FIGLIE DELLA CHIESA, Lectio"Domenica delle Palme e della Passione del Signore"

Domenica delle Palme e della Passione del Signore
Antifona d'ingresso
Commemorazione dell'ingresso di Gesù in Gerusalemme
ANTIFONA
Osanna al Figlio di Davide.

Benedetto colui che viene nel nome del Signore:
è il Re d'Israele.
Osanna nell'alto dei cieli. (Mt 21,9)

Il sacerdote saluta il popolo con queste parole:

La grazia del Signore nostro Gesù Cristo,
l'amore di Dio Padre
e la comunione dello Spirito Santo
sia con tutti voi.

R. E con il tuo spirito.

Quindi rivolge al popolo una breve esortazione, per illustrare il significato del rito e per invitarlo a una partecipazione attiva e consapevole:

Fratelli carissimi,
questa assemblea liturgica è preludio alla Pasqua del Signore, alla quale ci stiamo preparando con la penitenza e con le opere di carità fin dall'inizio della Quaresima.
Gesù entra in Gerusalemme per dare compimento al mistero della sua morte e risurrezione.
Accompagniamo con fede e devozione il nostro Salvatore nel suo ingresso nella città santa, e chiediamo la grazia di seguirlo fino alla croce, per essere partecipi della sua risurrezione.

Dopo questa esortazione, il sacerdote dice a mani giunte una delle orazioni seguenti:

Preghiamo.
Dio onnipotente ed eterno,
benedici + questi rami [di ulivo],
e concedi a noi tuoi fedeli,
che accompagniamo esultanti il Cristo,
nostro Re e Signore,
di giungere con lui alla Gerusalemme del cielo.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

Oppure:
Preghiamo.
Accresci, o Dio, la fede di chi spera in te,
e concedi a noi tuoi fedeli,
che rechiamo questi rami
in onore di Cristo trionfante,
di rimanere uniti a lui,
per portare frutti di opere buone.
Per Cristo nostro Signore.

E senza nulla dire, asperge i rami con l'acqua benedetta.

Segue la proclamazione del Vangelo dell'ingresso del Signore.
VANGELO (Mt 21,1-11)
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”». Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma”».
I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!».
Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».

Parola del Signore.

Dopo il Vangelo si può fare, secondo le circostanze, una breve omelia. Per dare l'avvio alla processione, il celebrante, o un altro ministro, può fare un'esortazione con queste parole:

Imitiamo, fratelli carissimi, le folle di Gerusalemme, che acclamavano Gesù, Re e Signore, e avviamoci in pace.

Ha quindi inizio la processione verso la chiesa, nella quale si celebra la Messa. Durante la processione, il coro e il popolo eseguono i canti adatti alla celebrazione.

Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che hai dato come modello agli uomini
il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore,
fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce,
fa’ che abbiamo sempre presente
il grande insegnamento della sua passione,
per partecipare alla gloria della risurrezione.
Egli è Dio e vive e regna con te...

PRIMA LETTURA (Is 50,4-7)
Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare confuso.
Dal libro del profeta Isaìa

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 21)
Rit: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.

SECONDA LETTURA (Fil 2,6-11)
Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési

Cristo Gesù,
pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.

Canto al Vangelo (Fil 2,8-9)
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.
Lode e onore a te, Signore Gesù!

VANGELO (Mt 26,14- 27,66)
La passione del Signore.
+ Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo

- Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.

- Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.

- Uno di voi mi tradirà
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».

- Questo è il mio corpo; questo è il mio sangue
Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

- Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge
Allora Gesù disse loro: «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti: “Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge”. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea».

Pietro gli disse: «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». Gli disse Gesù: «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti i discepoli.

- Cominciò a provare tristezza e angoscia
Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!».

Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

- Misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono
Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». Subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. Allora Gesù gli disse: «Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?». In quello stesso momento Gesù disse alla folla: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono.

- Vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza
Quelli che avevano arrestato Gesù lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale si erano riuniti gli scribi e gli anziani. Pietro intanto lo aveva seguito, da lontano, fino al palazzo del sommo sacerdote; entrò e stava seduto fra i servi, per vedere come sarebbe andata a finire.

I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro Gesù, per metterlo a morte; ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: «Costui ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”». Il sommo sacerdote si alzò e gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio». «Tu l’hai detto – gli rispose Gesù –; anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo».

Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». E quelli risposero: «È reo di morte!». Allora gli sputarono in faccia e lo percossero; altri lo schiaffeggiarono, dicendo: «Fa’ il profeta per noi, Cristo! Chi è che ti ha colpito?».

- Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte
Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una giovane serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». Ma egli negò davanti a tutti dicendo: «Non capisco che cosa dici». Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». Ma egli negò di nuovo, giurando: «Non conosco quell’uomo!». Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: «È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!». Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo!». E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.

- Consegnarono Gesù al governatore Pilato
Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato.
Allora Giuda – colui che lo tradì –, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «A noi che importa? Pensaci tu!». Egli allora, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. I capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero: «Non è lecito metterle nel tesoro, perché sono prezzo di sangue». Tenuto consiglio, comprarono con esse il “Campo del vasaio” per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu chiamato “Campo di sangue” fino al giorno d’oggi. Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: «E presero trenta monete d’argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, e le diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore».

- Sei tu il re dei Giudei?
Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla.

Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.

Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!».

Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

- Salve, re dei Giudei!
Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.

- Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni
Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei».

Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.

- Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!
Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.

- Elì, Elì, lemà sabactàni?
A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».

Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra queste c’erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.

- Giuseppe prese il corpo di Gesù e lo depose nel suo sepolcro nuovo
Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatèa, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò. Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Màgdala e l’altra Maria.

- Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete
Il giorno seguente, quello dopo la Parascève, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore, mentre era vivo, disse: “Dopo tre giorni risorgerò”. Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». Pilato disse loro: «Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie.

Preghiera sulle offerte
Dio onnipotente, la passione del tuo unico Figlio
affretti il giorno del tuo perdono;
non lo meritiamo per le nostre opere,
ma l’ottenga dalla tua misericordia
questo unico mirabile sacrificio.

PREFAZIO
La passione redentrice del Signore.

È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
Egli, che era senza peccato,
accettò la passione per noi peccatori
e, consegnandosi a un’ingiusta condanna,
portò il peso dei nostri peccati.
Con la sua morte lavò le nostre colpe
e con la sua risurrezione
ci acquistò la salvezza.
E noi, con tutti gli angeli del cielo,
innalziamo a te il nostro canto,
e proclamiamo insieme la tua lode: Santo...

Antifona di comunione
“Padre, se questo calice non può passare
senza che io lo beva,
sia fatta la tua volontà” (Mt 26,42; cf. Mc 14,36; cf. Lc 22,42)

Preghiera dopo la comunione
O Padre, che ci hai nutriti con i tuoi santi doni,
e con la morte del tuo Figlio
ci fai sperare nei beni in cui crediamo,
fa’ che per la sua risurrezione
possiamo giungere alla meta della nostra speranza.

Lectio
L’itinerario quaresimale è giunto al suo termine. Iniziano i grandi e solenni riti della Settimana definita dalla tradizione la Settimana Santa, perché in essa si compiono i misteri della nostra redenzione. Sta per svolgersi una trama, si interpreta un copione da cui non si può più tornare indietro: l’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme, Istituzione dell’Eucarestia e del  Sacerdozio ministeriale, il tradimento e la consegna di Gesù ai dottori del tempio, le accuse false, la fustigazione, flagellazione e la condanna a morte del più bello tra i figli dell’uomo, il tragitto sofferto al Calvario, la crocifissione, il compimento delle Scritture con le 7 parole di Gesù in Croce: ai crocifissori: “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno!” (Luca 23,34). Alla madre e al discepolo prediletto Giovanni: “Donna, ecco tuo figlio! Ecco tua madre!” (Gv 19, 26-27). Al malfattore pentito: “In verità ti dico: oggi sarai con me nel paradiso” (Lc 23,43). “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, citazione del Salmo 22 (Mt 27,46). “Ho sete” (Gv 19,28). “Tutto è compiuto!” (Gv19,30). “Padre, alle tue mani affido il mio spirito”, citazione del Salmo 31 (Lc 23,46); la deposizione e la sepoltura compiuta in fretta in un sepolcro nuovo scavato nella roccia; il ritorno delle donne (le mirofore) alle primi luce dell’alba del nuovo giorno, l’Ottavo giorno, il primo dopo il sabato e lo splendore della risurrezione… In una settimana “si consuma”, nel tempo umano e in un determinato territorio, l’amore di Dio per ogni uomo, di ogni tempo e ogni territorio. I raggi, il fulgore e la grazia di salvezza che scaturiscono da quell’alba irradiano e continuano a seminare bene, salvezza, grazia, benedizione in ogni angolo della terra.
Ogni persona che interviene in questo dramma ha un compito preciso, un ruolo interpretato alla perfezione perché si compisse la Scrittura: “Il Figlio dell’uomo dovrà soffrire molto, essere rinnegato, fustigato, condannato e ucciso, ma il terzo giorno risusciterà!”
Tutto si compie… si compie il mistero d’amore di un Dio che in mille modi aveva parlato al suo popolo, in mille modi gli aveva dimostrato la sua potenza e la sua vicinanza, in mille modi aveva cercato di riportarlo a sé… solo con la venuta del Figlio che accetta di bere il calice che il Padre gli aveva preparato, i mille modi diventano uno… Dio non ha più niente da dire o da dare, ha detto tutto e ha dato tutto nel suo Figlio, l’unigenito, condannato, crocifisso e risorto per la salvezza dell’umanità.
Oggi ha inizio questo dramma, che ha la caratteristica del paradosso e dei contrasti: l’apertura non ha le caratteristiche proprie della drammaticità (anche se la liturgia ci fa leggere l’intera passione secondo l’Evangelista Matteo), ma della gloria: Mt ci presenta l’ingresso di Gesù in Gerusalemme come il corteo trionfale del re-messia, che viene accolto festosamente e osannato come il Re, il profeta. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla avrà un ruolo importante in questo dramma. Oggi gioisce e a chi domanda spiegazioni «Chi è costui?», risponde: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».

Nelle domeniche che ci hanno preparato a celebrare la Settimana Santa, in questo Anno A, i testi biblici ci hanno portato a contemplare e a rispondere alla domanda posta dalla gente, dai sommi sacerdoti, dagli anziani, dai demoni… Chi è costui? Una domanda che ritorna anche oggi e che è presente palesemente e velatamente in tutti i Vangeli. Un ritornello continuo quindi e tante le risposte, le più svariate:

1. La domenica delle tentazioni ci offre una prima risposta: Gesù è vero uomo, tentato come noi, ma vincitore di Satana, il tentatore;
2. La domenica della Trasfigurazione ci dice che Gesù è vero Dio, splendente della gloria del Padre, l’amato;
3. La domenica della Samaritana Gesù si auto presenta come l’acqua viva, da cui sgorga la salvezza. I samaritani lo definiranno il salvatore del mondo.
4. La domenica del cieco nato Gesù si rivela come la luce del mondo, la luce di ogni uomo, di ogni coscienza, si definisce il Figlio dell’uomo;
5. La domenica della risurrezione di Lazzaro Gesù si dimostra vincitore della morte, dice di sé: “Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me vivrà in eterno”
6. In questa domenica Gesù si presenta come il re mite, umile che cavalca un’asina, ma i testi proposti dal triduo pasquale ci sveleranno la vera identità di Gesù.

Entriamo anche noi in questa Settimana Santa, facendoci introdurre dai testi che la liturgia ci fa contemplare e condurre dalla Parola di Dio che illumina il tragitto verso la Croce e la Risurrezione.

vv.1-3: Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: «Andate nel villaggio che vi sta di fronte: subito troverete un'asina legata e con essa un puledro. Scioglieteli e conduceteli a me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”».
Gesù sta compiendo il suo viaggio verso Gerusalemme. Matteo situa l’ingresso di Gesù nella città santa al cap. 21 del suo Vangelo, dopo che Egli ha ammaestrato i suoi su chi è il vero discepolo: una sequela incondizionata premiata dal centuplo, la ricerca dell’ultimo posto, il servizio, la gratuità, l’essere perseguitati a causa del Regno, la compassione verso chi soffre… Gerusalemme, la città santa, in cui tutto si compie, ci dice la meta del viaggio di Gesù sottolineando la centralità e l’importanza del luogo in cui tutti questi eventi stanno per compiersi.
Le parole di Gesù sanno un po’ di mistero, contengono un imperativo ben preciso per due dei suoi discepoli. Gesù li istruisce su come requisire l’asina e il suo puledro da lui indicati. Gesù e gli altri discepoli si fermano fuori di Gerusalemme, aspettando che i due eseguano gli ordini del Maestro. Devono andare nel villaggio di fronte e prelevare l’asina e il suo puledro e così accade.

vv.4-5: Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma”».
Qui Matteo cita Zaccaria 9,9 modificando l'inizio forse in base a Isaia 62,11: “Dite alla figlia di Sion: ecco arriva il tuo salvatore” e rilegge il testo in chiave messianica. Tralascia le altre due qualifiche che Zaccaria attribuisce al re-messia “Egli è giusto e vittorioso”, facendo risaltare l’unica qualità del messia Gesù: «mite». Gesù stesso si era definito al cap. 11 del vangelo di Mt. mite ed umile di cuore, che promette liberazione e la pace agli oppressi.
L’idea del re mite ed umile è rafforzata anche dal fatto che Gesù entra a Gerusalemme cavalcando un’asina. Sull’asina montavano principi, capi e del popolo, la cavalcatura usata nei periodi di pace. E’ la cavalcatura dei profeti e nell’episodio di Balaam è l’asina che riconosce per prima l’angelo del Signore. La Scrittura ce la presenta come la cavalcatura dei potenti: “Benedite il Signore, voi che montate asine bianche e splendenti” (Gd 5,10) cantava Deborah ai potenti di Israele!
Il cavallo invece rappresentava l’animale per la guerra (Zc 9,10) espressione, dunque, di potere e di forza. La richiesta di Gesù dice la sua volontà di qualificare il suo potere come un potere ottenuto attraverso la mitezza, attraverso il servizio e il dono di sé. L’asino è anche l’animale da soma, che porta sul suo dorso i carichi più pesanti e Gesù, cinque giorni più tardi, deriso e percosso, al pari dell’asino, porterà sulle sue spalle il peso più grave e più grande che un uomo potesse portare: il peso del peccato di tutta l’umanità e dell’umanità di tutti i tempi. Gesù cavalca un’asina presa in prestito.

vv.6-8: I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!».
I discepoli eseguono gli ordini come Gesù aveva loro indicato, poi misero i mantelli, ed Egli monta sulle bestie ed entra in Gerusalemme cavalcando l’asina e il suo puledro. Ciò che Zc aveva prefigurato si sta realizzando: la folla stende sulla strada i propri mantelli, taglia i rami dagli alberi e li usa come tappeti. E’ l’entrata trionfante di Gesù nella città santa. La folla osanna Gesù, fa festa, il loro grido di acclamazione è ripreso dal Sl 118 al v. 25-26: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!”. Hoshî’anna’ vuol dire “dona la salvezza!”. Le parole del salmo sono un’invocazione di accoglienza del Figlio di Davide, infatti più avanti il salmista invita al v. 27 a preparare “il corteo con rami frondosi fino ai lati dell’altare”. Questo ci dice che Gesù non è solo il re mite ed umile, ma è anche colui che viene con l’autorità di Dio, come Signore.

vv.10-11: Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».
Ancora una volta uno sconvolgimento da parte degli abitanti di Gerusalemme. Torna la domanda: “Chi è costui?”. Il testo dice che tutta la città era sconvolta, così come era stata presa dal turbamento all’arrivo dei Magi che chiedevano: “Dov’è il re dei Giudei che è nato?” (Mt 2,2-3).
Anche adesso la domanda sull’identità di colui che è entrato in città si fa forte e pressante. La folla che non è ancora corrotta, intaccata dall’odio e dall’invidia dei sommi sacerdoti e dei capi del popolo, riconosce in Gesù il profeta da Nazareth di Galilea! Con quest’ultima affermazione Mt ci presenta Gesù come il messia pacifico e salvatore, che entra nella sua città come Figlio di Davide e Signore, ma anche come il profeta che compirà il suo destino di profeta rifiutato, perseguitato e ucciso (Mt 13,57e 23,37).  Un momento di trionfo effimero, proprio di un solo giorno; ma servirà almeno per suscitare delle domande sull'identità di Gesù. Anche alcuni greci ne chiesero informazione a Filippo: "Vogliamo vedere Gesù" (Gv 12,21).
La folla che oggi grida: “Osanna”, fra cinque giorni griderà più forte “Crocifiggilo!” e lo sentiremo nella lettura della Passione in questa domenica e il Venerdì Santo.

La celebrazione di oggi mettendo insieme i due atteggiamenti della folla che prima lo acclama e poi lo condanna, ci fa capire come è facile dimenticare l'amore di Dio, lasciarsi andare al peccato, rinnegare il Signore. Tutto il male, che si compie sulla terra, in qualche modo si è condensato in quei fatti: la violenza, la sete di potere, l'invidia, il tradimento degli amici, la viltà, l'adulazione dei potenti, la malizia, lo sfregio della dignità umana, le insinuazioni, la menzogna e quant'altro di male gli uomini fanno, tutto è presente nella passione di Gesù.
A Dio è presente tutto il male del mondo, il male morale e anche il male fisico. Il paradosso è che proprio questo dolore, questa sofferenza è stata accettata e questo male è stato ribaltato, è diventato in mano a Dio lo strumento attraverso il quale Egli ci ha salvato. L'amore di Dio ha vinto questo male e lo ha fatto diventare redenzione. Gesù sa che va incontro alla sua ora; è venuto per questo, anche se umanamente sente tutta l'angoscia dell'orto degli ulivi, sa invocare e compiere la volontà del Padre, che è il vero bene per Lui e per tutti.

La domanda: "Chi è costui?" ci accompagni in questi giorni e vedremo come la risposta ce la fornirà lo svolgersi degli eventi, Gesù stesso al pretorio, in tribunale, sulla Croce, e infine nell’evento della tomba vuota. Incontreremo tanti personaggi che davanti all’evidenza sono ciechi, nell’amicizia rinnegheranno, nell’esercizio del loro potere se ne laveranno le mani; ma incontreremo altri come il centurione che riconoscerà la vera identità di quell’uomo, le pie donne che compiranno i gesti della sepoltura, Nicodemo che prenderà il suo corpo, il Cireneo costretto a portare con lui la croce… a testimonianza della diversità dell’uomo di porsi davanti al mistero di un Dio che, come diceva Paul Claudel “non è venuto a spiegare la sofferenza: è venuto a riempirla della sua presenza”.
Ognuno ha un ruolo, una parte nella Passione che Gesù continua a vivere. Sappiamo entrare in questo grande ed ineffabile mistero oppure ne vogliamo stare fuori, come indifferenti e insignificanti spettatori? Siamo disponibili a vivere questa settimana lasciandoci interrogare da Gesù, stare con Lui, accompagnarlo nel suo destino di profeta perseguitato e ucciso?
Crediamo che dopo il Calvario c’è una luce perché ora il velo è squarciato: Dio è visibile e il suo volto è il volto di un Dio consegnato per Amore? A noi la risposta davanti a questo Dio!

Appendice
Sermone per la Domenica delle Palme
Fratelli, che siete venuti in chiesa con maggiore impulso del solito, e che avete portato con voi con gioia rami d`albero, vi prego. Ma giova farlo con coloro che non sanno perché lo fanno, né cosa significhino queste cose?
Voi dovete sapere che in questo giorno, cioè il giovedì prima della sua Passione, il nostro Salvatore si pose a sedere su un`asina presso il monte degli Ulivi per dirigersi verso Gerusalemme (cf.Gv 12,1). Ora la folla, saputo che Gesù era diretto a Gerusalemme, gli andò incontro con rami di palme (cf.Gv 12,14; Mt 21,1-7; Mc 11,1-7; Lc 19,29-35), "e siccome egli già si apprestava a discendere il monte degli Ulivi, nella sua gioia la folla di coloro che discendevano si mise a lodare Dio a gran voce" (Gv 12,12-13). Durante quei cinque giorni, cioè da questo fino alla sera del giovedì in cui fu consegnato dopo la Cena, egli insegnò tutti i giorni nel tempio e dimorò tutte le notti sul monte degli Ulivi. E poiché il decimo giorno del mese si rinchiudeva l`agnello che doveva essere immolato il quattordicesimo giorno dai figli d`Israele, è a pieno titolo che questo vero Agnello, cioè il Cristo Signore, entrò quel giorno, lui che doveva essere crocifisso il venerdì nella Gerusalemme dove era rinchiuso l`agnello tipico. Oggi perciò, "le persone in gran numero, stesero i loro mantelli sulla strada e altre oggi tagliavano rami dagli alberi e ne cospargevano" (Mt 21,8) del pari il cammino del Salvatore.
E se la santa Madre Chiesa celebra oggi corporalmente questi avvenimenti, è perché si adempiano, il che è molto più importante, spiritualmente. Infatti, ogni anima santa è l`asina di Dio. Il Signore si asside sull`asina e si dirige verso Gerusalemme, quando abita nelle vostre anime, fa loro disprezzare questo mondo e amare la patria celeste. Voi gettate le vostre vesti davanti a Dio sulla strada se mortificate i vostri corpi con l`astinenza preparandogli così il cammino per venire a voi. Voi tagliate rami d`alberi se vi preparate il cammino per andare a Dio, praticando le virtù dei santi Padri. Cosa fu Abramo? Cosa fu Giuseppe? E David? Cosa furono gli altri giusti, se non alberi che portano frutto? Imparate l`obbedienza alla scuola di Abramo, la castità alla scuola di Giuseppe, l`umiltà alla scuola di David, se vi aggrada ottenere la salvezza eterna.
La palma significa la vittoria. Così noi portiamo palme nella mano, se cantiamo la vittoria gloriosa del Signore, sforzandoci di vincere il diavolo con una buona condotta. Ecco perché dovete anche sapere, o fratelli, che porta invano il ramo d`ulivo colui che non pratica le opere di misericordia. Come pure, è senza alcun profitto che porta la palma colui che si lascia vincere dalle astuzie del diavolo. Rientrate in voi stessi, carissimi, ed esaminate se fate spiritualmente ciò che compite corporalmente.
Credetelo molto fermamente, fratelli, sarebbe pericoloso per noi non annunciarvi i misteri del nostro Salvatore, ma è altresì pericoloso per voi non prestar loro che poca attenzione. Noi vi esortiamo in definitiva a prepararvi tanto maggiormente, quanto più si avvicina la festa di Pasqua, a purificarvi da tutto ciò che è invidia, odio, collera, parole ingiuriose, maldicenze e calunnie, per poter celebrare degnamente quel giorno.
Perdonate coloro che hanno peccato contro di voi, affinché il Signore perdoni i vostri peccati: colui che avrà serbato odio o collera, sia pure nei confronti di un sol uomo, celebrerà la Pasqua per sua sventura, poiché non mangerà la vita con Pietro, ma riceverà nella santa comunione la morte con Giuda. Allontani da voi tale sciagura, colui che vi ha creato con potenza, riscattato con amore, Gesù Cristo nostro Signore, che vive e regna con il Padre e lo Spirito Santo, Dio, nei secoli dei secoli. Amen. (Anonimo IX secolo, Hom. 10)
Colloquio intimo con Dio
Ritengo dunque auspicabile dire qui
qualcosa delle sofferenze che per me Tu hai sofferto,
o Dio di tutti.
Ti sei tenuto in piedi nel tribunale della creatura, in una
natura che era la mia;
Non hai parlato, Tu che doni la parola;
Non hai alzato la voce, Tu che crei la lingua;
Non hai gridato, Tu che scuoti la terra;
Non hai ruggito, Tu che sei la tromba che risuona
agli orecchi di tutti nella Maestà;
Non li hai biasimati, nonostante i tuoi benefici,
e non hai loro, nonostante le loro malvagità, chiuso
la bocca;
Non hai abbandonato alla confusione chi Ti abbandonava
ai tormenti della morte;
Non hai opposto resistenza, quando Ti legavano;
e quando Ti schiaffeggiavano, non Ti sei indignato;
quando Ti coprivano di sputi, Tu non hai ingiuriato,
e quando Ti davano pugni, Tu non hai fremuto;
Quando si facevano burle di Te, non ti sei corrucciato;
E quando Ti schernivano, non hai alterato il tuo viso.
Lo hanno spogliato della tunica che Lo ricopriva
come se Egli fosse impotente,
e di nuovo ve Lo hanno rivestito
come un detenuto incapace di fuggire...
Con la flagellazione, all`ultima ignominia
L`han consegnato in mezzo a plebaglia abietta;
han piegato il ginocchio per insultarlo
e gli han posto sul capo una corona per disprezzo
(cf. Mt 27,26-31).

Lungi dal darTi un attimo di tregua, o Fonte della vita,
T`hanno apprestato, per portarlo
lo strumento di morte.
Con magnanimità Tu l`hai accolto,
l`hai preso con dolcezza,
l`hai sollevato con pazienza;
Ti sei caricato, come fossi un colpevole, del legno
dei dolori!
Sulla sua spalla Egli ha portato l`arma di vita,
come il fiore di giglio delle valli (cf. Ct 2,1).
Ti han cacciato fuori come la vittima dell`olocausto;
Ti hanno sospeso come l`ariete impigliato al cespuglio per le corna
(cf. Gen 22,13);

Ti hanno disteso sull`altare della Croce come una vittima;
Ti hanno inchiodato quasi Tu fossi un malfattore;
Ti hanno inchiodato come un ribelle;
Tu che sei la Pace celeste, quasi Tu fossi un brigante;
Tu che sei la grandezza inviolabile, come un uomo dei dolori;
Tu che sei adorato dai Cherubini, come un essere spregevole
(cf. Is 53,3)

Tu che sei la causa della vita, come degno
d`esser distrutto dalla morte;
Tu che hai esposto l`Evangelo,
come un bestemmiatore della Legge;
il Signore e il compimento dei Profeti,
come un trasgressore delle Scritture;
Tu che sei il raggio di gloria e il sigillo
di pensieri insondabili del Padre (cf. Eb 1,3),
come avversario della volontà di Colui
che Ti ha generato;
Tu che sei veramente Benedetto, come un esiliato;
Tu che hai sciolto il legame della Legge, come uno scomunicato
(cf. Gal 3,13);

Tu che sei un fuoco divoratore (cf. Dt 4,24), come un prigioniero condannato;
Tu che sei temibile in cielo e in terra,
come un uomo giustamente castigato (cf. Is 53,4);
Tu che sei nascosto in una luce inaccessibile (cf. 1Tm 6,16),
come uno schiavo terrestre!
(Gregorio di Narek, Liber orat. 77, 1 ss.)

Le lodi dei fanciulli
"I fanciulli gridavano e dicevano: Osanna al figlio di David. La cosa spiacque ai sommi sacerdoti e agli scribi, e gli dissero: Non senti ciò che dicono?" (Mt 21,15-16). Visto che le lodi non ti sono gradite, falli tacere. Alla sua morte come alla sua nascita, i fanciulli prendono parte alla corona dei suoi dolori. Incontrandolo, Giovanni, ancora "bambino, ha esultato nel seno" (Lc 1,41) di sua madre, e dei bambini furono messi a morte alla sua nascita, e divennero come il vino del suo banchetto nuziale. Furono dei fanciulli a proclamare le sue lodi quando giunse il tempo della sua morte. Alla sua nascita, "Gerusalemme si turbò" (Mt 2,3), e lo fu ancora e "temette" (Mt 21,10), il giorno in cui egli vi entrò. "La cosa spiacque agli scribi e gli dissero: Fermali! Egli rispose loro: «Se essi tacciono grideranno le pietre»" (Lc 19,39-40). Per cui, essi hanno preferito far gridare i fanciulli, piuttosto che le pietre, poichè al clamore delle creature gli spiriti ciechi avrebbero potuto comprendere. Il clamore delle pietre era riservato al tempo della sua crocifissione (cf. Mt 27,51-52); infatti, allora, rimasti muti coloro che erano dotati di parola, furono le cose mute che proclamarono la sua grandezza. (Efrem, Diatessaron, 18, 2)

"Ascolta chi è stato crocifisso,
Ascoltalo parlare al tuo cuore,
Ascoltalo, Lui che ti dice:
Tu vali molto per me"
(Giovanni Paolo II)

Questa settimana incomincia con la processione festosa con i rami di ulivo: tutto il popolo accoglie Gesù. I bambini, i ragazzi cantano, lodano Gesù.
Ma questa settimana va avanti nel mistero della morte di Gesù e della sua risurrezione. Abbiamo ascoltato la Passione del Signore. Ci farà bene farci soltanto una domanda: chi sono io? Chi sono io, davanti al mio Signore? Chi sono io, davanti a Gesù che entra in festa in Gerusalemme? Sono capace di esprimere la mia gioia, di lodarlo? O prendo distanza? Chi sono io, davanti a Gesù che soffre?
Abbiamo sentito tanti nomi, tanti nomi. Il gruppo dei dirigenti, alcuni sacerdoti, alcuni farisei, alcuni maestri della legge, che avevano deciso di ucciderlo. Aspettavano l’opportunità di prenderlo. Sono io come uno di loro?
Abbiamo sentito anche un altro nome: Giuda. 30 monete. Sono io come Giuda? Abbiamo sentito altri nomi: i discepoli che non capivano niente, che si addormentavano mentre il Signore soffriva. La mia vita è addormentata? O sono come i discepoli, che non capivano che cosa fosse tradire Gesù? Come quell’altro discepolo che voleva risolvere tutto con la spada: sono io come loro? Sono io come Giuda, che fa finta di amare e bacia il Maestro per consegnarlo, per tradirlo? Sono io, traditore? Sono io come quei dirigenti che di fretta fanno il tribunale e cercano falsi testimoni: sono io come loro? E quando faccio queste cose, se le faccio, credo che con questo salvo il popolo?
Sono io come Pilato? Quando vedo che la situazione è difficile, mi lavo le mani e non so assumere la mia responsabilità e lascio condannare – o condanno io – le persone?
Sono io come quella folla che non sapeva bene se era in una riunione religiosa, in un giudizio o in un circo, e sceglie Barabba? Per loro è lo stesso: era più divertente, per umiliare Gesù.
Sono io come i soldati che colpiscono il Signore, Gli sputano addosso, lo insultano, si divertono con l’umiliazione del Signore?
Sono io come il Cireneo che tornava dal lavoro, affaticato, ma ha avuto la buona volontà di aiutare il Signore a portare la croce?
Sono io come quelli che passavano davanti alla Croce e si facevano beffe di Gesù: “Era tanto coraggioso! Scenda dalla croce, a noi crederemo in Lui!”. Farsi beffe di Gesù…
Sono io come quelle donne coraggiose, e come la Mamma di Gesù, che erano lì, soffrivano in silenzio?
Sono io come Giuseppe, il discepolo nascosto, che porta il corpo di Gesù con amore, per dargli sepoltura?
Sono io come le due Marie che rimangono davanti al Sepolcro piangendo, pregando?
Sono io come quei capi che il giorno seguente sono andati da Pilato per dire: “Guarda che questo diceva che sarebbe risuscitato. Che non venga un altro inganno!”, e bloccano la vita, bloccano il sepolcro per difendere la dottrina, perché la vita non venga fuori?
Dov’è il mio cuore? A quale di queste persone io assomiglio? Che questa domanda ci accompagni durante tutta la settimana. (Papa Francesco, Omelia del 13 aprile 2014)
Fonte:http://www.figliedellachiesa.org

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