don Marco Pedron, "La vita è più di quello che si vede"

La vita è più di quello che si vede
don Marco Pedron
VIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)
Vangelo: Mt 6,24-34 
Il vangelo di oggi come tutti quelli di queste domeniche si trova nel Discorso della Montagna (5-7)
che è il manifesto di Gesù.
Questo vangelo si divide in due parti: i primi due versetti (6,24) trattano una questione e i rimanenti ne trattano un'altra (6,25-34).
Il primo versetto dice: "Nessuno può servire due padroni; o odierà l'uno e amerà l'altro o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro" (6,25). Ma a rigor di logica è proprio vero che se si ama uno si disprezza l'altro? E' vero che se si preferisce uno si deve disprezzare l'altro? No, non è vero. Qui "amare e odiare" infatti, non descrivono tanto stati d'animo, emozioni, ma decisioni in una direzione o nell'altra. O di qua o di là: o oggi vai al mare o vai in montagna. Non si possono scegliere entrambe.
Il versetto va capito in quel tempo: un servo, uno schiavo, era solo di un padrone perché, si riteneva, che se faceva gli interessi di un padrone non poteva farli di un altro (vi erano solo delle eccezioni nel caso di un servo per due fratelli o per due comproprietari).
A quel tempo il servo, lo schiavo, quindi, aveva un solo padrone per definizione. Allora, se ha un padrone, dice il vangelo, è ovvio (per quel tempo) che non ne può avere un altro. Cioè, dice Gesù, ci sono delle scelte che escludono altre.
Tutto questo - dice Gesù - è la stessa cosa che vale per Dio e Mammona.
Nel corso dei secoli Mammona è diventato il male, la ricchezza disonesta o spesso qualcosa di negativo. Ma "Mammona", dall'aramaico mamona e dall'ebraico mamon, viene dalla radice aman che designa ciò di cui si può avere fiducia, su cui si può fare affidamento. Per questo designa le ricchezze, i beni, le sostanze, ciò su cui ci si può basare (far fiducia) per vivere. Non ha quindi nessuna connotazione negativa.
Cosa vuol dire tutto questo? 1. Bisogna scegliere. O di qua o di là; o Dio o Mammona.
Sei all'imbocco dell'autostrada: una direzione è Venezia, l'altra Milano. O vai di qua o vai di là. Non si possono prendere entrambe simultaneamente. E non scegliere è già una scelta: stare fermi, infatti, è una triste scelta per chi ha le gambe (o l'auto nel nostro esempio).
Quest'estate un ragazzo (diciotto anni) mi chiama e mi chiede: "Posso venire a parlarti?". "Sì, d'accordo". Viene e mi dice: "Ho un problema". "Sentiamo!". E mi racconta che è innamorato perso di una ragazza dalla quale è ricambiato. E gli dico: "Perfetto! Non capisco dov'è il problema?". "Il problema è che sono innamorato anche di un'altra!". "Ah! E cosa vuoi fare?". E lui, scherzando ma non troppo: "Non si può dividere il cuore a metà?". "No, non si può...". In certe situazioni bisogna scegliere: o di qua o di là.
Scegliere vuol dire "questo" e non "quello". Scegliere vuol dire dirigere le nostre risorse, il nostro amore, il nostro potenziale in una direzione, su di una via, perché tutto non è possibile.
Scegliere vuol dire plasmare la nostra vita. Sono le nostre scelte che danno forma alla nostra vita. La nostra vita è nient'altro che il frutto delle nostre scelte, delle nostre non scelte o delle scelte di paura (che sono comunque delle scelte). Per questo ognuno avrà ciò che lui vorrà (come diceva la prima lettura quindici giorni fa; Sir 15,15-20). La nostra vita è perfettamente ciò che abbiamo scelto.
Un uomo è dentro ad un gruppo di preghiera. Dice: "Sono troppo rigidi per me". E perché stai lì? "Perché se lascio il gruppo perdo i miei amici". Scegli: l'elasticità e l'apertura o gli amici. Tutto non si può avere.
Un uomo sposato lavora vicino all'abitazione di sua madre e va tutti i giorni a pranzo a mangiare da lei. Dice: "E' insopportabile! Ogni giorno, tutti i giorni, si lamenta di mio padre e di questo e di quello...". "E perché ci vai tutti i giorni, allora?". "Perché s'arrabbia e mi fa il muso se non ci vado". Scegli: meglio andare e stare così o meglio deluderla? Fai la tua scelta.
Quando non si sa cosa scegliere, si prende carta e penna e si fanno quattro colonne: pro e contro di una scelta, pro e contro dell'altra. E poi? E poi bisogna operare una scelta prendendosene la responsabilità. Una scelta è sempre un "sì" a qualcosa e un "no" a qualcos'altro.
2. Ma vuol dire anche un'altra cosa: bisogna scegliere a che livello si vuol vivere. Mammona e Dio non sono il bene e il male; corrispondono a livelli diversi di vivere.
Qualche versetto prima, infatti, Gesù ha detto: "Non accumulatevi tesori sulla terra dove tignola e ruggine consumano e dove i ladri scassinano; accumulatevi invece tesori nel cielo dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano" (6,19-21).
I tesori della terra (Mammona) sono precari, cibo per il corpo: non sono cattivi, ma danno quel che possono dare. I tesori del cielo (Dio) sono definitivi, cibo per l'anima: davvero riempiono e fanno sentire vivi, vitali e felici. Scegli a che livello vuoi vivere (Dio o Mammona) e non lamentarti poi, perché hai scelto tu.
Alcune persone dicono: "Ah, padre, non sono mica cose per me quelle. Io sono fatto per cose pratiche" e si riferiscono ad incontri di meditazione, di ascolto interno, di preghiera profonda. Nessun problema, hai scelto il livello dove vuoi vivere.
Se non fai mai corsi dove impari, dove cresci, dove ti metti in gioco, dove ti conosci, dove cambi, hai scelto il livello dove vuoi vivere e avrai di conseguenza ciò che hai scelto.
Se il tuo unico pensiero sono i soldi o la paura di essere giudicato dagli altri o che gli altri forse hanno più di te o come investire i "quattro soldi" o dove andare in vacanza o che vestito comprare o l'ultimo gossip, hai scelto a che livello vuoi vivere. Avrai ciò che hai scelto.
Se vuoi vivere nelle altezze devi scegliere la montagna. Se vuoi vivere in pianura scegli di non camminare e di non faticare su per i sentieri. Non è un problema, ma non lamentarti di non godere della montagna!
Una coppia dice: "Non riusciamo a comunicare". "Fatevi aiutare; fate un corso". "Ma è difficile!". "D'accordo, tutto dipende da che livello volete vivere il vostro rapporto".
Un uomo: "Sono vuoto dentro". "Cosa fai per il tuo cuore, per ascoltarti, per la tua anima?". "Ma niente a dir la verità". "Se non fai niente avrai niente". Tutto dipende da quale livello scegli.
Un capomastro lavorava da molti anni alle dipendenze di una grossa società. Un giorno ricevette l'ordine di costruire una villa esemplare secondo un progetto a suo piacere. Poteva costruirla nel posto che più gradiva e non badare a spese. I lavori cominciarono ben presto. Ma approfittando di questa fiducia cieca, il capomastro pensò di usare materiali scadenti, di assumere operai poco competenti a stipendio più basso e di intascare così la somma risparmiata. Pensava fra sé: "In fondo sono sempre stato ligio e onesto al mio lavoro. Anche se per una volta non lo sarò... pazienza!". Quando la villa fu terminata, durante una festicciola, il capomastro consegnò al presidente della società le chiavi della villa costruita. Il presidente gliele restituì sorridendo e stringendogli la mano: "Noi le siamo molto riconoscenti e la stimiamo molto per tutto quello che in questi lunghi anni lei ha fatto con onestà e senso del dovere per noi. Quindi questa villa è il nostro regalo per lei".
Avremo secondo ciò che faremo... avremo secondo la passione che ci avremo messo... avremo secondo la capacità di rimanere e di faticare... avremo secondo il desiderio di lottare... avremo nient'altro che ciò che avremo scelto.
3. Ma questa frase vuol dire ancora un'altra cosa: che cos'è prioritario nella tua vita? Cosa c'è al primo posto? Non ciò che vorresti che ci fosse al primo posto, ma cosa c'è realmente al primo posto.
E come si fa a sapere ciò che c'è al primo posto? Se è al primo posto, vuol dire che è ciò che tu più pensi! Se tu pensi sempre che se avessi più soldi saresti meglio, allora al primo posto ci sono i soldi. Se tu pensi sempre che la gente ti frega e che ognuno fa i fatti suoi, allora la primo posto c'è la diffidenza. Se tu pensi sempre che la gente ce l'ha con te, allora la primo posto c'è la rabbia. Se tu pensi sempre al vestito o alla forma, allora al primo posto c'è l'essere riconosciuti. Se tu pensi sempre se quello che fai piace ai tuoi genitori, allora al tuo comando ci sono i tuoi genitori. Se tu pensi sempre se quello che fai è giusto o sbagliato, allora al primo posto c'è la paura di sbagliare.
Ma se tu vedi sempre il lato positivo di ciò che succede, al primo posto allora c'è l'amore. Se tu vedi sempre "che non è così grave", allora al primo posto c'è la fiducia. Se tu vedi che nel profondo di ogni uomo c'è del bene e che è la paura che fa fare certe scelte, ma che se uscisse ciò che ha dentro sarebbe diverso, allora tu vedi Dio in ogni creatura.
Cos'è prioritario nella tua vita? A cos'è che pensi sempre? Perché tutti noi siamo servi di qualcuno o di qualcosa. Tutti noi serviamo ciò che c'è al primo posto nella nostra gerarchia di priorità, ciò a cui pensiamo sempre. Quello è il nostro Dio, ciò che serviamo, ciò a cui siamo fedeli.
I versetti successivi sono molti conosciuti. Sono un'autentica poesia, un'ode, un inno, un canto di Gesù. Sono parole che nascono dal cuore, da una profondità, da un'anima che è già in Dio. Per capirle noi dobbiamo considerare alcune cose.
1. Il concetto di preoccupazione. Il termine merimnao (preoccuparsi, affannarsi, darsi preoccupazione, angustiarsi) ricorre ben quattro volte (5,25.31.34 (due volte)). Ma il concetto di preoccupazione degli antichi e della Bibbia non è il nostro.
Noi ci preoccupiamo perché nostro figlio è in ritardo di mezz'ora: poi arriva e la preoccupazione se ne va via. Ci preoccupiamo per l'esame o perché abbiamo degli ospiti e vogliamo fare bella figura, ecc. La preoccupazione riguarda un aspetto della nostra vita.
Ma quando il vangelo parla di preoccupazione non intende una parte, un aspetto, ma la totalità. Preoccupazione è qualcosa a cui si pensa sempre, che prende tutto il nostro pensiero e che assorbe tutto il resto.
Il testo parallelo di Lc (12,22-31), infatti, è proprio preceduto da un uomo che è tutto preoccupato (cioè pensa solo a quello, è sempre lì, è tutto focalizzato lì) dai suoi raccolti "troppo" abbondanti, per cui pensa a come fare e a dove mettere i suoi raccolti: "Demolirò... costruirò.. raccoglierò..." (Lc 12,13,21). Ma vivere così ti fa morire (Lc 12,20) perché esiste solo quello e nient'altro.
Famosa è la storia del re Mida che ottenne dagli dei il dono di poter trasformare tutto in oro. Non gli sembrava vero, tutto ciò che toccava si trasformava in oro: alberi, sassi, legno, vestiti. Ma la sera di quel giorno ebbe fame. Prese un pezzo di carne per mangiarlo, ma si trasformò in oro. Prese della verdura e si trasformò in oro. Prese del pane e si trasformò in oro. E così, pieno d'oro, morì di fame.
2. Una presupposizione di questo vangelo: la fede. Senza fede questo vangelo non lo si può capire.
E' vero che gli uccelli del cielo sono nutriti dal padre celeste (5,26)? No, perché anche loro devono faticare e volare per trovare erbe e animaletti. No, perché anche loro si preoccupano se non hanno cibo.
E' vero che i gigli del campo non lavorano (5,28)? No, perché dentro la pianta c'è un lavorio enorme.
E' vero che mangiare e bere ci viene dato in aggiunta (5,31-33)? No, perché il cibo e l'acqua non cadono dal cielo.
Da un punto di vista materiale tutto dipende da noi. Se non ti dai da fare non mangi e non bevi.
Ma da un punto di vista spirituale, tutto dipende da Dio, da Lui. Gli uccelli sono nutriti dal padre celeste? Certo. E i gigli vestiti meglio di Salomone? Certo!
Tu guardi tuo figlio: materialmente è ovvio che sei tu che lo nutri. Ma se hai degli altri occhi, come puoi dire che sei tu? E' un miracolo, è un dono: non sei tu che l'hai creato, è qualcun altro.
Tu vedi un tramonto meraviglioso, le stelle o la luna. Certo, sai astronomicamente o fisicamente cosa succede, ma con degli altri occhi non puoi che dire che tutto questo viene da Lui.
Tu sei felice felice, traboccante d'amore tanto da poter dire: "Potrei anche morire da quanto sono felice". Ma certo l'amore è in te, ma sei tu che hai creato quest'amore? Viene da te? E' in te, ma viene da te?
Tu guardi la tua vita realizzata e felice: certo sei tu che hai permesso tutto questo, ma con degli occhi più profondi non puoi che dire che un angelo ti ha sempre protetto e indirizzato.
Fede vuol dire che la vita è più di quello che si vede. Gesù diceva: "Non vedi oltre gli uccelli del cielo? Non riesci a vedere oltre i gigli del campo? Guarda oltre, troverai qualcos'altro, troverai Qualcun altro". Quando guardi una cosa... guarda oltre. Quando guardi una persona... guarda dentro.
Superficialità è fermarsi alla superficie delle cose. Allora la montagna è un ammasso di detriti, sassi, alberi e terra; tua moglie (o una persona) un insieme ordinato di muscoli, tessuti, nervi, cellule, ecc.; un bacio uno sfregamento di epidermidi fortemente irrorate dal sangue. Ma è tutto qui?
Fede non è essere ciechi e non vedere cosa c'è attorno o vicino, essere cioè irrealisti o fuori dalla realtà. Fede è vedere oltre, dentro, le cose, le persone, gli avvenimenti, la vera realtà e la vera essenza di ogni cosa oltre la crosta.
Questo vangelo allora ci fa riflettere e ci interroga su varie cose.
1. Prima cosa: bisogna avere il linguaggio della fede per trasmettere la fede.
Il linguaggio della fede non sono le parole ma è il mistero. Mistero viene dal greco miein che vuol dire "rimanere senza parole, a bocca aperta". E' quella sensazione che si prova di fronte a qualcosa di troppo grande, di così grande, forte, intenso, bello, enorme, che nessuna parola può in realtà contenere.
Il linguaggio della fede allora è la musica e la danza (tutto nell'universo è danza e tutto ha un suono). E' lo stupore, la meraviglia, l'entusiasmo (in greco entusiamo=avere un Dio dentro). E' la commozione, il pianto, la vulnerabilità, la tenerezza, la compassione. E' la passione (pathos vuol dire percepire, sentire, patire).
La fede è la percezione del Mistero di Dio che mi abita. Puoi percepire tutto questo? Sai piangere? Sai emozionarti? Sai mostrarti nella tua vulnerabilità? Sai chiedere scusa? Sai gioire? Sai innamorarti? Sai commuoverti? Sai entusiasmarti? Per cosa ti appassioni? Sai danzare, cantare?
Ma se non conosci neppure le parole (linguaggio) come pensi di parlare a Dio (fede)?
Il maestro accoglieva solo alcuni dei discepoli nel suo monastero. La domanda che faceva a tutti era: "Da quanto tempo non ti innamori più?". Chi gli rispondeva: "Da cinque anni... da vent'anni... mai innamorato io... da tre anni...", tutti questi li scartava. Accoglieva solo chi gli rispondeva: "Da un anno" o da un tempo minore. Gli fu chiesto: "Ma perché fai così?". E lui rispondeva: "Ma un uomo che ha perso la capacità di innamorarsi - secondo te - come può innamorarsi di Dio?".
2. La fede: non aver paura. La fede è il contrario della paura. Un esegeta ha calcolato che nella Bibbia l'espressione "non temere" ricorre 365 volte, come i giorni dell'anno. Allora ogni mattina mi devo alzare e devo scegliere se aver fede o aver paura.
Fede non vuol dire non provare paura ma non lasciarsi bloccare dalla paura. Fede non vuol dire che tutto andrà bene ma che in ogni caso saprò affrontare.
Ogni mattina mi devo alzare e mi devo dire: "Oggi, paura o fiducia?".
Sto andando al lavoro, trovo coda e sono in ritardo. Paura: "Ecco adesso il capo mi darà parole... a'arrabbierà e diventerà una iena". Fede: "Capirà! Magari è in ritardo anche lui; e se non capisce... è poi così grave?".
Paura: "E se perdo il lavoro? E se non ce la faccio? E se mi ammalo? E se... e se...". Fiducia: "A. Qualunque cosa succeda troverò il modo di affrontare. B. Visto che adesso non c'è, non mi preoccupo".
Fede (in Dio) è sapere, non si sa come (se lo si sapesse sarebbe certezza!), non si sa in che modo, che si avranno le risorse, le capacità e che ce la si farà, che si affronterà ciò che ci sarà da affrontare.
Quando monsignor Francesco Frasson costruì l'Opsa di Padova nel lontano 1956, non vi erano tutti i soldi per farla. Ma lui fece come se ci fossero. Allora un collaboratore gli disse: "Ma Francesco, non abbiamo i soldi!". "Noi abbiamo la fede!". "Francesco, non ci sono i soldi!", riprese. "Se avessimo i soldi, che ce ne faremo della fede? Stai tranquillo e adesso vai a dormire in pace. Abbi fede". E così fu.
3. Terza cosa: vivi oggi. Non essere oggi nel domani. Perché se sei nel domani non sei nell'oggi. Tutto questo non vuol dire non progettare, non pianificare, non capire che il domani è la conseguenza di oggi.
Gesù non dice questo. Gesù dice: "Se tu ti preoccupi solo del domani, non sei mai nell'oggi".
Domani hai "una rogna"? D'accordo, ma oggi c'è una bella giornata di sole, sei con i tuoi amici e con chi ami. Vivi oggi e a domani ci penserai domani. E' inutile rovinarsi l'oggi con il domani, non ti pare?
Quanta gente si rovina la vita: "E se succede questo? E se rimango senza soldi? E se succede una crisi internazionale? E se ritorneremo ad essere poveri? E se mi ammalo?". Puoi fare qualcosa per tutto questo? No. E se non puoi fare niente di più di quello che già stai facendo, perché vuoi rovinarti la vita con il futuro? Con quello che potrebbe succedere? Vivi oggi.
Oggi hai il cibo? Sì, godine. Oggi hai la vita? Sì, vivila. Oggi hai l'amore? Sì, gustalo.
Non è che non riusciamo a stare nell'oggi perché siamo preoccupati dal domani, ma siamo preoccupati dal domani perché non riusciamo a stare nell'oggi.
Vite? Una! Oggi? Uno (domani, l'oggi sarà passato)! Tempo: il presente (il futuro non c'è, il passato non c'è più).
A volte alle persone bisogna dire: "Dove sei?". Perché sono in altri tempi, ma non qui. Sono in quello che avrebbero dovuto fare (o non fare), in quello che potrebbe accadere, in quello che sarà, ecc. Sono dappertutto eccetto che qui, nell'ora e nell'adesso, nell'unico tempo reale e vivibile.
A volte alle persone bisogna dire: "Ma cosa aspetti?". C'è una vita, una sola. Passata, è passato tutto. Ciò che non hai fatto, non lo potrai più fare. Ciò che non avrai amato, non potrai più amarlo. Ciò che non hai osato, non potrai più osare. E le parole rimaste in bocca non le potrei più dire. Ma cosa aspetti?
Un giovane e una ragazza sono appoggiati al parapetto di una nave lussuosa. Si tengono teneramente abbracciati. Si sono appena sposati e questa crociera è la loro luna di miele. Stanno parlando del loro presente pieno di amore e del loro futuro che appare così roseo. Il giovane dice: "Il mio lavoro ha ottime prospettive e potremo presto trasferirci in una casa più grande. Fra otto-dieci anni potrò proprio mettermi in proprio. Vedrai che felici che saremo". La giovane sposa continua: "Sì, e i nostri bambini potranno frequentare le scuole migliori e crescere nella serenità". Si baciano e se ne vanno. Su di un salvagente, legato al parapetto si può vedere il nome della nave: Titanic.
Cos'è la fede? Quante volte ci diciamo: "Ma che cosa ci capiterà? Ma dove finiremo? Ma che ne sarà di noi? E poi ci rivedremo?". E' così importante avere risposte...
Era una famigliola felice e viveva in una casetta di periferia. Una notte scoppiò nella cucina della casa un terribile incendio. Mentre le fiamme divampavano, genitori e figli corsero fuori. In quel momento si accorsero, con infinito orrore, che mancava il più piccolo, un bambino di cinque anni. Al momento di uscire, impaurito dal ruggito delle fiamme e dal fumo acre, era tornato indietro ed era salito al piano superiore. Che fare? Il papà e la mamma si guardarono disperati, le due sorelline cominciarono a gridare. Avventurarsi in quella fornace era ormai impossibile... E i vigili del fuoco tardavano. Ma ecco che lassù, in alto, s'aprì la finestra della soffitta e il bambino si affacciò urlando disperatamente: "Papà! Papà!". Il padre accorse e gridò: "Salta giù!". Sotto di sé il bambino vedeva solo fuoco e fumo nero, ma sentì la voce e rispose: "Papà, non ti vedo!". "Ti vedo io e basta. Salta giù!", urlò l'uomo. Il bambino saltò e si ritrovò sano e salvo nelle robuste braccia del papà, che lo aveva afferrato al volo.
Non vedi Dio... ma Lui vede te. Buttati!
Pensiero della Settimana
Sii aperto a tutto quello che incontri, ma segui la tua stella.
Avventurati nel tempo, ma cerca il tuo ritmo personale.
Plasma il mondo, ma non farti assorbire dal mondo.
Cerca il tuo vigore interiore che sta nella dedizione, non nell'io.
Assumiti la responsabilità e stimola le possibilità di vita degli altri.
Non perderti nel lavoro, ma quello che fai, fallo volentieri.
Ama il presente e impara ad essere rilassato.
Vivi i tuoi valori, ma non giudicare gli altri.
Combatti per i tuoi obiettivi, ma cerca anche la pace.
Sii buono con te stesso e apri il tuo cuore agli altri.
Affronta la tua paura, non negarla e trasformala in forza di vita.
Godi del sole e accogli la pioggia: accetta le crisi come opportunità.
Vivi il tuo ardente desiderio perché quello che c'è non è tutto.
Accetta di essere finito, ma non dimenticare che sei infinitamente amato.
Valorizza la tua unicità, ma ricordati che sei parte del Tutto.

Fonte:http://www.qumran2.net

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