sua missione culminerà con queste parole:

Andate, evangelizzate... Ecco, io sono con voi fino alla fine dei tempi.

Dio con noi. Questo è il Natale. Dio con noi sempre, nella buona e nella cattiva sorte; nella pace e nella guerra. Giuseppe il giusto scoprì che Dio era con lui proprio quando tutto sembrava andare per il peggio.

Non temere Giuseppe!

Giuseppe, padre di Gesù, sposo di Maria, figlio di Abramo... figlio di Dio.
Tutto questo ha compiuto la grazia in lui. Tutto questo compie in noi, nella misura in cui come Giuseppe siamo giusti: accogliamo il progetto di Dio, crediamo che Dio è con noi, e lo lasciamo operare secondo il suo stile. Allora anche noi diventiamo figli adottivi, fratelli di Gesù. E Dio sarà il nostro Padre per sempre.

Don Attilio GIOVANNINI sdb
 Fonte:  www.donbosco-torino.it  

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