MACHETTA Domenico SDB,"Accogliamo l'anno nuovo con Maria."

1 gennaio 2017 | Santa Maria Madre di Dio - A | Omelia

Accogliamo l'anno nuovo con Maria.

Da anni la notte di Capodanno è diventata la notte della pace. Sempre più si diffondono nel mondo le
celebrazioni della Veglia della pace, in sintonia con il canto natalizio degli Angeli: «Gloria a Dio e pace all'uomo».
Iniziando un calendario nuovo, la meditazione sul tempo si fa urgente. Non è il tempo che passa, ma è l'eternità che si avvicina. Solo chi accoglie il tempo come un dono, solo chi si accorge che qualcosa di sacro e di inedito è in gioco in ogni ora che passa, diventa vero operatore di pace. Il chrónos (il tempo che corre) diventa kairòs, tempo di Dio, assorbito dall'eternità, fissato per sempre.
Pace non è solo mancanza di guerra, ma è qualcosa di altamente positivo. Con il termine biblico «shalom» si vuole indicare il «sogno» di Dio su ciascuno di noi, sul mondo, sul creato.
Ricordando che la lettera agli Efesini chiama Gesù «nostra pace», pensiamo allora alla portata del segno di pace che ci scambiamo nella Messa, che non è un semplice saluto o un augurio!

1ª LETTURA: Nm 6,22-27

Con grande intelligenza spirituale è stata messa la festa della Madre di Dio all'inizio dell'anno civile. Lei è la più
bella benedizione di Dio! La prima lettura, molto opportuna, ci presenta una splendida benedizione sacerdotale, che veniva pronunciata sul popolo. Il centro di tutto è il v.
25: «Il Signore faccia risplendere per te il suo volto». «Vedere il volto» è un'espressione semitica per dire «vedere una persona»; nel caso di un sovrano, essere ammessi alla sua presenza. «Che il Signore illumini il suo volto» è come dire «il Signore ti sorrida, sia benevolo verso di te...». Infatti alla fine si dice: «ti conceda pace». Bellissimo testo per la giornata della pace.
La notte di capodanno è diventata ormai la notte della pace. Pace in senso biblico, la pace cantata dagli Angeli a Betlemme.
Shalom: tutto ciò che di stabile e definitivo Dio ha sognato per ciascuno di noi.
Quando ci scambiamo il segno di pace nella Messa, non ci scambiamo solo un saluto o un semplice augurio. Se per noi la pace è Gesù (Ef 2,14), quando dico a un fratello:«pace a te!», dico qualcosa di inaudito, più grande di me. È un gesto fortemente liturgico, enormemente impegnativo.
VANGELO: Lc 2,16-21

Continuiamo la «lectio» del Vangelo di Natale.
«Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l'un l'altro: "Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere"». Vediamo questo avvenimento: vediamo questa «parola», traducendo il termine greco «re¯ma», in latino «verbum». Notizia preziosa, soprattutto nel Vangelo di Luca, che ha come tema di fondo l'ascolto della parola.
«Andarono senza indugio...». Fermiamoci subito suquesto «senza indugio». È la fretta di chi trova il tesoro, di chi ha una urgenza, qualcosa di estremamente importante da fare. È la fretta di Maria che corre da Elisabetta dopo aver detto il suo «sì» alla Parola, è la fretta di Zaccheo nello scendere dall'albero dopo essere stato folgorato dallo sguardo di Gesù, è l'atteggiamento dei discepoli di Emmaus che sentono il bisogno di tornare «senza indugio» a Gerusalemme dopo aver riconosciuto Gesù allo spezzare il pane.
I pastori, dopo aver trovato Maria, Giuseppe e il bambino adagiato nella mangiatoia, riferiscono ciò che del bambino era stato detto loro e tutti quelli che odono si stupiscono... Annunciati, diventano anch'essi annunciatori. È la primizia dell'umile popolo credente.
Attenzione ora: «Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose (in greco e latino "parole”!), meditandole nel suo cuore». Versetto essenziale per capire la «lectio divina»: saldare gli eventi strani che capitano con la parola di Dio. Questa «meditatio» di Maria, espressa nel verbo greco «sümbállo¯» (mettere insieme, fare lettura simbolica), è il lavoro principale della lectio divina e genera pace.
Il contrario della lettura simbolica degli eventi è la lettura diabolica (verbo greco «diabállo¯» = dividere, disperdere), che genera turbamento, nevrosi, tristezza.
Ed ecco ancora i pastori pieni di esultanza: è l'atteggiamento liturgico di chi accoglie la parola di Dio. Anche questa è una notizia tipica di Luca.
«Quando furono compiuti gli otto giorni...». L'ottava del Natale anticamente era la festa della circoncisione di Gesù. Con la circoncisione il bambino viene inserito ufficialmente nella comunità umana. L'imposizione del nome era un ufficio del padre di famiglia. «Tu lo chiamerai Gesù», aveva detto l'angelo a Giuseppe. Il nome per un semita è la realtà stessa della persona che lo porta. Tanti avevano portato il nome di Gesù, da Giosuè in avanti, ma chi aveva attuato in pieno il significato di questo nome, «il Signore salva»?
Da: Domenico MACHETTA

 Fonte:  www.donbosco-torino.it

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