Juan Jose BARTOLOME SDB #LectioDivina " Dio non potrebbe essere il Dio-con-noi, se non glielo consentiamo"

11 dicembre 2016 | 3a Domenica di Avvento A | Lectio Divina
Lectio Divina su: Mt 1,18-24
Oggi il vangelo vuole prepararci ad una celebrazione gioiosa e cosciente del mistero del Natale: il
nostro Dio un giorno prese la decisione di farsi come uno di noi e, da quel giorno, è - e per sempre!- il 'Dio-con-noi.' Come non mostrarsi riconoscenti davanti ad un Dio che volle essere nostro simile, orgogliosi perfino di avere un Dio che optò per nascere, crescere, vivere e morire come uno di noi? Ma per fare autentica la nostra gratitudine, bisognerà "pagare un prezzo".
Come suole accadere, la buona notizia porta con sé una non tanto buona…, per alcuni. Dio, quando si impegnò ad essere uomo, ha chiesto aiuto per poterlo fare. E non andò molto bene a quelli che lo aiutarono. Giuseppe, come prima Maria, dovette pagare un alto prezzo per rendere possibile a Dio di farsi uomo. Il vangelo di oggi tratta proprio di questo.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati".
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: "Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele", che significa "Dio con noi".
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
1. LEGGERE: capire quello che dice il testo facendo attenzione a come lo dice
Benché si presenti come cronaca della nascita di Gesù, il racconto evangelico è, piuttosto, la proclamazione dell'origine divina della maternità di Maria. Quanto si narra succede prima che Gesù nasca. Prima, perfino, che i suoi genitori vivano insieme. Non si parla, dunque, di nascita, bensì di una gestazione tempestiva.
Il passaggio si divide in tre parti: la prima, la rapida e neutrale narrazione della concezione di Gesù prima che Maria, la madre, coabitasse con Giuseppe, il marito; la seconda, il messaggio angelico sognato da Giuseppe nel quale un angelo dà ragione dell'imprevista gravidanza di Maria; la terza, la schietta costatazione dell'obbedienza immediata di Giuseppe, giusto marito. Non perché il racconto narra i fatti in forma quasi asettica, senza che spunti emozione alcuna, bisognerebbe ignorare il suo alto contenuto drammatico per i protagonisti: una madre indifesa ed un marito 'deriso' sono le 'vittime' in questo annuncio della nascita di Gesù.
La decisione di Dio di entrare nella storia umana interferisce nella vita di alcuni. Maria, essendo ancora vergine, è già madre; Giuseppe, prima di convivere con sua moglie, deve rinunciare a generare il bambino, ma dovrà fare da padre. Benché Dio si sia messo direttamente nelle loro vite, non si spiega direttamente, bensì per mezzo di un messaggero: l'angelo, e approfittando che Giuseppe sogna, 'spiega' quell'accaduto. Le parole del messaggero sono il centro del racconto: svelano che lo Spirito sta all'origine della concezione del figlio di Maria, gli impone un nome e la missione di salvatore ed annuncia il compimento della profezia. Chiarita la situazione, il giusto marito non ha altra scelta ma deve assentire senza ritardi: smette di sognare per mettersi ad ubbidire.
 2. MEDITARE: applicare alla vita quello che dice il testo!

Ciò che Dio vuole essere con noi lo impedisce di esserlo senza noi. Dio non potrebbe essere il Dio-con-noi, se non glielo consentiamo; il permetterglielo ci obbliga all'obbedienza radicale. Dio entra nel nostro mondo inaspettatamente, ma non gratis. A chi Egli più si avvicina, più gli esige.
Senza avviso previo e né, molto meno, col suo consenso, Giuseppe scopre che Maria, la sua promessa sposa, aspetta un bambino che egli non ha generato. Il narratore si affretta ad indicare l'origine divina della gravidanza, ma ciò non lascia meno perplesso Giuseppe: gli sarebbe stato più facile immaginarsi un'infedeltà nella sua promessa che una concezione verginale. Senza avere superato ancora l'incertezza, Giuseppe, giusto come era, decide di ripudiarla in segreto; volendo abbandonare Maria senza rendere la cosa pubblica non è compimento della legge (Dt 24,1). La giustizia di Giuseppe non si basa, dunque, nell'obbedienza ad una legge bensì nell'accettazione del piano che Dio ha pensato per lui e che il suo messaggero gli svela. Giuseppe affronta una situazione molto penosa senza molti chiarimenti né considerazione verso la sua promessa, ma pensa di rimandarla senza esporla all'obbrobrio. La maternità di Maria lo mise in un grave guaio. Che Dio spiegasse a Giuseppe la situazione, dopo che il fatto fosse accaduto, e gli rivelasse il futuro del bambino non gli rese più facile la sua accettazione.
L'intervento di Dio in Maria lasciò Giuseppe senza il posto che avrebbe voluto occupare in quella famiglia; prima di convivere con Maria, Giuseppe dovette decidere se, accettando Maria già come madre, accettava l'intromissione di Dio nella sua vita intima e l'annichilazione dei suoi progetti più personali. Sapere che con la nascita di Gesù si realizzava l'antica profezia e terminava l'attesa del salvatore promesso, non lo risparmiò di dover sacrificare il suo sonno migliore: per dover essere il guardiano della famiglia di Dio, dovette rinunciare ad essere padre; per dover fare da padre al figlio di Dio, non poté fare da marito. Dovette rassegnarsi ad avere un figlio che egli non aveva generato; dovette essere padre durante tutta la sua vita di una vita della quale non era responsabile della nascita. Così agisce il Dio dell'incarnazione.
Giuseppe fu, senza dubbio, insieme a Maria, colui il quale dovette pagare il più alto prezzo per rendere possibile l'incarnazione di Dio: poiché Dio volle essere con noi, non rimase rimedio a Giuseppe che permettere che Dio gli 'sequestrasse' la vita che aveva programmato insieme a Maria. Poiché trovò in Giuseppe un uomo che seppe rinunciare ai suoi sogni e risvegliarsi ad una vita di obbedienza, Dio poté essere nostro, uno in più tra noi, uno dei nostri.
Poté, dunque, nascere perché Dio si è fatto uomo… e perché alcuni uomini, come Giuseppe e Maria, gli prestarono le loro vite affinché Dio entrasse nel mondo; l'obbedienza radicale che gli fece accettare il piano che, il bambino annunciato non era il loro, ma di Dio, rese possibile la realizzazione del piano di Dio e la nascita del suo Figlio. E' natale quando Dio trova credenti che vogliano rinunciare ai loro piani, ai loro figli, al loro presente ed al loro futuro, per mettersi totalmente a disposizione di Dio.
Fu natale quando Dio trovò un padre per suo figlio, nell'uomo che dovette rinunciare ad essere marito di Maria. Sarà di nuovo natale se ci sono credenti disposti a sacrificare i loro progetti personali per permettere a Dio che realizzi con essi i suoi.
Ricordare oggi Giuseppe, dovrebbe renderci più cauti nella nostra allegria e più seri nella preparazione personale al natale. Nessuno come Giuseppe, ad eccezione di Maria seppe in anticipo i piani di Dio, che cioè Egli aveva intenzione di farsi simile a noi, nessuno come lui, insieme a Maria, dovette pagare un prezzo tanto alto, per permettere a Dio di realizzare il suo proposito. A quanti desideriamo celebrare il Dio fattosi uomo, il ricordo di Giuseppe ci fa capire che quando Dio si avvicina agli uomini, non arriva mai invano, né gratis. Il primo natale fu possibile non solo perché Dio volle essere uomo, ma anche perché trovò uomini che gli permisero di essere Dio con essi, nelle loro vite, benché ciò supponesse il dover rinunciare ai loro propri progetti e alla forma di vita che tanto avevano sognato.
È pura illusione voler celebrare il natale, il mistero del Dio-con-noi, e rifiutarsi di accettare che Dio possa disporre di noi. Dio entrerebbe nel nostro mondo, Dio si trasformerebbe in uno come noi, Dio ripeterebbe oggi il suo primo natale con noi, se trovasse, come nel primo, uomini che, come Giuseppe, assumano le sue esigenze e si prestino a quello che Egli chieda loro. Mancano al Dio dell'incarnazione credenti che, come Giuseppe, facciano proprio il piano di Dio, osino adottare suo Figlio, a costo di consentirgli che interferisca nei loro propri piani e sequestri perfino le loro migliori illusioni. Che pena: se anche celebriamo il natale tante volte, Dio non riesca ad entrare nel mondo!
Credere nel natale oggi implica essere disponibili affinché Dio possa ricrearlo: al nostro Dio non gli manca la voglia di farsi simile a noi; gli mancano credenti che si fidino tanto di Lui e che lo accettino nelle loro vite senza paura. Magari il nostro Dio trovi in qualcuno di noi la giustizia che trovò in Giuseppe: il mondo riavrebbe di nuovo Gesù. Questa è la nostra opportunità e la nostra responsabilità.
Juan Jose BARTOLOME SDB
  Fonte:  www.donbosco-torino.it

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