MACHETTA Domenico SDB, "VIENI, SPIRITO SANTO, VIENI"

4 giugno 2017 | 8a Domenica di Pasqua: PENTECOSTE - A | Omelia
8ª Domenica di Pasqua: PENTECOSTE
VIENI, SPIRITO SANTO, VIENI

1ª LETTURA: At 2,1-11 

Il testo di Atti 2,1-11 va letto tenendo presente Gn 11 (la torre di Babele), che è la 1ª lettura della
messa della vigilia di Pentecoste. La Pentecoste è l'anti-Babele. A Babele si parte da "una sola lingua" e si arriva alla confusione delle lingue. Quando due persone bisticciano - lo diciamo anche noi - parlano lingue diverse. Il mattino di Pentecoste, a Gerusalemme, Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia... insomma tutto il mondo conosciuto, riescono a capirsi. Il linguaggio dell'amore mette tutti in comunione. Il capirsi non è frutto dei mezzi di comunicazione sociale, ma dell'effusione dello Spirito Santo. In sostanza la sintesi di tutto sta qui.

Al mattino del giorno di Pentecoste si trovavano tutti insieme nello stesso luogo: espressione che ricorda l'Esodo, quando Israele era raccolto ai piedi del Sinai. Il "Targum" di Es 19,2 dice: "Israele si accampò di fronte alla montagna tutto unito di cuore". A Pentecoste, gli Ebrei celebravano la festa del dono della Legge. È significativo che il dono dello Spirito avvenga in questa ricorrenza! All'improvviso (repente) si ode un fragore: assolutamente imprevedibile e gratuito l'intervento del "rúach", il vento di Adonaj. Come il vento, anche il fuoco è un simbolo biblico dello Spirito: lingue come di fuoco (non dice che fossero di fuoco, ma come di fuoco) si posano su di loro. È un po' quello che è capitato in anticipo nella casa di Zaccaria

al tempo della Visitazione. Il linguaggio che unisce tutti è quello dell'amore. Non è un parlare tante lingue, ma un unico linguaggio che celebra le grandi opere di Dio, da non confondersi con la "glossolalia", il carisma di cui si parla nella 1ª lettera ai Corinti.
In definitiva questa "epifania" dello Spirito è frutto di una grande presa di coscienza che la prima Chiesa di Gerusalemme ha avuto dopo il periodo di preparazione, vissuto in preghiera, perseveranza e concordia, con Maria. È fondamentale la presenza di Maria nella prima comunità cristiana, come "calamita" dello Spirito. Come abbiamo ricordato nella 2ª domenica di Pasqua, Gesù, entrando nel cenacolo a porte chiuse, alitando su di loro, donò lo Spirito. Gli Apostoli rimangono storditi, ma non capita niente: le porte del cenacolo rimangono chiuse. A Pentecoste finalmente, con la luce e la forza dello Spirito, gli Apostoli prendono coscienza di quello che è avvenuto nella Vita-Morte-Risurrezione di Gesù e diventano testimoni. Gesù aveva ordinato loro con forza (Atti 1,4) di non allontanarsi da Gerusalemme prima di essere rivestiti di "forza" dall'alto. Il rischio di saltare la Pentecoste è sempre in agguato nella Chiesa. Luca ci avverte con estrema decisione.

VANGELO: Gv 20,19-23

Apparizione a Gerusalemme, la sera di Pasqua.
I discepoli sono chiusi in casa per timore dei Giudei.
Alla paura succede la gioia: "Vi vedrò di nuovo, e il vostro cuore si rallegrerà; e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia" (16,22-23).
E con la gioia, la pace, con il tipico saluto orientale, ripetuto due volte!
Gesù "alita" su di loro dicendo: "Ricevete lo Spirito Santo".
Un gesto creatore: è lo stesso verbo, in greco, usato in Gn 2,7 per la creazione dell'uomo.
Lo Spirito Santo (alito, respiro di Gesù!), è ormai effuso per sempre ("Chinato il capo...").
Emergono con chiarezza tre temi: la missione dei discepoli (v. 21), fondata sul dono dello Spirito Santo (v. 22), con il potere di rimettere i peccati (v. 23).
Il potere divino di rimettere i peccati è affidato alla Chiesa, sposa di Cristo: potente il passivo teologico ("saranno perdonati"... da Dio)!
È opportuno ricordare qui una splendida pagina di Atenagora:

"Senza lo Spirito Santo, Dio è lontano,
il Cristo resta nel passato,
il vangelo una lettera morta,
la Chiesa una semplice organizzazione,
l'autorità un potere,
la missione una propaganda,
il culto un arcaismo,
e l'agire morale un agire da schiavi.
Ma nello Spirito Santo
il cosmo è nobilitato
per la generazione del regno,
il Cristo risorto si fa presente,
il vangelo si fa potenza e vita,
la Chiesa realizza la comunione trinitaria,
l'autorità si trasforma in servizio,
la liturgia è memoriale e anticipazione del Regno,
l'agire umano viene deificato".

Da: Domenico MACHETTA
Fonte:http://www.donbosco-torino.it

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