don Mauro Pozzi, "Trasfigurazione "

Trasfigurazione (dMP)
La realtà è uno schermo che vela e svela ciò che nasconde, se siamo capaci di silenzio e contemplazione possiamo avere un contatto con il Mistero.

Si stava avvicinando il tempo della passione di Gesù. La sua

morte sarebbe avvenuta in modo assolutamente scandaloso. La
croce era il supplizio più infame, riservato ai condannati che
non fossero cittadini romani e agli schiavi. Colui che ai suoi
discepoli dice di essere il figlio di Dio, di essere la rivelazione
del volto del Padre, che ha il potere di guarire e perfino di far
risorgere i morti, come può morire su una croce come il
peggiore dei delinquenti? Gli apostoli avevano bisogno di un
segno che li aiutasse a capire. Il Maestro ne sceglie solo tre:
Pietro, Giacomo e Giovanni. Permette ai loro occhi di vedere la
sua gloria, in modo che possano sopportare la prova della
croce. In realtà sappiamo che tutti i discepoli fuggirono quando
Gesù fu arrestato, che addirittura Pietro lo rinnegò tre volte,
che stentarono a credere a chi annunciava loro la resurrezione
del Crocifisso, finché non poterono vederlo coi loro occhi e
anche toccarlo. Questo ci dà la misura di quanto l’esperienza
della passione fosse stata terribile per tutti i seguaci del Cristo.
Solo la discesa dello Spirito Santo poté guarire la loro poca fede
e far capire loro fino in fondo l’insegnamento che Gesù aveva
dato loro. Sicuramente una delle esperienze che tornarono alla
memoria dei tre prescelti, fu proprio la Trasfigurazione. Il
percorso di una vita di preghiera, comincia con la capacità di
fare silenzio, ecco perché Gesù li porta su un monte lontano
dalle distrazioni. La luce che traspare dalla sua figura umana
è segno che la realtà che noi conosciamo nasconde qualcosa di
molto più grande. Bisogna guardare oltre, non fermarsi
all’apparenza. La luce divina è come uno squarcio nel tempo,
una finestra sull’eternità, dove il passato, rappresentato da
Mosè ed Elia, è sullo stesso piano del presente e del futuro.
Pietro dà voce alla gioia travolgente dei tre uomini che
capiscono di essere parte di un disegno che mette le radici in
Dio stesso, origine di tutte le cose. Ed infine l’esperienza del
contatto col divino è qualcosa che non può essere in nessun
modo descritta. Una nube luminosa li coprì con la sua ombra.
Come può la luce fare ombra? È evidente che questa apparente
contraddizione vuole farci capire che siamo su un piano che
supera qualunque esperienza che un uomo possa fare, che
siamo abbagliati dal mistero. Infatti i tre perdono i sensi,
sopraffatti. Nel volgere di pochi istanti i tre apostoli hanno fatto
l’esperienza che ogni mistico desidera fare. Tutto questo ci
insegna che il mistero non si può comprendere, ma solo
contemplare. Ci invita a non essere superficiali, ma a metterci
in silenziosa adorazione.
Fonte:http://www.noidisantamonica.it

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