Don Gianni MAZZALI sdb"FIGLIO DI DIO E FIGLIO DELL'UOMO"

18 dicembre 2016 | 4a Domenica - Avvento A | Omelia

FIGLIO DI DIO E FIGLIO DELL'UOMO
Scorrevo ieri sera le risposte di tanti adolescenti alla domanda: "Perché agli adolescenti non interessa
la fede?" e le più disparate risposte mi hanno sul momento mortificato. Ho percepito davvero una lontananza, spavalde dichiarazioni di emancipazione, prese di posizione sul tramonto della fede appannaggio dei vecchi e, per costrizione, dei bambini. Ho letto anche qualche timido rammarico sull'incoerenza dei credenti e rivendicazioni radicali per una fede che non può essere che fondamentalista. Sento un profondo disagio, ma allo stesso tempo mi viene spontaneo chiedermi se in fondo, in queste manifeste prese di distanza, talvolta anche con punte di disprezzo, non si celi un bisogno inespresso, una ricerca impazzita che sbatte contro il nulla del materialismo e della insaziabile ricerca di tante cose. Mi convinco che affiora, in questi ed altri modi, un bisogno di qualcuno che non riusciamo a fabbricare, a costruire. L'autentica fede cristiana in Gesù, figlio di Dio e figlio dell'uomo s'impossessa di quest'ansia, la penetra e la può trasformare. Con il canto degli angeli Dio entra nella nostra storia, inerme, nel segno del figlio di una donna giovane e vergine.

UNA VERGINE PER MADRE

Leggiamo oggi un breve brano di quella parte del libro di Isaia conosciuta come il libro dell'Emmanuele. Il dialogo tra il profeta e il re Acaz raggiunge il suo culmine nel "segno" indicato dal profeta: una giovane donna che concepisce e partorisce un figlio, a cui dà il nome di Emmanuele. Che cosa intende dire il profeta? A quale avvenimento fa riferimento? Gli studiosi hanno approfondito ogni sfumatura ed ogni possibilità, senza individuare una interpretazione univoca della profezia. Interessante è l'indagine di Joseph Ratzinger, nella sua opera "L'infanzia di Gesù", sulla profezia dell'Emmanuele. Dopo aver analizzato le varie ipotesi Benedetto XVI conclude che: "Come esito di questa visione d'insieme, risulta dunque che neanche uno dei tentativi di interpretazione riesce veramente a convincere. Intorno alla madre e al figlio resta il mistero, almeno per il lettore di oggi, ma presumibilmente anche per l'ascoltatore di allora, forse addirittura per il profeta stesso(…) "Il vaticinio del profeta è come un buco di serratura miracolosamente predisposto, nel quale la chiave Cristo entra perfettamente" ( Marius Reiser, Bibelkritik, p. 328). Sì, io credo che proprio oggi, dopo tutta la ricerca affannosa dell'esegesi critica, possiamo condividere, in modo del tutto nuovo, lo stupore per il fatto che una parola dell'anno 733 a.C., rimasta incomprensibile, al momento del concepimento di Gesù Cristo si è avverata - che Dio, in effetti, ci ha dato un grande segno che riguarda il mondo intero" (J. Ratzinger, L'infanzia di Gesù, pagg. 59-62.)
E' determinante quindi cogliere il senso profondo di questo segno di Dio per noi, uomini e donne di questa generazione. Il disorientamento dei giovani, a cui ho fatto cenno, trova qui un percorso verso la verità: una giovane ragazza, per l'intervento di Dio, dà alla luce un figlio che è l'immagine umana di Dio in mezzo a noi. Il percorso vale per tutti: non siamo abbandonati in balia di noi stessi, delle nostre voglie, dei nostri capricci, delle nostre incapacità. Una ragazza ha donato al mondo un Dio-uomo, che "si è unito in certo modo ad ogni uomo. Ha lavorato con mani d'uomo, ha pensato con intelligenza d'uomo, ha agito con volontà d'uomo ha amato con cuore d'uomo. Nascendo da Maria vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché il peccato". (Gaudium et Spes, n. 22)

UN PADRE PER L'UOMO-DIO

Matteo ci racconta della nascita di Gesù soprattutto dal punto di vista di Giuseppe: il dramma umano di un uomo che sa di non essere il padre del figlio che la sua sposa porta in grembo. L'evangelista ci vuole rassicurare attraverso la serenità che Giuseppe raggiunge dopo che gli sono giunte parole dall'alto: "Il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù". Le parole dell'angelo rassicurano Giuseppe, ma riguardano tutti noi: Gesù è figlio di Maria, fecondata dallo Spirito Santo. Gesù ha Dio stesso come Padre. La profezia di Isaia trova la sua spiegazione e il suo compimento nelle nozze mistiche tra la vergine Maria e lo Spirito Santo di Dio. La ricerca di un segno di salvezza dal lontano 733 a.C. si compie e si realizza in Gesù, figlio di Dio e figlio dell'uomo.

DIO CON NOI, UNO DI NOI

Paolo riassume questo mistero di un Dio che è con noi ed è uno di noi, scrivendo ai cittadini di Roma: Gesù è uno dei nostri, fatto della nostra stressa carne, perché discendente di Davide, ma egualmente è Figlio di Dio nello Spirito Santo, perché è risuscitato dai morti. Quanta energia di vita e di salvezza in questa verità che supera i nostri dubbi e le nostre ribellioni. Gesù è Dio che vuole stare con noi, sempre.

"Tu non puoi chiamare
Cristo il Salvatore,
senza chiamarlo Dio.
Perché un uomo
non ti può salvare".

(Ludwig Wittgenstein)

Don Gianni MAZZALI sdb
  Fonte:  www.donbosco-torino.it

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