padre Gian Franco Scarpitta "Sale, luce e amore"

 Sale, luce e amore
padre Gian Franco Scarpitta
V Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (05/02/2017)
Vangelo: Mt 5,13-16
Nei rituali antichi di benedizione anteriori al Concilio Vaticano II, l'acqua veniva "esorcizzata"
assieme al sale per acquisire una particolare condizione di purificazione e di carattere apotropaico contro il maligno. Ancora adesso, nel rituale della benedizione dell'acqua, vi è una formula alternativa (poco usata) per la quale il sacerdote, senza proferir parola, aggiunge all'acqua un po' di sale. Evidentemente queste usanze liturgiche si ispirano particolarmente al testo di 2Re 2, 19 - 22, nel quale Eliseo purifica l'acqua sorgiva dalla sterilità e dall'amarezza che rendeva infruttuosa la terra. Il sale assume quindi nella Bibbia, anche in altri versi, la funzione di purificazione e altrove viene identificato come elemento irrinunciabile, di cui le massaie non possono fare a meno e del quale si deve sempre conservare almeno una piccola riserva. Sir 39, 26 afferma addirittura che "le cose di prima necessità per la vita dell'uomo sono: acqua, fuoco, ferro e sale." Si comprende allora il valore della similitudine che Matteo mette in bocca a Gesù in quello che può essere considerato il messaggio appendice al "discorso della montagna": come il sale è necessario e in parte indispensabile, così è necessario che la vita cristiana sia coerente e immediatamente apportatrice di speranza per tutti. Gesù si rivolge particolarmente ai discepoli, che sono stati appena resi destinatari delle beatitudini, recanti ciascuna una promessa divina di approvazione al presente e di realizzazione futura, che segue sempre un impegno e una mortificazione. L'ultima beatitudine (la nona) aveva riguardato la felicità possibile nella sopportazione delle persecuzioni e delle percosse; adesso si seguita con questo discorso esortativo e simbolico: il cristiano, in forza della promessa delle beatitudini, è benedetto da Dio e approvato. Non è mai lasciato solo nel suo itinerario e viene spronato dalla stessa presenza costante e promettente di Dio, che non manca di concedergli i mezzi ogni volta necessari. Ma come il sale ha la sua fondamentale importanza in tutte le case e come esso è altresì capace di purificazione e di illibatezza, così egli non può mancare di recare la sua testimonianza indispensabile. Il cristiano non deve perdere "sapore", ma insaporire tutto il mondo con la sua presenza e con il lavorio di costante testimonianza. Forse, alla pari del sale che agisce silente nella massa della pasta, il cristiano non verrà notato e probabilmente neppure esaltato da chi gli sta attorno, ma appunto l'umiltà e il silenzio con cui si adopera saranno garanti dell'efficacia della sua azione nel cosmo.
Come si diceva poc'anzi, ognuno dispone dell'aiuto di Dio nella missione che gli è stata affidata e ciascuno è anche accompagnato dalla grazia nell'impegno di testimonianza che dev'essere instancabile e continuo. In più, il cristiano è rivestito dei carismi con cui espleta al meglio il suo ruolo in sintonia con l'intera comunità di cui fa parte. Non è possibile quindi che non rechi frutto e che diventi scipito, incapace di incidere nella comunità e nel mondo. Disporre di talenti e di benefici di cui si fa tesoro geloso custodendoli senza farli fruttificare per il bene di altri equivale ad accendere una lampada e a collocarla sotto il "moggio". Era questo un grosso recipiente in uso presso gli antichi israeliti, la cui base (la parte che poggia sul pavimento) era larga e spaziosa abbastanza da contenere una lucerna accesa. Collocare quindi una lucerna sfavillante sotto un moggio equivaleva a rendere inane la sua luminosità e a sprecare anche dell'olio per il suo utilizzo. Una lucerna deve invece restare accesa perché infonda luce diradando le oscurità, soprattutto nelle ore notturne. Così pure, se Cristo è luce del mondo, il cristiano è luce a sua volta che rifulge immerso nelle tenebre e la sua presenza si propaga nel mondo. E' chiamato ad essere lume per tutti, richiamo efficace e orientamento di vita e di bene per quanti incontra sul suo cammino.
Come il padrone di casa non dovrebbe avere difficoltà a collocare una lucerna sul lampadario, così ciascuno di noi è tenuto ad apportare la luce alimentando il proprio lucerniere e collocandolo in modo da poter irradiare a tutti la medesima luce riflessa. Il monito è ancora una volta alla fruttuosità e alla coerenza di vita, affinché traduciamo nell'esistenza la fede che professiamo. Come dirà Paolo. Il Regno di Dio non consiste in parole, ma in potenza (1Cor 4, 20) per cui occorre che si dimostri quello che si sa fare; la sua concretezza quanto al nostro corrispondervi si evince nella realtà dei fatti e nessuno è dispensato dal recare concreta testimonianza.
Concretamente però in che cosa consiste questa evidenziazione del regno da parte nostra e questa necessaria luminosità? Ci viene in aiuto il cap 58 del libro di Isaia di cui alla prima lettura di oggi, che enumera una serie di responsabilità immancabili da parte di chi si illude di testimoniare la propria fede e la propria devozione con le sole rinunce corporali. Il digiuno, in qualunque forma venga esternato, non ha valore alcuno quando non traspare dalla concretezza delle opere opere di bene e anzi il vero digiuno consiste proprio negli atti di amore indirizzati soprattutto verso i bisognosi e i non abbienti. Compartendo il proprio pane con l'orfano e con la vedova (espressione dei bisognosi di ogni ordine e rango), prodigandoci concretamente per i bisogni degli altri, muovendoci con sollecitudine verso quanti attendono il nostro aiuto, saremo davvero significativi quanto al digiuno stesso e soprattutto mostreremo di brillare davvero di luce, nella consapevolezza di essere apportatori di una luce che non ci appartiene ma che abbiamo ricevuto a nostra volta. Chi ama è luminoso e chi manca all'amore è avvinto e ostruito egli stesso delle tenebre. L'amore è il vero sapore e caratterizza la vera luce che taglia le tenebre avendo ragione di esse. E che mantiene costantemente nelle beatitudini.

Fonte:http://www.qumran2.net/

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