MACHETTA Domenico SDB, "Ascensione di Gesù al cielo"


Bibbiena - Ascensione 
28 maggio 2017 | 6a Domenica di Pasqua - A | Omelia

7ª Domenica di Pasqua:
Ascensione di Gesù al cielo

1ª LETTURA: At 1,1-11
La prima lettura dell'Ascensione è formata dai primi undici versetti degli Atti degli Apostoli. Gli Atti
iniziano con Gesù, vivo, che parla. "Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove" (non razionali, perché la Risurrezione si coglie solo con la fede), "apparendo loro per quaranta giorni". "Quaranta" indica un tempo di passaggio, un tempo intermedio, quasi una specie di deserto per la giovane comunità, tempo di preparazione, come i giorni del popolo dell'Esodo prima della manifestazione del Sinai. Si parla di apparizioni pasquali a tavola: è sempre la tavola dell'Eucaristia.
L'Ascensione segna la fine delle apparizioni pasquali: da allora in poi Cristo sarà presente in modo reale come prima, però non più visibilmente, nel momento della Liturgia eucaristica. Cristo, con la Morte-Risurrezione, è entrato nella dimensione "celeste", mentre la Chiesa è nella dimensione "terrestre". Tra la realtà celeste e quella terrestre c'è possibilità di collegamento: l'Eucaristia è il momento vertice di questo collegamento. L'Ascensione dunque, per Luca, è una scena chiave, è l'aggancio tra le due parti della sua opera: Vangelo e Atti.
Luca termina il suo Vangelo dicendo che Gesù "si staccò da loro e fu portato verso il cielo". Due realtà dunque: celeste e terrestre con possibilità di collegamento. La preghiera "strappa" Gesù dal Cielo! Per Luca la preghiera è vivere un'esperienza divina sulla terra, ed è lo Spirito Santo che opera questo capolavoro; è lo Spirito che collega la Chiesa con il mondo celeste e fa sì che la Chiesa sia la continuazione del Mistero di Cristo nella storia. Matteo, per marcare questa verità, preso com'è dalla realtà di Cristo presente nella Chiesa, addirittura non parla neanche di Ascensione; per lui Gesù non se ne va, è l'Emmanuele: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20).
Nella scena dell'Ascensione narrata dagli Atti si sente il parallelo con il racconto del rapimento di Elia. "Se mi vedrai quando sarò rapito lontano da te, ti sarà concesso ciò che hai chiesto", dice Elia ad Eliseo. Sappiamo che Eliseo raccoglierà il mantello caduto a Elia. Il "mantello" di Gesù cadde dunque sui discepoli mentre "stavano fissando il cielo". In realtà lo Spirito investirà i discepoli e la potenza di Gesù li accompagnerà. Due uomini in bianche vesti li incoraggiano, per cui lo stacco non è desolante. L'Ascensione non è l'atto finale, la conclusione di qualcosa, ma è un inizio, l'inizio dell'epoca futura.
La "nube" nasconde Gesù ai nostri occhi, ma non ce lo toglie: la nube, che ricorda l'Esodo, è segno della "presenza" di Dio tra noi. Quel "Cielo" in cui Gesù ascende è unito ormai alla terra con la Risurrezione. In Cristo un uomo in carne e ossa entra nel mondo di Dio: "Toccatemi e guardate: un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho" (Lc 24,39). La nostra carne è assunta. Il 15 Agosto celebreremo l'assunzione in carne e ossa di Maria. E poi arriveremo noi, se Dio vuole, nel giorno deciso da lui.
La parola più consolante della festa dell'Ascensione è certamente quel "tornerà", una parola che entusiasmava i primi cristiani, su cui noi forse troppo poco riflettiamo, anche se in ogni Messa diciamo: "Annunciamo la tua morte... nell'attesa della tua venuta". Eppure noi giochiamo tutto su quella parola! In quel "tornerà" c'è un invito pressante alla conversione, al disancoraggio, alla sdrammatizzazione del presente, all'urgenza dell'annuncio delle realtà eterne.
Non sempre abbiamo la faccia di chi aspetta l'Amato del nostro cuore!

VANGELO: Mt 28,16-20

L'ultima riga del Vangelo secondo Matteo è fondamentale, per capire tutto il discorso di questo evangelista: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".
Matteo non parla dell'Ascensione, per martellare bene il suo tema dell'Emmanuele, del Dio-con-noi.
Nessuna nazione ha la divinità così vicina a sé, come è vicino il nostro Dio, come annunciava con enfasi il Deuteronomio.
Gesù rimane con noi. Non si tratta di esperienze mistiche particolari ma di una presenza reale, viva, nella Chiesa.
Gesù dunque non se ne va. Ma dov'è Gesù? Dove lo possiamo vedere? In Galilea, aveva detto Gesù alle donne.
Ecco dunque il Vangelo di oggi: "Gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato".
In Galilea, sul monte.
Conosciamo il fascino che per Matteo ha la parola "monte".
È il luogo teologico dove Dio parla, dove Dio si rivela; là sale l'umile popolo che crede, salgono i ciechi, i muti, i sordi, gli storpi, gli zoppi...
Per Matteo il monte è la Chiesa, è il monte in cui Cristo risorto è presente. Momento privilegiato della vita della Chiesa è la Liturgia: "là mi vedrete!".
"Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20).
Nella Galilea della vita quotidiana, sul monte della Chiesa. A Matteo dobbiamo il termine "Ecclesia".
"Quando lo videro, si prostrarono". Come i magi! Splendida inclusione sul tema dell'adorazione!
Gran finale sinfonico. Tornano con arte i grandi temi.
"Andate dunque e fate discepoli... insegnando...". In Matteo Gesù è il maestro.
Io-sono-con-voi: ultime parole!
Gesù, Dio con noi, centro del cosmo e della storia.



Da: Domenico MACHETTA
Fonte:http://www.donbosco-torino.it/

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