Alessandro Cortesi op, Epifania del Signore – anno A – 2017

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(museo Pio cristiano Roma - sarcofago IV sec.)

Is 60,1-6; Sal 71; Efes 3,2-6; Mt 2,1-12
Epifania è parola di manifestazione e di apertura: qualcosa si manifesta. Per questo è festa di
illuminazioni e di luce. C'è una presenza di Dio che illumina ma non abbacina e si cela nelle piccole luci che illuminano la vita.

I magi, sono presentati nel vangelo di Matteo come sapienti provenienti da lontano, dall'Oriente dove la luce sorge. Hanno occhi capaci di scrutare. Nel cuore lasciano spazio ad una tensione che li pone in ricerca di luce e li spinge ad interrogarsi sulle luci. Luci del cuore, luci delle stelle. Sono queste i segnali di luce, di senso della vita, di apertura, presenti e nascosti nella realtà del cosmo e nei percorsi umani.

Gli occhi dei Magi, dice Matteo, si lasciavano interrogare dal loro scrutare le stelle: sapevano alzarsi verso l'alto, inseguire mondi nuovi e diversi oltre l'orizzonte quotidiano, oltre i ristretti confini di vedute limitate. Erano forse dei saggi, uomini aperti all'interrogazione. Ma sapevano anche guardare in basso, dare valore alle cose; sapevano fermarsi non su sapienze indifferenti rispetto all'andamento dei tempi e delle stagioni, ma erano sensibili ai movimenti del mondo, della natura. Erano occhi aperti alla domanda che proviene dal volgere lo sguardo in alto e in basso, capaci di lasciarsi prendere dal fascino di un sapere come scoperta del mondo e incontro con gli altri, al di là dei percorsi usuali e riconosciuti.

Erano occhi sensibili alla luce e ai suoi messaggi.:. "Abbiamo visto sorgere la stella e siamo venuti per adorarlo". Quegli occhi hanno saputo scorgere in una luce flebile la chiamata per un cammino insieme, per un uscire e andare. Si sono lasciati provocare e si sono messi in viaggio.

Nel viaggio dei magi Matteo rinvia a tutti i viaggi di chi intraprende un cammino dando spazio ad una spinta di ricerca, ascoltando la chiamata di quella luce che giunge da fuori, da lontano, ma è presente nel cuore come luce che illumina ogni uomo e donna che viene al mondo.

I magi vengono a proporre nel loro profilo i tratti di ogni persona in ricerca, che da territori lontani, non considerati, scorge una luce da incontrare, da cui lasciarsi toccare.

Per Matteo sono coloro che fuori da ogni appartenenza religiosa non hanno accettato le risposte già date, ma hanno affrontato l'avventura della vita come un viaggio con tutti i rischi e le difficoltà.

In radicale contrasto a questo cammino vissuto insieme, nell'aprirsi all'interrogazione sta invece la figura di chi detiene il potere religioso, e vive nei palazzi dei re. Il sentimento di questi è la paura, il terrore di perdere ed essere deprivati di potere o ricchezze, di quelle sicurezze che mantengono immobili, ripetitivi nei propri luoghi di stabilità. Il re Erode e con lui tutta Gerusalemme sono turbati. Eppure gli scribi interrogati da Erode, proprio loro che dovrebbero essere gli scrutatori della parola del Signore, capaci di coglierne la luce ed indicarla, sono ciechi e incapaci di lasciarsi mettere in movimento.

Il cammino dei magi vive di uno stile diverso. Per Matteo è indice del capovolgimento che Gesù ha portato: non sono i primi, i sapienti, i ricchi, e nemmeno i detentori del sistema religioso, delle teologie ad incontrarlo con le loro sicurezze, piuttosto sono coloro che giungono da lontano, inattesi, guidati da luci che attraversano mondi in cui si pensa che Dio sia assente. Il loro presentarsi è nell'attitudine di chi domanda, nel chiedere senza arroganza. Questo fa vacillare certezze acquisite, genera paura e turbamento perché il potere può essere scalfito e la vita di Erode e di tutta la città viene minacciata di cambiamenti inediti.

Gli occhi dei Magi sono occhi capaci di brillare con quella contentezza semplice di chi si apre all'incontro e conosce l'importanza dei volti. Sono contenti di ritrovare la luce della stella: sono aperti a scorgere i segni. Non sono chiusi all'interno delle mura ben salde delle loro certezze e dei loro territori.



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(Salterio di St. Albans - XII sec.)

Accolgono ancora l'invito a camminare nel ritrovare nuova luce. Ed è ancora la stella piccola luce nel buio del cielo a guidarli sino ad un bambino in braccio a sua madre. La luce conduce sino ad un volto indifeso. E' volto che esprime la vita umana come cammino per scoprire di essere figli. Nella nonviolenza di un lattante. E si chinano davanti a quel bambino. Matteo nel suo vangelo dice che questo è il punto di approdo, ed è il momento di una grande, anzi, grandissima gioia. Il volto di un bambino indifeso e inerme, tenuto in braccio a sua madre è il luogo in cui la luce della stella lascia spazio alla luce di un volto, all'incrocio di sguardi in cui la luce si fa volto.

I magi con i loro gesti riconoscono in lui il re, il messia, il servo che consegna la sua vita: l'oro destinato ai sovrani, l'incenso segno del messia, e il profumo di mirra memoria della morte e sepoltura indicano l'identità di questo bambino. I suoi tratti sono quelli del messia che ha annunciato la vicinanza di Dio ai poveri, una misericordia possibile per tutti, ha scelto la via della nonviolenza ed è stato crocifisso.

Sul volto del bambino conducono le luci che hanno guidato la ricerca dei magi. Ma ciò significa anche che ogni luce è in qualche modo riflesso del suo sguardo. Matteo in questo racconto invita a scorgere come sin nei segni della creazione, nelle stelle e nella luce che apriva e chiudeva le giornate del cammino dei saggi dall'Oriente era presente già un riflesso della luce di Gesù, il messia crocifisso. E così nela luce della loro coscienza che s'interrogava nel cammino e del loro discorrere insieme. I magi nel loro studio appassionato hanno saputo accogliere la chiamata nella loro vita di essere cercatori di stelle a differenza di chi pur avendo tra le mani la luce della Parola pretende di possederla e di chiudere cammini agli altri.

Forse sperduti, forse con più interrogativi che risposte dentro al cuore, forse spaesati di fronte alle certezze ed alla immobilità dei diversi poteri i magi - dice Matteo - si rimisero in cammino ma seguendo i suggerimenti di messaggeri che indicarono loro altre strade, fuori da quelle stabilite.

I magi sono amici delle stelle, disponibili ad ascoltare i sogni. Scrutatori di segni e sensibili ai momenti in cui Dio si comunica e apre strade di vitaoltre ogni schema, al di là dei confini di chiese che diventano sistemi chiusi e di potere. Gli occhi dei magi, sono capaci di percorrere vie per incontrare l'umanità fragile, un semplice bambino con sua madre. Sono capaci di chinarsi, il gesto non dei sottomessi, ma di chi sa di essere piccolo. Si chinano davanti ad un bambino, segno di un'umanità vulnerabile: lì scorgono il volto del Dio umanissimo. A questo ci invita la festa dell'epifania: accogliere la luce, accogliere le luci di ogni ricerca, aprirsi ad incrociare sguardi di tutti i piccoli con cui Gesù si identifica.

Alessandro Cortesi op

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Fonte:https://alessandrocortesi2012.wordpress.com

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