don Maurizio Prandi"Attraversando l'umano

Attraversando l'umano
don Maurizio Prandi
II Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (15/01/2017)
Vangelo: Gv 1,29-34
Dobbiamo leggere anche questa seconda domenica con l'attenzione rivolta al manifestarsi di Dio
nella vita di un popolo e nella nostra vita...
La prima lettura che abbiamo ascoltato ci dice una volta di più che siamo avvolti da un mistero di piccolezza; quel servo di cui si parla salva il suo popolo. Un servo capite? Non un re forte, potente, ma un servo!
1) È il servo che rivela che Dio è sempre un Dio-con-noi: è il servo che rivela la gloria (ovvero presenza) di Dio; letteralmente il testo in ebraico dice, a proposito del servo: "Nel quale sarò glorificato"; cioè Dio sarà pienamente rivelato da questo piccolo servo e dalla minorità della sua vicenda. Cioè: non malgrado tale piccolezza, ma attraverso di essa noi possiamo cogliere chi sia Dio. grazie alla sua piccolezza è capace di uno sguardo a 360 gradi, di un amore a 360 gradi... sguardo ed amore che sono per il mondo intero.
2) È il servo ad essere luce per le nazioni → bello andare a Simeone e al suo cantico di lode nel vangelo di Luca: Gesù è luce per illuminare le genti... proprio la piccolezza del servo fino alla croce di Gesù, proprio questa genera la grandezza universale della sua missione.
3) È il servo a portare la salvezza nei posti più lontani e nascosti, fino ai confini della terra
Ci sono da aggiungere due cose importanti: il servo è Israele, è un popolo chiamato a farsi piccolo. Alla luce del vangelo questo servo che ha assunto un senso collettivo è la comunità, è la chiesa, chiamata ad annunciare Gesù senza fare distinzioni; il servo non è un eroe, non è un protagonista solitario... l'efficacia della sua missione è custodita da Dio stesso che si fa incontro all'uomo (anche oggi il vangelo ci ricorda che Dio in Gesù viene verso di noi) e decide di condividere con l'uomo fatica e responsabilità, così come il vangelo di domenica scorsa ci suggeriva: la volontà di Dio è da compiere insieme.
Cominciamo anche un bel cammino in ascolto della prima lettera ai Corinzi. Dico bel cammino perché Paolo si rivolge ad una comunità molto piccola. Poche persone rispetto alla grandezza della città (500.000 abitanti già a quei tempi!) però coraggiose e decise a vivere il vangelo in un luogo difficile, dove i due terzi degli abitanti erano schiavi, sottopagati, sfruttati, senza diritti civili. Una comunità che possiamo definire pagana, e che vive molto distante dai valori del vangelo. Un piccolo seme, una piccola luce questa chiesa, della quale Paolo è sempre stato molto orgoglioso!
Anche la seconda lettura è un invito a guardare lontano, a guardare oltre, perché c'è un dono che viene fatto all'apostolo, che egli estende ai Corinti, e deve essere esteso a tutti, perché non c'è una santità (questo il termine usato da Paolo) singola, personale, ma di chiesa. Ma quello che mi colpisce è che nel testo greco non c'è: "santi per chiamata" ma piuttosto "chiamati santi"... nel senso che tutto come sempre viene gratuitamente da Dio, è una sua azione precisa il donare e la vita non è come qualcuno potrebbe interpretare uno sforzo etico: ce la farò a diventare santo? Ma piuttosto vivere è accogliere il dono camminando con Gesù e riconoscendo la nostra piccolezza invocando la sua vicinanza.
Trovo anche di grande importanza e consolazione questo insieme a quelli che invocano il nome del Signore perché come dicevo prima, appare ancora più chiaro che non è un cammino personale, da battitori liberi, ma capiamo che siamo parte di una comunità molto più grande
È molto significativo che, terminato il tempo di Natale, all'inizio del tempo ordinario la chiesa ci proponga questa pagina di vangelo, perché questo tempo è propizio per conoscere ed amare Gesù. Giovanni Battista infatti dice: sono venuto a battezzare nell'acqua perché egli fosse manifestato, ovvero fatto conoscere. E Gesù viene fatto conoscere essenzialmente come un Dio vicino, un uomo che viene dopo un altro uomo dice il vangelo di oggi. Dopo il tuffo, l'immersione di Dio nell'umanità di domenica scorsa, mercoledì, celebrando l'Eucaristia, abbiamo gioito ascoltando quanto l'autore della lettera agli ebrei scriveva: Gesù partecipa della nostra carne, Gesù partecipa della nostra condizione di fragilità e debolezza... che bello allora approfittare di queste settimane che la chiesa ci dona per conoscerLo e amarLo partecipando della condizione dei nostri fratelli e sorelle. Cosa sono le opere di misericordia che tanto abbiamo nominato se non il partecipare della condizione degli ammalati, assetati, pellegrini, migranti, affamati, prigionieri, nudi...
Dopo di me viene un uomo... Quante donne e quanti uomini dopo l'uomo Gesù... quante persone si sono spese in famiglia, in parrocchia, sulla strada per far conoscere e amare Gesù... quante donne e uomini oggi dopo l'uomo Gesù, anche nelle nostre chiese, nelle nostre comunità!
Dopo di me viene un uomo... Molto semplicemente siamo spronati a riconoscere il Signore in mezzo a noi, a sentirlo presente, a sentirne la vicinanza e la chiamata. Nella scelta di Dio di incarnarsi c'è una promessa di fedeltà, c'è il riconoscimento della qualità umana come strumento per realizzare la salvezza e il disegno di Dio... è attraverso l'umanità che si compie il cammino che porta Gesù a salvarci e la salvezza è Dio che si abbassa togliendo ogni forma di superiorità e di soggezione.
Don A. Casati ricordava un giorno un racconto della letteratura rabbinica: quando ero un ragazzino il signor maestro stava insegnandomi a leggere. Una volta mi mostrò, nel libro di preghiere due minuscole lettere, simili a due puntini quadrati. "Vedi queste due lettere una accanto all'altra? È il monogramma del nome di Dio; quando vedrai questi due puntini, devi pronunciare il nome di Dio, anche se non è scritto per intero". Più avanti ritrovai i due punti quadrati, solo che non erano uno accanto all'altro ma uno sopra e uno sotto. Stessi puntini quadrati, quindi pronunciai il nome di Dio. ma il maestro mi disse: "No! Quel segno non indica il nome di Dio. solo là dove i puntini sono uno a fianco dell'altro, dove uno vede nell'altro un compagno a lui uguale, solo là c'è il nome di Dio. dove i puntini sono uno sopra e l'altro sotto... lì il nome di Dio non c'è!
Ecco il Dio che ci si rivela in Gesù, il Dio che siamo chiamati a conoscere e ad amare: lo possiamo riconoscere là dove non c'è il dominio dell'uno sull'altro (dominio = paura), ma là dove Dio stesso vede nell'altro un compagno cui andare incontro per scioglierlo da ogni paura.
Fonte:http://www.qumran2.net/

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