FRA.Andrea Vaona, "Cuore ascoltante"

In quei giorni a Gàbaon il Signore apparve a Salomone in sogno durante la notte.

Dio disse: «Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda».
Salomone disse: «Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide, mio padre. Ebbene io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che hai scelto, popolo numeroso che per la quantità non si può calcolare né contare. Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso?».
Piacque agli occhi del Signore che Salomone avesse domandato questa cosa.
Dio gli disse: «Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio e intelligente: uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di te» (1Re 3,3.5.7-12).

Salomone è appena succeduto al padre Davide nel regno e chiede a Dio “un cuore che ascolta” e Dio gli concede un cuore saggio e intelligente.  Ma il giovane re non ha chiesto direttamente la saggezza, che evidentemente costituisce un arricchimento, un guadagno. Egli ha umilmente chiesto questa apertura di cuore che mette in condizione di riceverla.

Bibbia Francescana inserisce uno dei suoi box di approfondimento francescano (p. 414) proprio in corrispondenza del brano di 1Re proposto dalla prima lettura della XVII Domenica del Tempo ordinario, anno A. Il riferimento è al termine “Cuore”:

Salomone chiede a Dio un “cuore ascoltante” (traduzione alla lettera di “lev shomeà”), ossia un cuore capace di mantenersi in stato di ascolto. Esso non è dunque il luogo di effimeri sentimenti, ma dell’intelligenza spirituale e della decisione di aderire all’alleanza.

[Ciò che Salomone chiede è un cuore ascoltante e forse è particolarmente evocativo che in questo participio shomeà ci sia la stessa radice dell’espressione ebraica ben nota: shema’ Israel, ascolta Israele. Salomone chiede un cuore che sappia ascoltare, ascoltante].

Davanti al Crocifisso, Francesco chiede la stessa cosa: le tenebre del suo cuore, che può essere malato (Rnb 22,5-8 : FF 57 citando Mt 15,19-20 e Mc 7,21-23), divengano luce, che la sua mente sia illuminata e la sua volontà indirizzata a scegliere la via di Dio attraverso la fede, speranza, carità (preghiera “Absorbeat”: «Rapisca, ti prego, o Signore, / l’ardente e dolce forza del tuo amore / la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo, / perché io muoia per amore dell’amor tuo, / come tu ti sei degnato di morire / per amore dell’amor mio»).

Il cuore, infatti, non solo è il motore del corpo e della sua energia, ma, secondo l’antropologia delle Scritture, il luogo in cui tutto si decide. Nel salmo 139,23-24, infatti, si chiede che Dio, conoscendo il cuore e i pensieri dell’uomo, lo guidi sulla “via della vita”: «Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore, / provami e conosci i miei pensieri; / vedi se percorro una via di dolore / e guidami per una via di eternità».

La richiesta di Salomone, “Dammi, Signore, un cuore che ascolta”, è una preghiera di invocazione eccellente che possiamo pronunciare prima di ascoltare la parola di Dio, di sostare in preghiera, di visitare un malato, di una riunione di lavoro o un incontro comunitario, o semplicemente ogni volta che dobbiamo entrare in contatto col nostro prossimo. Quando inoltre siamo soli, questa richiesta può diventare la nostra preghiera abituale per ottenere di restare attenti nel profondo del cuore, che ascolta senza sosta, di fronte al Signore.
Fonte:http://bibbiafrancescana.org

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