Clarisse Sant'Agata, Lectio "SONO IO"
Antifona d'Ingresso
Sii fedele, Signore, alla tua alleanza, non dimenticare mai la vita dei tuoi poveri. Sorgi, Signore,
difendi la tua causa, non dimenticare le suppliche di coloro che ti invocano.
Colletta
Dio onnipotente ed eterno, che ci dai il privilegio di chiamarti Padre, fa' crescere in noi lo spirito di
figli adottivi, perché possiamo entrare nell'eredità che ci hai promesso. Per Cristo, nostro Signore.
Prima Lettura
Dal primo libro dei Re. (1 Re 19,9a.11-13a)
In quei giorni, Elia, [essendo giunto al monte di Dio, l'Oreb], entrò in una caverna per passarvi la notte,
quand'ecco gli fu rivolta la parola del Signore in questi termini: "Esci e fèrmati sul monte alla presenza del
Signore". Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le
rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel
terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza
leggera. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna.
Salmo 84 (85)
Mostraci, Signore, la tua misericordia.
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.
Amore e verità s'incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.
Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.
Seconda Lettura
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani. (Rm 9, 1-5)
Fratelli, dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: ho
nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a
vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. Essi sono Israeliti e hanno l'adozione a figli, la
gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; a loro appartengono i patriarchi e da loro proviene Cristo
secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen.
Canto al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Io spero, Signore. Spera l'anima mia, attendo la sua parola.
Alleluia.
Vangelo
Dal vangelo secondo Matteo. (Mt 14, 22-33)
[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra
riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la
sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde:
il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo
camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: "È un fantasma!" e gridarono dalla paura. Ma subito
Gesù parlò loro dicendo: "Coraggio, sono io, non abbiate paura!". Pietro allora gli rispose: "Signore, se sei tu,
comandami di venire verso di te sulle acque". Ed egli disse: "Vieni!". Pietro scese dalla barca, si mise a camminare
sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò:
"Signore, salvami!". E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?".
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo:
"Davvero tu sei Figlio di Dio!".
Sulle Offerte
Accogli con bontà, Signore, questi doni che tu stesso hai posto nelle mani della tua Chiesa, e con la
tua potenza trasformali per noi in sacramento di salvezza. Per Cristo nostro Signore.
Comunione
Gerusalemme, loda il Signore, egli ti sazia con fiore di frumento.
Dopo la Comunione
La partecipazione a questi sacramenti salvi il tuo popolo, Signore, e lo confermi nella luce della tua
verità. Per Cristo nostro Signore.
SONO IO
Come era accaduto nella Trasfigurazione di Gesù domenica scorsa, anche oggi il Signore
prende l’iniziativa e “solleva il velo” e ci mostra la sua identità. L’incontro sul monte del profeta Elia
con un nuovo ed inaudito tratto del volto di Dio (prima lettura) è la chiave per leggere il vangelo di
oggi come “rivelazione” di un volto ancora tutto da scoprire del Signore Gesù.
Nella prima lettura Dio sembra “costringere” un Elia “impaurito” per la sua missione a
proseguire il cammino nel deserto fino al monte Oreb (cfr. 1Re 19,3-8). Qui Dio lo attende per
mostrarsi a lui come il Signore che passa nella sua vita: e Dio non si rivela secondo le categorie di
“potenza” della teofanie sul Sinai (vento impetuoso, fuoco, terremoto, cfr. Es 19,16), ma nella debolezza di
un “sussurro di una brezza leggera” (letteralmente “una voce di sottile silenzio”). Si tratta di una voce
impercettibile e silenziosa che proclama con eloquenza la presenza mite ed umile di Dio al cuore
della vicenda tempestosa di Elia e del popolo di Israele. Qui Dio continua ad essere presente
attraverso un piccolo resto fedele che si è riservato per Sé e a cui Dio invia il suo profeta.
Nel vangelo è Gesù stesso a rivelarsi sul mare ai suoi discepoli, a Pietro e alla sua chiesa, a noi
oggi che siamo “imbarcati” con Lui (la “barca” è un’immagine della chiesa che in questo brano ricorre
ben 5 volte!).
Prima di tutto notiamo che l’evangelista Matteo (rispetto a Marco e Giovanni) narra questo
episodio dal punto di vista di Gesù. È lui che costringe i suoi discepoli a imbarcarsi per la traversata
(“costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva”, Mt 14,22); è Lui che sta solo sul
monte per un tempo che sembra lunghissimo (il narratore Lo “osserva” mentre “viene la sera” fino al
“finire della notte”, cfr. Mt 14,23); la scena della barca agitata dalle onde si presenta come lo spettacolo
che Lui ha sotto gli occhi (“…egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra
ed era agitata dalle onde” Mt 14,23b-24); è ancora Gesù che va loro incontro sul mare e poi,
rispondendo alla loro paura, li esorta alla fiducia (“Sul finire della notte egli andò verso di loro… parlò loro
dicendo: "Coraggio, sono io, non abbiate paura!”, Mt 14,25.27). Tra questi due interventi rassicuranti di
Gesù c’è un brusco cambiamento di prospettiva per mettere in evidenza la paura dei discepoli
(“Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti” Mt 14,26).
Anche nell’episodio di Pietro che cammina sulle acque (narrato solo dall’evangelista Matteo)
c’è il medesimo procedimento: la paura di Pietro (“…vedendo che il vento era forte, s'impaurì” Mt 14,30)
è al centro di due interventi rassicuranti di Gesù in cui prima lo invita a venire da Lui sul mare (“egli
disse: "Vieni!", Mt 14,28-29) e poi lo salva dalle acque (“subito Gesù tese la mano, lo afferrò…”, Mt 14,31).
Il vangelo si conclude con l’adorazione di Gesù e con una professione di fede dei discepoli
sulla barca che anticipa quella di Pietro in Mt 16,16: "Davvero tu sei Figlio di Dio!" (Mt 14,33).
Quindi è sicuramente Gesù il centro del racconto: su di Lui vogliamo fissare lo sguardo per
riconoscere il modo in cui i discepoli (e anche noi oggi!) possiamo fare esperienza di Lui.
L’evangelista Matteo, attraverso questo episodio, vuole parlare della presenza del Risorto in
mezzo alla sua comunità e poi, in seconda battuta, della “fede piccola” della chiesa (attraverso il
cammino di fede di Pietro).
Gesù compare subito come colui che pone una distanza fra sé e i suoi: Lui rimane a terra e
sale sul monte, i suoi sono sulle acque del mare. Si tratta di una separazione orizzontale (terra-mare) e
verticale (monte-mare), come a sottolineare che, mentre i discepoli vivono in una realtà, Lui sembra
essere lontano e altrove. E’ l’esperienza che fa la chiesa e facciamo tutti noi dall’ascensione di Gesù in
poi: l’uomo attraversa le acque di un’esistenza spesso tumultuosa, non riesce ad andare avanti per la
presenza di venti contrari e Gesù sembra essere scomparso dall’orizzonte della storia.
Non dimentichiamo poi che nel mondo biblico il mare è simbolo del caos primordiale, di ciò
che minaccia la vita, (pensiamo all’esodo di Israele con il suo cammino in mezzo al mare
all’asciutto…), di ciò che non può essere controllato, del male…
Il Risorto ha mandato i suoi discepoli alla deriva? Oppure è necessario attivare gli occhi della
nostra fede per riconoscere che non “è un fantasma” (come avevano pensato i discepoli all’apparizione
del Risorto in Lc 24,37.39) Colui che viene verso di noi camminando sul mare? Sì, il Risorto
cammina sul mare come se fosse un luogo solido, cioè è Colui che ha vinto le forze contrarie alla vita
dell’uomo, è il Signore che “apre una strada nel mare” (Is 43,16; Es 14), anche se “le sue orme rimasero
invisibili” (cfr. Sal 77,20) e non ne conosciamo la via.
L’evangelista Matteo concentra quindi l’attenzione su Gesù, il Signore che cammina sul mare,
sottolineando un elemento paradossale: la paura dei discepoli non si scatena davanti alla tempesta
(come sarebbe plausibile: sono soli sulla barca, distanti dalla riva, agitati dalle onde, impediti a
procedere da “venti contrari”), ma davanti a Gesù che viene verso di loro e che scambiano per un
fantasma. E’ strano: sembra fare più paura l’irruzione di Dio che cammina verso di noi in mezzo alle
nostre tempeste, di quanto ce ne possa fare la vita con le sue tempeste!
L’elemento della paura dei discepoli evoca un’altra paura: quella dell’uomo quando si trova
davanti a Dio che interviene in modo inaspettato nella sua vita. E’ la paura di chi è chiamato da Dio,
del popolo, dei profeti, fino alla paura delle donne la mattina di Pasqua, dei discepoli di fronte al
Risorto! All’uomo sembra appartenere una “paura” originaria che impedisce di vedere… E allora,
quanti “non temere” deve ripetere il Signore lungo il corso della storia per abbattere il “muro” spesso
della paura dell’uomo? Sono innumerevoli… fino a giungere al “non temere” decisivo che viene
pronunciato il giorno di Pasqua: “l'angelo disse alle donne: "Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il
crocifisso…” (Mt 28,5); “Gesù disse loro: "Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in
Galilea: là mi vedranno” (Mt 28,10); e ancora, in un episodio dove il Risorto fuga la paura dei discepoli
presentando la sua identità, come accade nel vangelo di oggi: “Sconvolti e pieni di paura, credevano di
vedere un fantasma. Ma egli disse loro: "Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?
Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io!” (Lc 24,37-39).
Se ciò che contraddistingue l’uomo è la paura, ciò che identifica Dio è “non temere, sono io!”.
Sì, la nostra paura può essere annullata solo dall’accoglienza del Suo “sono io!”, cioè dal
riconoscimento di Lui che passa nella nostra vita. Infatti “sono io” è il nome di Dio (“io sono” cfr. Es
3,14). La sua identità è la Sua presenza accanto a noi: “io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del
mondo” (Mt 28,20). E si tratta di una presenza che non incontriamo al di là del “mare” delle nostre
vicende tumultuose, ma proprio in mezzo alle acque e al vento contrario che si abbatte sulla barca
della nostra esistenza.
E che si tratti del Risorto e di nessun altro ce lo dice un altro particolare del vangelo: Gesù
viene incontro ai suoi “sul finire della notte” (letteralmente “nella quarta veglia della notte”: le ore della
notte erano suddivise in periodi di 3 ore ciascuno e questa “quarta veglia” corrisponde alle ore fra le 3
e le 6 del mattino). I discepoli hanno dovuto remare contro corrente per tutta la notte da soli. Gesù
sembra portare all’estremo la loro fatica e la loro attesa: la notte sembra non finire mai per chi giunge
“vegliando” fino a quest’ora! Ed eppure è il tempo più vicino al mattino. Basta pochissimo e possiamo
vedere spuntare le prime luci dell’alba. E’ questo il tempo del passaggio del mare nell’esodo di Israele
dall’Egitto (“alla veglia del mattino”, cfr. Es 14,24). E’ il tempo in cui le donne si sono recate al sepolcro
per cercare il Crocifisso e lo hanno trovato vuoto (“all'alba del primo giorno della settimana”, Mt 28,1). E’
il tempo in cui Gesù, il Risorto, attraversa il “mare” della morte e viene incontro a chi lo cerca
come il Vivente!
Ed ecco che il vangelo si conclude con quel piccolo episodio di Pietro che chiede di
camminare sul mare come Gesù. Il Signore si è fatto riconoscere: “coraggio, sono io, non temete!”, ma
Pietro ancora non lo riconosce, cioè non ha fatto esperienza di Lui come del Signore e Salvatore che
lo fa camminare sul mare come all’asciutto (come è avvenuto per Israele nell’esodo). Pietro ha una
“fede piccola” (“uomo di poca fede”, letteralmente: “uomo dalla fede piccola”), dove il dubbio si può
insinuare fino a voler mettere alla prova Gesù. Dice Pietro: “Se sei tu…”: come il diavolo aveva messo
alla prova Gesù nelle tentazioni nel deserto (“Se tu sei Figlio di Dio..” Mt 4,3.6); come proclameranno i
capi e i soldati sotto la croce: “Se tu sei il re dei Giudei…” Lc 23,35.36).
Ed eppure Gesù non rifiuta questa “fede piccola” ed istintiva che chiede un segno ma ancora
una volta si affida alla parola di Gesù (“comandami di venire verso di te…”), come aveva fatto all’inizio
della sua sequela (“sulla tua parola getterò le reti…” Lc 5,5). Ciò che è “piccolo” può crescere. Per questo
Gesù lo chiama ancora a Sé, come all’inizio: “Vieni!”. E Pietro inizia a camminare sul mare verso
Gesù, almeno finché il suo sguardo è fisso su di Lui, dimentico di tutto il resto. Ma appena il suo
sguardo si sposta sul “vento contrario” (“vedendo che il vento era forte…”), Pietro comincia ad
affondare. Questo è il momento in cui la “piccola fede” di Pietro può iniziare a crescere. Il grido
“Signore salvami!” proclama l’impossibilità di “camminare sulle acque e andare verso Gesù” con le sue sole
forze. In altre parole: la sequela è possibile solo affidandosi al Signore e tenendo fisso lo sguardo su di
Lui “autore e perfezionatore della fede” (Eb 12,2).
Allora non c’è distanza fra il grido della fede di Pietro e Gesù che tende la mano e lo afferra.
Non c’è distanza fra la fede di Pietro (che si affida a Gesù) e la salvezza (la mano di Gesù che
“pesca” Pietro dalle acque).
Gesù è il primo “pescatore di uomini”!
Fonte:http://www.clarissesantagata.it/
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