LUCA DESSERAFINO, "Quando venne la pienezza dei tempi...."

1 gennaio 2017 |S. Maria Madre di Dio - A | Omelia

Quando venne la pienezza dei tempi....

A distanza di poche settimane la liturgia ci propone nuovamente di celebrare una solennità che
riguarda Maria; nel primo giorno dell'anno, infatti, simo chiamati ad unirci alla Chiesa che celebra Maria Madre di Dio.
Dire che Maria è la madre di Dio equivale a dire che ella è la donna che ha generato in senso integralmente umano (e dunque non solo procreato, ma anche educato) il Cristo, significa dire che Maria è la donna che ha dato alla seconda Persona della Santa Trinità tutto quanto una madre conferisce a suo figlio.

Nell'odierna liturgia le letture che sono proposte sono tese a farci contemplare ancora una volta, sotto una differente prospettiva, il grande mistero dell'Incarnazione. San Paolo nella lettera ai Galati, ci parla proprio di questo tema e delinea la figura filiale dell'uomo spirituale e in questi pochi versetti è contenuto il movimento di tutta la fede cristiana.
"Quando venne la pienezza dei tempi", questa indicazione temporale è importante perché Paolo fa corrispondere proprio questa pienezza con l'evento della nascita del Salvatore, il Figlio di Dio donato a noi a una donna, quindi come una "qualsiasi" altra persona umana, ma in Lui abitava anche un'altra natura, quella divina. E perché Dio manda Suo Figlio facendogli fare un "percorso normale", facendolo incarnare? poteva scegliere un'altra strada? sì, ma non l'ha fatto.

Dunque riflettere su delle ipotesi non è molto fruttuoso perché una tale riflessione non porta a nulla. Il cristianesimo riflette su un evento, un accadimento concreto, come la concretezza della nascita di un bambino, questo è fruttuoso per tutti. La risposta alla domanda, Paolo, la pone proprio nei versetti successivi: "affinché ricevessimo l'adozione a figli". Il motivo di questo gesto da parte di Dio, l'Incarnazione, è dunque la nostra filiazione, il nostro diventare figli di Dio per mezzo di Gesù e dello Spirito. Infatti la pericope continua "poiché siete figli, Dio inviò lo Spirito del Figlio Suo nei nostri cuori".
La nostra vita filiale è costituita da Dio che "invia" lo Spirito del Figlio suo nei nostri cuori, e lo Spirito di Gesù, dato a noi, eleva il "grido" che diventa la nostra invocazione espressa con le parole stesse di Gesù: "Abbà, Padre". Abbà è il nome pronunciato da Gesù per dire la sua relazione singolare a Dio, per affermare la sua dedizione alla causa di un Dio interessato all'umano, volto all'uomo, che chiama a salvezza tutti.
La venuta di Gesù nella "pienezza dei tempi" ci apre le porte alla partecipazione alla vita stessa di Dio e lo Spirito è il libero legame tra Gesù e noi, colui che conserva la differenza (tra Gesù e noi) e che instaura la relazione (noi con Gesù e quindi con Dio). Possiamo dire che San Paolo ci mostra come la venuta del Verbo nella carne è la sorgente del nostro legame nativo filiale, della nostra chiamata a diventare, sempre più ogni giorno, figli adottivi di Dio perché a questo siamo chiamati.

Il Vangelo di Luca ci testimonia l'azione dei pastori dopo che hanno ascoltato la gloria degli angeli. "Andarono dunque in fretta" , nel suo Vangelo, Luca, ha molte volte questi verbi che indicano azioni pronte, una presa di coscienza dell'immediatezza della storia, un non fare in un secondo momento ciò che è richiesto per la nostra decisione di fede.
Con questo atteggiamento i pastori vanno a Betlemme a vedere questa meraviglia: una giovane coppia di sposi con il loro bambino messo in una mangiatoia. Vanno, dunque, e si fanno portatori di ciò che avevano sentito dire dagli angeli a proposito del bambino, cioè:

"Vi annunzio una grande gioia per tutto il popolo:
oggi, nella città di Davide, vi è nato un salvatore,
che è il Messia Signore".
Con Maria e Giuseppe, i pastori si trovano davanti proprio a questo bimbo che è il Messia Signore, una cosa da rimanere sbalorditi, e infatti, quanti udivano queste cose rimanevano sbalorditi, ma allo stesso sentire, Luca scrive che "Maria da parte sua serbava tutte queste cose meditandole in cuor suo". Maria sa, con la consapevolezza che si addice ad una creatura, che il bimbo nato da Lei non è un bimbo come gli altri, comprende sempre più il grande compito a ci è stata chiamata ogni volta che il suo Sì, si compie.
Maria, Madre di Dio e madre nostra, data a noi dallo stesso Gesù ai piedi della croce ci dice che nel senso salvifico, in quanto consenso di fede, la maternità divina non è solo una qualità di Maria, ma di ogni credente. Gesù può nascere ogni volta misticamente negli uomini perché è nato una volta fisicamente da Maria a Betlemme.
Proprio Ella ci dimostra che la riuscita finale di una vita e la fecondità ultima di una esistenza dipendono unicamente nel dare piena libertà allo Spirito del Padre e di Gesù.
Concludendo vorrei lasciarvi i miei auguri per l'anno che inizia, e prendo a prestito l'augurio che abbiamo ascoltato nella prima lettura odierna:

Vi benedica il Signore e vi protegga.
Il Signore faccia brillare il suo volto su di voi e vi sia propizio.
Il Signore rivolga su di voi il suo volto e vi conceda pace.
Diacono Luca DESSERAFINO sdb
 Fonte:  www.donbosco-torino.it

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