Don Gianni MAZZALI sdb"POVERI DAVANTI A DIO"

29 gennaio 2017 | 4a Domenica - Tempo Ordinario A | Omelia
POVERI DAVANTI A DIO
L'uomo è artefice e fruitore di un progresso inarrestabile. Verrebbe da pensare che con il progresso
l'uomo diventa sempre più capace di risolvere i problemi che man mano incontra. Ed invece, anche ad un'analisi non approfondita, ci si rende conto che il progresso stesso genera per l'umanità altri problemi, altri li trascura, altri li acuisce, quasi li esaspera. Nella società per lo più opulenta di oggi la povertà si presenta con contorni scandalosi. Alcuni arricchiscono senza misura e molti impoveriscono, fino a mancare dei beni necessari ad una vita dignitosa. In questo senso la povertà, intesa come miseria, è uno scandalo oggi. La povertà è frutto di ingiustizia e genera malessere e violenza. Eppure la Parola oggi ci invita a dire beati i poveri, a considerare la povertà come un valore sublime, una caparra di salvezza, un cammino di felicità.

UN PICCOLO RESTO

La pagina di Sofonia oggi è molto chiara, anzi molto marcata nei chiaroscuri che ci presenta. I suoi interlocutori, curiosamente sono i poveri della terra. A chi intende riferirsi il profeta? Dobbiamo pensare ad un profeta quasi invasato che contempla le masse di miseri socialmente e intende lanciare una denuncia contro l'ingiustizia e la sopraffazione? Il testo non ha il tono di una dura rivendicazione sociale, anzi le espressioni sono pacate e formulano un invito che appare come un programma di vita: "Cercate il Signore, voi poveri della terra, cercate la giustizia, cercate l'umiltà". Per Sofonia i poveri che continueranno ad essere il popolo di Dio sono coloro che cercano il signore, che si sforzano di vivere la giustizia, che non presumono di sé perché consapevoli della loro fragile identità di creature. Al loro atteggiamento e alla loro ricerca corrisponde il progetto di Dio stesso: "Lascerò in mezzo a te un popolo umile e povero". Indubbiamente non alberga nei piani di Dio il proposito di far precipitare i suoi fedeli nella miseria e nell'indigenza più indegna. Sarebbe una contraddizione inaccettabile. Siamo di fronte ad un altro tipo di povertà, ad una categoria di poveri alternativa che, nella mente di Dio, costituiscono un "resto", la piccola porzione di un popolo che si è traviato, che si è allontanato. Questo piccolo gruppo ha alcune caratteristiche che Dio stesso indica: la fiducia nel Signore, il rifiuto del male soprattutto della falsità e della menzogna.
Vi sono richiami forti per noi oggi che non dobbiamo superficialmente trascurare. Non dobbiamo avere paura di sentirci minoranza, di sentirci un piccolo a sparuto gruppo di gente che crede in Dio, che lo ricerca continuamente, che lotta contro ogni forma di male e rifugge dall'ipocrisia. Ci conforta l'assicurazione di Dio stesso che così, anche in pochi, ci considera suo popolo e ci assicura che non ci sarà molestia tale, per quanto dominante, che ci possa rubare la serenità e la pace.

LA NOSTRA DEBOLEZZA

Anche la pagina di Paolo è nitida nelle sue espressioni e nelle marcate contrapposizioni. Ci sono una sapienza, una forza, una nobiltà, un'orgogliosa dignità che sono contrarie alle aspettative di Dio. Si tratta di atteggiamenti mondani, orgogliosamente secolari che intendono sfidare il protagonismo di Dio, la sua presenza nella storia e nella vita dell'uomo. Scrutando il cuore dell'uomo Dio apprezza che ci si senta stolti, deboli, oggetto di disprezzo, fragili perché solo così egli può distruggere la forza distruttrice dell'orgoglio, della presunzione che tanto male reca all'umanità. Se, grazie all'azione di Dio, usciamo dalla schiavitù dell'io, allora siamo in Cristo Gesù e in lui possiamo essere sapienti, giusti, santi e redenti. Di ciò, di questa formidabile trasformazione possiamo sì vantarci: "chi si vanta, si vanti nel Signore".

BEATI GIA' OGGI

Il testo delle beatitudini, così come sono riferite da Matteo, è un testo sublime che non può essere inteso se non nello spirito e nella categoria fondamentale di Sofonia: "il resto di Israele" e nell'esaltazione paolina della debolezza. Sono beati oggi, non in un futuro incerto, i poveri, i sofferenti, i miti, i giusti, i misericordiosi, i puri, i pacifici, i perseguitati. Per l'uomo emancipato e presuntuoso siamo di fronte ad espressioni umilianti di masochismo. Sembrerebbe che per essere felici ci si debba annullare. Ed è proprio così. Paolo lo ha affermato con chiarezza: "quello che è nulla Dio lo ha scelto". E' chiaro Gesù parla alle moltitudini, a tutti, ma solo chi lo ascolta con cuore libero, umile, è beato fin da ora e misteriosamente fa parte di un piccolo "resto".

"Le beatitudini sono l'amore del cuore di Dio
che si impadronisce del cuore dell'uomo".

(Marie Dominique Philippe)

Don Gianni MAZZALI sdb
http://www.donbosco-torino.it/

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