p. José María CASTILLO, "IL SUO VOLTO BRILLO’ COME IL SOLE"

TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE – 6 agosto 2017 - Commento al Vangelo
IL SUO VOLTO BRILLO’ COME IL SOLE
di p. José María CASTILLO
Mt 17, 1-9

Sei giorni dopo Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte,
su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Dopo il primo annuncio della passione e la chiamata di Gesù a “seguirlo” sulla via della “croce” (Mt 16, 21-28 par), lo stesso vangelo di Matteo racconta quest’episodio singolare e straordinario della trasfigurazione. Per un lettore che ha familiarità con la lettura della Bibbia, evocare la salita su di un monte citando Mosè e la presenza di una nube, tutto questo ci rimanda all’episodio di Mosè sul Sinai (Es 24,1.9.15 s). Quando Mosè scese dal Sinai, aveva il volto splendente (Es 34,29-35) (U. Luz, R. Pesch). Tutto questo esprime la rivelazione di Dio. Ma nella trasfigurazione, qui raccontata dal vangelo di Matteo, si mette in evidenza che in Gesù Dio si fa conoscere a noi non nello splendore della gloria, ma nella sequela di quel Gesù che ha lottato contro la sofferenza, fino al punto di essere condannato ed escluso dai poteri del sistema.
Per questo, in questo strano racconto è impressionante il fatto che il Dio di Gesù si manifesti in un uomo che ha appena annunciato la fine della sua vita come la fine di una persona esclusa, schiacciata ed umiliata come un cadavere appeso ad un palo, sul quale pesava la maledizione che ricadeva sugli “stranieri” e sui “ribelli” (Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica, 2.306, 308; 5, 449-453; Filone, In Flaccum 72, 84), sui delinquenti violenti (Marziale, De spectaculis 9) e sugli schiavi (Cicerone, In Verrem, 2.5.162; Giovenale, Satire, VI, 219-224; Tacito, Annales, XIII, 32.1).
Ma attenzione: la trasfigurazione non è l’esaltazione del fallimento o del fallito. È l’affermazione sorprendente del fatto che il Dio più alto ed eccelso si rivela e si incontra nell’essere umano più umiliato ed umanamente più disprezzato. In questo ha le sue radici la rivoluzione totale che ci presenta il Vangelo. La rivoluzione che non assimiliamo. Ed ancor meno integriamo nelle nostre vite, che proteggiamo sempre mediante comportamenti “ben visti”, mediante “atti di pietà e di fervore”, attraverso i nostri poveri “comportamenti impeccabili”, che possono essere proprio l’”illusione” degli “illusi”. Alla fine, i tre discepoli hanno incontrato “solo Gesù”. È l’unica cosa che resta in piedi nella vita, come fonte di vita e di speranza di futuro.
Fonte:http://www.ildialogo.org/

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