Don Attilio GIOVANNINI SDB"Come entrare nel Regno."

14 maggio 2017 | 5a Domenica di Pasqua - A | Omelia
Come entrare nel Regno.
Credere. Di fronte all'annuncio della sua dipartita i discepoli sono interdetti. Come, te ne vai? Non hai
promesso il Regno? Qui non abbiamo ancora visto niente e tu già ci lasci?
Appunto, dice Gesù, vado a prepararvi il posto nel Regno, dove staremo insieme per sempre. Se non vado, neanche voi potrete venire. Per questo dovete credere: se perdete fiducia e vi volgete da un'altra parte, non arriverete più. Se invece state saldi in me, raggiungerete "le dimore", ovvero starete col Padre anche voi. Questa è la strada, lo sapete, la strada della vita: fedeltà a chi vi ha chiamato.
Un chiaro invito all'impegno. Allora i discepoli, un po' intimoriti, mettono le mani avanti, e per bocca di Tommaso obiettano:

*Non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via?
La domanda dice tutta l'inadeguatezza dei discepoli, ma offre a Gesù il modo di essere esplicito:

*Sono io la via, la verità e la vita: nessuno viene al Padre se non tramite me.
Stiamo parlando del Regno? Ebbene, il Regno è la "casa del Padre"! E la casa del Padre non è in qualche lontano cielo, ma è dove sono io. Il Regno è: essere in rapporto al Padre alla stessa maniere in cui lo sono io. Il Regno è "conoscere" il Padre come lo conosco io e come io lo faccio conoscere. Io sono la verità del Padre, e in me potete vivere della sua vita. Solo attraverso me arrivate a questa intimità con lui.
Gesù, che aveva detto: "Io sono la porta", qui dice la stessa cosa, per la ragione che ha spiegato tante volte:

*Se foste arrivati a conoscermi, conoscereste anche il Padre.
Perché io sono il volto del Padre. Io non solo lo rappresento, ma lo rendo presente.
Questo punto ha bisogno di essere spiegato bene. Perciò il narratore fa intervenire un altro discepolo con un'altra domanda ingenua. Dice Filippo:

*Mostraci il Padre e ci basta.
E allora Gesù chiarisce definitivamente: l'unico modo per vedere Dio è contemplare la sua immagine vivente che è il Figlio. Già nel prologo si asseriva:

*Dio nessuno l'ha mai visto. Il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.
Dunque, ecco la parola culminante di questo discorso d'addio ai discepoli:

*Chi vede me, vede il Padre.
Chi entra nel mio mistero, trova l'operare del Padre nella storia, e scopre il suo donarsi ai figli, perché vivano non solo con lui, ma di lui.
Chi vede Gesù, sa che Dio non è un irraggiungibile signore dell'etere, né un capriccioso despota che fa pesare la sua superiorità, né uno spietato vendicatore... ma il Padre produttore e promotore della vita. È un Dio di vita. È il pastore che conduce tutti ai grandi pascoli della gioia eterna.
Il Padre è il Dio che non si impone con gli effetti speciali, eppure compie opere davvero speciali, cioè divine: rinnovare la sua creazione.
Non temano dunque i discepoli. Se Gesù è un cosa sola col Padre, comunque vada la storia, essi possono arrivare alla meta e stare con Gesù e col Padre.
Così il sogno impossibile di vedere Dio si compirà.
Non solo, ma loro, a loro volta, diverranno riproduzione del volto del Padre. Diventeranno luogo della sua presenza e strumento della sua azione. Quindi compiranno anche loro le sue opere: sanare, liberare, trasfigurare... Diventeranno veri costruttori del Regno, più di me ora. Ciò che io compio ora è solo segno di ciò che compiranno loro. E il Regno si estenderà fino agli estremi confini.

Don Attilio GIOVANNINI SDB
Fonte:http://www.donbosco-torino.it

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