don Roberto Seregni "Fuori..."

Fuori...
don Roberto Seregni  
IV Domenica di Pasqua (Anno A)
Vangelo: Gv 10,1-10 
Il Signore lo sa, stiamo tranquilli.
Lo sa che abbiamo bisogno di tempo per convincerci seriamente che Lui è vivo.

Lo sa che i discepoli di Emmaus sono il prototipo di molti cristiani che si sono fermati al Venerdì Santo e hanno ancora gli occhi tappati dal dolore.
Lo sa che abbiamo bisogno di quel pane spezzato per riconoscerLo risorto e vivente.
Proprio a partire da questo riconoscimento i discepoli rileggono e riascoltano la parola del loro Rabbì che assume un significato nuovo, inatteso e luminoso.
Lui, il Risorto, si presenta come il buon pastore che conosce e ama le sue pecorelle. Anche se non la sai, anche se non te ne sei mai accorto o dubiti che sia così, c'è Qualcuno che veglia su di te, che segue il tuo cammino, che ti conosce per nome e ti difende dai ladri e dai briganti. Non è un "grande fratello" invadente e pettegolo o un controllore celeste che giudica e condanna, ma un pastore.
Anzi: il buon pastore.
Dovremmo prendere un po' più seriamente questa Parola di Gesù e chiederci onestamente chi (o che cosa...) è il pastore della mia vita e dove la conduce. Lasciamoci scavare da questa Parola e diamo un nome ai modelli, agli ideali o ai progetti ispiratori delle nostre scelte.
A chi andiamo dietro?
Al buon pastore che ci tratta da pecorelle o ai falsi pastori che ci trattano da pecoroni?
Gesù ci ha messo in guardia: i falsi pastori vengono per uccidere o per rubare.
Smascheriamoli!
C'è un particolare di questo testo che attira sempre la mia attenzione. Il buon pastore ripete per due volte (vv. 3-4) che conduce le pecore "fuori" dal recinto.
Strano...
Istintivamente mi verrebbe da pensare che il pastore voglia soprattutto chiudere al sicuro le sue pecore dentro un recinto ben protetto. Invece no. Gesù ci conduce "fuori".
Fuori dalla chiusura del peccato.
Fuori dai pettegolezzi e dalle piccolezze dei nostri giudizi.
Fuori dai nostri egoismi e dalle nostre presunzioni.
Fuori dalle secche di una religiosità fatta di pratiche sterili.
Gesù ci conduce "fuori" e si mette davanti a noi. Questo ci fa capire che l'esperienza cristiana autentica non si fonda su un intruppamento dentro i recinti dell'osservanza, ma su un cammino serio e sereno sui passi di Gesù.
Il cristianesimo è troppo spesso ridotto ad un ricettario di comportamenti morali e la stragrande maggioranza dei cristiani vive la sua fede come una «cosa da fare», come un adempimento di precetti. La Parola di oggi dice una cosa ben diversa (per fortuna!): il cristiano è chi segue Gesù, è chi sceglie Lui come suo unico pastore! La fede allora non è semplicemente fare o non fare qualcosa, rispettare una regola in più o in meno, ma è incontrare Qualcuno che ti ribalta la vita e te la riempie di gioia!
Chiedete ai discepoli di Emmaus...
Fonte:http://www.qumran2.net/

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