Enzo Bianco, "MA DIO HA BISOGNO DI NOI?"

27 agosto 2017 | 21a Domenica T. Ordinario - A | Omelia

MA DIO HA BISOGNO DI NOI?

Che ci stiamo a fare in questo mondo? Quel Dio che ci ha creati, ha forse bisogno di noi? La Liturgia
ci propone oggi un episodio del Vangelo fondamentale, che aiuta a capire il progetto di Dio sull’umanità. Cioè il progetto realizzato dal Padre nel Verbo incarnato, in Gesù venuto a raccogliere gli uomini in quella realtà spirituale che è la Chiesa, il popolo di Dio.
* San Paolo ci ha informati: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna… perché ricevessimo l’adozione a figli» (Gal 4,4). Noi, figli, nella Chiesa istituita di Gesù.
L’evangelista Luca ha indicato i protagonisti dell’episodio: con Gesù e i dodici apostoli. Ha indicato il luogo in cui si svolge: nella regione di Cesarea di Filippo, al di là del fiume Giordano, presso le sue sorgenti: città famosa per il tempio in marmo in cui si rendeva culto a Pan e all’imperatore di Roma. Erano le illusorie divinità di quei tempi inventate degli uomini, da superare con Gesù.

* Quindi Luca ha esposto in successione le fasi della vicenda.

- Dapprima Gesù svolge un sondaggio riguardante la sua persona: la gente, chi dice che io sia? e voi, che cosa pensate di me?
- Poi, per indicare la novità di ciò che comincia con lui, Gesù con un gioco di parole cambia il nome all’apostolo più in vista del gruppo, a Simone: d’ora in poi si chiamerà - nella lingua parlata allora in Israele – Kephas. In greco Petros, in latino Petra, in italiano Pietro.
- Inoltre Gesù fa a Pietro una solenne promessa: «Su questa pietra edificherò la mia Chiesa». Quindi Pietro non è un ciottolo qualunque al margine della strada, ma è una roccia, è basamento di una solida costruzione.
- Infine Gesù conferisce a Pietro autorità sulla sua Chiesa. Ma lo fa ricorrendo a termini che erano allora semplici e chiari per gli apostoli, ma sono oggi per noi incomprensibili. E vediamo di capire.

Le parole di Gesù, da capire

Queste le parole di Gesù, da capire: «A te darò le chiavi del regno dei cieli… Tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Era il linguaggio normale per indicare le istituzioni del tempo. Gli stati erano regni, retti da un re che agiva attraverso un suo facente funzioni, detto maggiordomo. Non servo in livrea ma maggiordomo del palazzo reale, in pratica il capo del governo, il premier dei nostri giorni. A lui erano date le chiavi del palazzo reale, perciò era detto clavigero, cioè colui che porta le chiavi della reggia.

* La Prima Lettura della domenica racconta una pagina antica della storia d’Israele, in cui questa terminologia è utilizzata, e aiuta a capire le parole di Gesù. Al tempo di Ezechia re di Giudea (anni 715-687 a.C. circa) era in carica il maggiordomo di palazzo Sebna, un uomo malvagio. E il profeta Isaia pronuncia contro di lui un oracolo che ne decreta un licenziamento in tronco: «Ti toglierò la carica, ti rovescerò dal tuo posto». Quindi indica il suo successore. Eliakìm, un uomo onesto: sarà «un padre per gli abitanti di Gerusalemme».
A un clavigero indegno, ne succederà uno che è amico di Dio e ha sposato la causa del suo popolo. Dice Isaia: «Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide: se egli apre, nessuno chiuderà; se egli chiude, nessuno potrà aprire». Sette secoli dopo, ecco che Gesù riprende quelle stesse parole e le applica a Simone diventato Pietro.
Gesù sta preparando un regno spirituale, il regno dei cieli, e nomina un clavigero, Pietro. «A te darò le chiavi del regno dei cieli». Gli conferisce potere: «Tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

* Da sempre Pietro lo immaginiamo così, pittori e scultori lo rappresentano così, con due grosse chiavi in mano, o poggiate alla spalla. E Gesù gli comanda di portare all’umanità il buon governo spirituale di cui hanno bisogno i figli di Dio.

Ma tanti uomini nicchiano

Il paragone col passato finisce qui, perché Gesù capovolge tutto. Il suo regno non è di questo mondo. L’autorità di Pietro nella Chiesa non è di comando ma di servizio. Pietro e i suoi continuatori proporranno a tutti nel mondo il nuovo progetto divino sull’uomo, invitando tutti a entrare nella Chiesa.

* Ma tanti uomini di fatto nicchiano. Per esempio la società moderna tende a rifiutare il concetto di peccato, c’è perfino chi fa della trasgressione una virtù. Andando contro corrente, i papi richiamano gli uomini alla loro realtà di peccatori. In una catechesi del mercoledì sulla Chiesa santa ma fatta di peccatori. Papa Francesco ha osservato:
«In che senso la Chiesa è santa, se vediamo che nel suo cammino lungo i secoli ha avuto tante difficoltà, problemi, momenti bui? Come può essere santa una Chiesa fatta di peccatori? Uomini peccatori, donne peccatrici, sacerdoti peccatori, suore peccatrici, vescovi peccatori, cardinali peccatori, papa peccatore? Tutti. Come può essere santa una Chiesa così?».
* E Papa Francesco ha risposto che è santa nella sua radice, in Gesù, mentre «ogni cristiano è chiamato alla santità». Ha ricordato: «C’è una celebre frase dello scrittore francese Léon Bloy, che negli ultimi momenti della sua esistenza diceva: “C’è una sola tristezza nella vita, quella di non essere santi”».

Ecco il ruolo affidato da Dio agli uomini. Essi sono il vertice del creato, intelligenti e liberi, capaci di conoscere e amare. E il loro realizzarsi dà senso all’universo.
* Ora ci sentiamo inseriti nella Chiesa, casa che amiamo perché nostra, perché voluta per noi da Gesù. Segno che siamo importanti per Dio. Mezzo secolo fa uscì un film che sorprese tutti già col suo titolo. Diceva: «Dio ha bisogno degli uomini». Possibile? Dio ha bisogno di noi? In un certo senso, sì. Dio è amore e l’amore cerca un tu. E l’amore sconfinato di Dio cerca tutti, e sulla terra li colloca nella Chiesa. Nel regno che Gesù ha fondato e ha affidato al suo clavigero Pietro. Ai Papi.
Diranno i teologi come il buon Dio ha bisogno degli uomini. Certo noi uomini abbiamo bisogno di lui. E perciò a noi non resta che farci trovare da quel Dio che ci ama e ci ha cercati.

Don ENZO BIANCO SDB
Fonte:  www.donbosco-torino.it

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