FIGLIE DELLA CHIESA,Lectio"Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli (Mt 16,13-20)

XXI Domenica del Tempo Ordinario
Antifona d'ingresso
Tendi l’orecchio, Signore, rispondimi:

mio Dio, salva il tuo servo che confida in te:
abbi pietà di me, Signore;
tutto il giorno a te io levo il mio grido. (Sal 86,1-3)

Colletta
O Dio, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli,
concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi
e desiderare ciò che prometti,
perché fra le vicende del mondo
là siano fissi i nostri cuori
dove è la vera gioia.

Oppure:
O Padre, fonte di sapienza,
che nell’umile testimonianza dell’apostolo Pietro
hai posto il fondamento della nostra fede,
dona a tutti gli uomini la luce del tuo Spirito,
perché riconoscendo in Gesù di Nazaret
il Figlio del Dio vivente,
diventino pietre vive
per l’edificazione della tua Chiesa.

PRIMA LETTURA (Is 22,19-23)
Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide.
Dal libro del profeta Isaìa

Così dice il Signore a Sebna, maggiordomo del palazzo:
«Ti toglierò la carica,
ti rovescerò dal tuo posto.
In quel giorno avverrà
che io chiamerò il mio servo Eliakìm, figlio di Chelkìa;
lo rivestirò con la tua tunica,
lo cingerò della tua cintura
e metterò il tuo potere nelle sue mani.
Sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme
e per il casato di Giuda.
Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide:
se egli apre, nessuno chiuderà;
se egli chiude, nessuno potrà aprire.
Lo conficcherò come un piolo in luogo solido
e sarà un trono di gloria per la casa di suo padre».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 137)
Rit: Signore, il tuo amore è per sempre.

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo.

Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.

Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l’umile;
il superbo invece lo riconosce da lontano.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani.

SECONDA LETTURA (Rm 11,33-36)
Da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!
Infatti,
chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore?
O chi mai è stato suo consigliere?
O chi gli ha dato qualcosa per primo
tanto da riceverne il contraccambio?
Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen.

Canto al Vangelo (Mt 16,18)
Alleluia, alleluia.
Tu sei Pietro e su questa pietra
edificherò la mia Chiesa
e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa.
Alleluia.

VANGELO (Mt 16,13-20)
Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli.
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Preghiera sulle offerte
O Padre, che ti sei acquistato una moltitudine di figli
con l’unico e perfetto sacrificio del Cristo,
concedi sempre alla tua Chiesa il dono dell’unità e della pace.
Per Cristo nostro Signore.

Antifona di comunione
Con il frutto delle tue opere sazi la terra, o Signore,
e trai dai campi il pane e il vino che allietano il cuore dell’uomo.
(Sal 104,13-15)

Oppure:
Dice il Signore: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna,
e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.(Gv 6,55)

Oppure:
“Voi, chi dite che io sia?”
“Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16,15-16)

Preghiera dopo la comunione
Porta a compimento, Signore,
l’opera redentrice della tua misericordia
e perché possiamo conformarci in tutto alla tua volontà,
rendici forti e generosi nel tuo amore.

Lectio
Dal capitolo 16,13 al capitolo 17, 27 troviamo la terza parte della sezione, riguardante la formazione della chiesa, che ha come punto focale la rivelazione ai discepoli del mistero della persona di Gesù, la manifestazione del Messia.
La pericope di questa settimana è nota come il testo del primato di Pietro. La prima parte è centrata sul dialogo tra Gesù e i discepoli (vv.13-16) che culmina con l’alta professione di fede di Pietro. La seconda parte è caratterizzata dalla risposta di Gesù alla proclamazione di Pietro (vv.17-19) che consiste nell’affidamento di un grande ministero. Il v.20 poi riferisce l’ordine di Gesù di non rivelare a nessuno la sua identità di messia di Israele, in conformità con la strategia del “segreto messianico”.
Come appare dalla sezione precedente dei pani, il ministero di Gesù in Galilea era giunto a un punto “morto”. Gesù allora prende l’iniziativa per sbloccare la situazione, ponendo ai discepoli rimastigli la domanda fondamentale sulla sua identità. Pietro risponde come portavoce del gruppo intero.

v.13: Mt presuppone l’identità tra Gesù e il Figlio dell’uomo, un titolo usato soprattutto in riferimento alla passione. Finalmente l’indagato può permettersi di indagare. Abitualmente è Gesù che viene interrogato; qui è lui che chiede, interessato a conoscere l’opinione che la gente ha su di lui.

v.14: oltre che con il Battista, con Elia, atteso come precursore del Messia, Gesù viene identificato dalla gente anche come Geremia, considerato un grande intercessore. Proprio questo ultimo accostamento accentua il carattere drammatico degli eventi che seguiranno alla confessione di fede.

v.16: alla professione della messianità di Gesù sembra che Mt aggiunga quella della divinità. “Cristo” si riferisce al discendente davidico, che doveva restaurare il regno di Israele. Ma Pietro intendeva professare la divinità di Cristo, oppure si riferiva solo alla sua messianità? Dalla solennità della dichiarazione di Pietro sembra emergere un’accentuazione che trascende la semplice messianità; da vari riscontri ormai era noto ai discepoli che in Gesù era presente e agiva Dio stesso.

v.17: l’espressione si riallaccia all’inno di giubilo (11, 25-27). Dio si è compiaciuto di svelare ai “piccoli”, per bocca di Pietro, la misteriosa identità del Cristo. Tale conoscenza non proviene dalla “carne e sangue”, cioè dalle doti naturali di Pietro, ma dalla rivelazione del Padre. Le parole di Gesù sono cariche di tensione gioiosa per la rivelazione accordata dal Padre a Pietro.

v.18: Gesù promette a Pietro il primato sulla nuova comunità da lui fondata. L’imposizione di un nome, conforme a tutta la tradizione biblica, designa il conferimento di un incarico: Pietro diverrà il fondamento del nuovo edificio spirituale, la chiesa. Pietro costituirà la salda roccia su cui Cristo eleverà il solido edificio della comunità messianica. Egli viene costituito da Gesù capo e portavoce dei Dodici non per merito o doti personali, ma per libera disposizione di Dio. Pietro e gli altri apostoli sono veramente le colonne, le fondamenta della chiesa; ma loro stessi poggiano sull’unico fondamento, che è Cristo.

v.19: Gesù conferisce a Pietro il potere delle chiavi, la cui consegna significava secondo il linguaggio biblico la trasmissione del potere, per il servizio del popolo di Dio. In Apocalisse 3,7 è Cristo “il Santo, il Verace, colui che ha la chiave di Davide, che ha “potere sopra la morte e sopra gli inferi” (Ap 1,18). Gesù conferisce il medesimo potere a Pietro.
L’espressione legare e sciogliere, corrente nel linguaggio giuridico giudaico, comportava il potere di “proibire e permettere” o di “condannare e assolvere”. È discusso l’ambito di tale autorità. Nel nostro contesto sembra indicare la totalità del potere, connesso con l’istituzione della chiesa. Si riferisce innanzitutto al potere di interpretare in modo autorevole l’insegnamento di Gesù, dichiarando falsa o giusta una dottrina. A Pietro è affidato l’incarico storico di interpretare in modo infallibile la volontà di Dio, rivelata da Gesù, dalla quale dipende l’accesso o l’esclusione dal regno dei cieli. Il potere affidato a Pietro implica anche l’autorità disciplinare, con la possibilità di escludere o di accogliere uno nella comunità messianica. Pietro quindi è responsabile ultimo dell’evangelizzazione di tutte le nazioni e anche della vita comunitaria della chiesa. Ciò che egli proibisce o permette è ratificato in cielo da Dio stesso.

v.20: al termine della pericope la confessione cristologica è corredata dall’invito al silenzio. Gesù ordina ai discepoli di non fare propaganda circa la sua identità messianica. La Parola si circonda di silenzio.

Appendice
La fede di Pietro nel Cristo
"Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l`hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli" (Mt 16,17) ... che inabita le celesti menti e le illumina con la luce di verità. "Ha nascosto", infatti, "queste cose ai sapienti e le ha rivelate ai piccoli" (Mt 11,25), quale è Pietro, non superbo, bensì umile. Perciò Simone viene benedetto, come dire dichiarato obbediente; figlio di Giona, ovvero di Giovanni, che si interpreta grazia di Dio; infatti la virtù dell`obbedienza procede dalla grazia divina.
Tale beatitudine si sostanzia soprattutto di conoscenza e di amore, come dire di fede e di carità. Delle quali virtù, l`una è prima, l`altra è precipua... Entrambe, il Signore le richiese da Pietro: la fede, quando gli dette le chiavi; la carità, quando gli affidò il gregge (cf. Gv 21). Nella concessione delle chiavi, interrogando sulla fede, chiese: "Ma voi chi dite che io sia? E Pietro rispose: Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivo" (Mt 16,15-16). Nell`affidamento del gregge, esigendo la carità, chiese: "Simone di Giovanni, mi ami tu piú di costoro? Ed egli rispose: Signore, tu sai che io ti amo" (Gv 21,15).
Quale e quanta fosse la fede di Pietro, lo indicò senza dubbio la sua risposta: "Tu sei" - egli disse - "il Cristo, il Figlio del Dio vivo. Infatti, con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione della fede per avere la salvezza" (Rm 10,10). Egli confessa difatti in Cristo due nature e una persona. La natura umana, quando dice: "Tu sei il Cristo", che significa "unto", secondo l`umanità, come afferma di lui il Profeta: "Il tuo Dio ti ha unto con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali" (Sal 44,8). La natura divina, quando aggiunge: "Figlio del Dio vivo"...
Quindi non "sei" soltanto Figlio dell`uomo, ma anche "Figlio di Dio": non morto, in ogni caso come gli dèi dei gentili... bensì "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivo", che vive in sé e vivifica l`universo, "nel quale viviamo, ci muoviamo e siamo" (At 17,28). Una cotal fede il Signore non permise che subisse l`erosione di alcuna tentazione. Per cui, quando disse al beato Pietro, all`approssimarsi della Passione: "Simone, ecco Satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano", aggiunse subito: "Ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli" (Lc 22,31-32). Si può infatti ritenere che talvolta abbia dubitato, ragion per cui il Signore lo rimproverò: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?" (Mt 14,31); tuttavia, poiché convalidò la solidità della sua fede, lo liberò all`istante dal pericolo pelagiano.
Questa fede vera e santa, non procedette da formulazione umana, ma da rivelazione divina. Motivo per cui Cristo concluse: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l`hanno rivelato, ma il Padre che sta nei cieli". Su questa fede quasi su pietra, è fondata la Chiesa; ecco perché il Signore aggiunse: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa" (Mt 16,17-18). Questa dignità si esplicita in due modi, in quanto il beatissimo Pietro è nientemeno fondamento e insieme capo della Chiesa. In effetti, va detto che primo ed essenziale fondamento è Cristo, così come afferma l`Apostolo: "Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo" (1Cor 3,11), esistono tuttavia fondamenta di second`ordine e secondari, ovvero gli apostoli e i profeti e, in merito a ciò, dice l`Apostolo: "Edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti" (Ef 2,20), dei quali altrove è detto per bocca del Profeta: "Le sue fondamenta sono sui monti santi" (Sal 86,1). Tra questi, il beatissimo Pietro è primo e precipuo. (Innocenzo III, Sermo 21)

Pietro non ha abbandonato il timone della Chiesa
Pur avendo delegato a molti pastori la cura delle sue pecore, egli non ha abbandonato la custodia del gregge diletto. E dalla sua assistenza, fondamentale ed eterna, deriva anche a noi l`appoggio dell`apostolo Pietro, che certo non vien mai meno alla sua missione.
La saldezza di questo fondamento su cui è costruita tutta la Chiesa nella sua altezza, non è mai scossa, per quanto grande sia la mole del tempio che la sovrasta. La saldezza di quella fede, lodata nel principe degli apostoli, è perpetua; e come resta per sempre ciò che Pietro credette in Cristo, così resta per sempre ciò che Cristo stabilì in Pietro. Infatti come è stato annunciato nella lettura del Vangelo, avendo il Signore interrogato i discepoli che cosa essi lo ritenessero, tra le disparate opinioni dei molti, rispose il beato Pietro dicendo: "Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivo". Il Signore disse: "Beato sei tu, Simone Bar-Iona, perché non la carne e il sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io ti dico che tu sei Pietro e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa, e a te darò le chiavi del regno dei cieli. E tutto ciò che avrai legato sulla terra, sarà legato anche nei cieli; e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra, sarà sciolto anche nei cieli (Mt 16,16ss).
Resta per sempre, dunque, questa disposizione della Verità; e Pietro, perseverando nella saldezza di pietra assegnatagli, non ha più abbandonato il timone della Chiesa. Egli infatti fu preposto a tutti gli altri, e così, quando vien detto «pietra», quando vien nominato «fondamento», quando vien costituito «portiere del regno dei cieli», quando vien preposto come «arbitro del legare e dello sciogliere» i cui giudizi rimarranno stabili anche nei cieli, ci è dato conoscere quale sia la sua unione con Cristo attraverso il mistero di questi appellativi. Ed ora compie con maggior pienezza e potenza gli incarichi affidatigli, ed eseguisce in tutti i particolari gli uffici e gli impegni, in colui e con colui dal quale fu glorificato. Se, dunque, da noi si fa qualche azione retta o si prende qualche decisione giusta, se con le suppliche quotidiane otteniamo qualcosa dalla misericordia di Dio, è per la sua opera e per i suoi meriti: nella sua sede vive la sua potestà, vi eccelle la sua autorità.
Ciò fu ottenuto, dilettissimi, da quella gloriosa affermazione che, ispirata da Dio Padre al suo cuore apostolico, trascese ogni incertezza delle opinioni umane e ricevette la fermezza di pietra che non sarà mai scossa da nessun attacco. In tutta la Chiesa infatti «Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivo», dice ogni giorno Pietro, e ogni lingua che loda il Signore viene formata dal magistero di questa voce. (Leone Magno, Serm. 3, 1-4)

Successione apostolica e tradizione della Chiesa
Così dunque, la tradizione degli apostoli, che è stata manifestata nel mondo intero, può essere colta in tutta la Chiesa da quanti vogliono vedere la verità. E potremmo enumerare i vescovi che furono stabiliti dagli apostoli nelle Chiese, e i loro successori fino a noi. Ora, essi non hanno insegnato né conosciuto niente che somigli alle fantasie deliranti di costoro. Se tuttavia gli apostoli avessero conosciuto dei misteri segreti che avrebbero insegnato ai «perfetti», a parte e all`insaputa degli altri, certamente avrebbero trasmesso questi misteri anzitutto a coloro a cui affidavano le Chiese stesse. Poiché volevano che fossero assolutamente perfetti e in tutto irreprensibili coloro che essi lasciavano come successori e ai quali trasmettevano la loro propria missione di insegnamento: se questi uomini assolvevano correttamente il loro compito, era un grande vantaggio, mentre, se dovevano fallire, sarebbe stata la peggiore disgrazia.
Ma poiché sarebbe troppo lungo, in un`opera come questa, enumerare le successioni di tutte le Chiese, prenderemo soltanto una di esse, la Chiesa massima e più antica e conosciuta di tutte, che i due gloriosissimi apostoli Pietro e Paolo fondarono e stabilirono a Roma, mostrando che la tradizione che essa ha degli apostoli e la fede che annuncia agli uomini sono giunte fino a noi per successione episcopale...; con questa Chiesa infatti, a motivo della sua origine più eccellente, deve accordarsi tutta la Chiesa, cioè i fedeli di ogni luogo - lei in cui sempre è stata conservata, a beneficio di questi che sono dovunque, la tradizione che viene dagli apostoli.
Pertanto, dopo aver fondato e edificato la Chiesa, i beati apostoli rimisero a Lino la carica dell`episcopato; è questo Lino che Paolo nomina nelle lettere a Timoteo. A lui succede Anacleto. Dopo di lui, al terzo posto a partire dagli apostoli, l`episcopato tocca a Clemente. Egli aveva visto gli stessi apostoli e aveva avuto rapporti con loro: la predicazione di quelli risuonava ancora ai suoi orecchi e la loro tradizione era ancora davanti ai suoi occhi. D`altronde, non era il solo, perché in quell`epoca erano ancora vivi molti che erano stati istruiti dagli apostoli. Sotto questo Clemente, dunque, sorse un grave dissenso tra i fratelli di Corinto; la Chiesa di Roma indirizzò allora ai Corinzi una lettera importantissima per riconciliarli nella pace, rinnovare la loro fede e annunciare loro la tradizione che aveva appena ricevuto dagli apostoli... A questo Clemente succede Evaristo; a Evaristo, Alessandro, poi, sesto a partire dagli apostoli, è costituito Sisto dopo di lui, Telesforo, che rese gloriosa testimonianza; quindi Igino; quindi Pio; dopo di lui, Aniceto; essendo succeduto Sotero ad Aniceto, ora è Eleuterio che, al dodicesimo posto a partire dagli apostoli, detiene la funzione dell`episcopato. Ecco per quale sequenza e quale successione la tradizione esistente nella Chiesa a partire dagli apostoli e la predicazione della verità sono giunte fino a noi. Ed è questa una prova molto completa che è una e identica a se stessa questa fede vivificante che, dagli apostoli fino ad ora, si è conservata e trasmessa nella verità. (Ireneo di Lione, Adv. Haer. 3, 2)

L`unità della Chiesa
Il Signore dice a Pietro: "Io ti dico: tu sei Pietro, e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell`inferno non prevarranno contro di essa. Io ti darò le chiavi del regno dei cieli: ciò che tu legherai sulla terra, sarà legato anche in cielo, e ciò che tu scioglierai sulla terra, sarà sciolto anche in cielo (Mt 16,18s). Su uno solo egli edifica la Chiesa, quantunque a tutti gli apostoli, dopo la sua risurrezione, abbia donato uguali poteri dicendo: "Come il Padre ha mandato me, così io mando voi. Ricevete lo Spirito Santo! A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi, e a chi li riterrete, saranno ritenuti" (Gv 20,21-23). Tuttavia, per manifestare l`unità, costituì una cattedra sola, e dispose con la sua parola autoritativa che il principio di questa unità derivasse da uno solo. Quello che era Pietro, certo, lo erano anche gli altri apostoli: egualmente partecipi all`onore e al potere; ma l`esordio procede dall`unità, affinché la fede di Cristo si dimostri unica. E a quest`unica Chiesa di Cristo allude lo Spirito Santo nel Cantico dei Cantici quando, nella persona del Signore, dice: "Unica è la colomba mia, la perfetta mia, unica di sua madre, la prediletta della sua genitrice" (Ct 6,9). Chi non conserva quest`unità della Chiesa, crede forse di conservare la fede? Chi si oppone e resiste alla Chiesa, confida forse di essere nella Chiesa? Eppure è anche il beato apostolo Paolo che lo insegna, e svela il sacro mistero dell`unità dicendo: "Un solo corpo e un solo spirito, una sola speranza della vostra vocazione un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio (Ef 4,4-6). (Cipriano di Cartagine, De Eccl. unitate, 4-5)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Il Vangelo di questa domenica (Mt 16,13-20) è il celebre passo, centrale nel racconto di Matteo, in cui Simone, a nome dei Dodici, professa la sua fede in Gesù come «il Cristo, il Figlio del Dio vivente»; e Gesù chiama «beato» Simone per questa sua fede, riconoscendo in essa un dono speciale del Padre, e gli dice: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa».
Fermiamoci un momento proprio su questo punto, sul fatto che Gesù attribuisce a Simone questo nuovo nome: “Pietro”, che nella lingua di Gesù suona “Kefa”, una parola che significa “roccia”. Nella Bibbia questo termine, “roccia”, è riferito a Dio. Gesù lo attribuisce a Simone non per le sue qualità o i suoi meriti umani, ma per la sua fede genuina e salda, che gli viene dall’alto.
Gesù sente nel suo cuore una grande gioia, perché riconosce in Simone la mano del Padre, l’azione dello Spirito Santo. Riconosce che Dio Padre ha dato a Simone una fede “affidabile”, sulla quale Lui, Gesù, potrà costruire la sua Chiesa, cioè la sua comunità, cioè tutti noi. Gesù ha in animo di dare vita alla “sua” Chiesa, un popolo fondato non più sulla discendenza, ma sulla fede, vale a dire sul rapporto con Lui stesso, un rapporto di amore e di fiducia. Il nostro rapporto con Gesù costruisce la Chiesa. E dunque per iniziare la sua Chiesa Gesù ha bisogno di trovare nei discepoli una fede solida, una fede “affidabile”. È questo che Lui deve verificare a questo punto del cammino.
Il Signore ha in mente l’immagine del costruire, l’immagine della comunità come un edificio. Ecco perché, quando sente la professione di fede schietta di Simone, lo chiama “roccia”, e manifesta l’intenzione di costruire la sua Chiesa sopra questa fede.
Fratelli e sorelle, ciò che è avvenuto in modo unico in san Pietro, avviene anche in ogni cristiano che matura una sincera fede in Gesù il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Il Vangelo di oggi interpella anche ognuno di noi. Come va la tua fede? Ognuno dia la risposta nel proprio cuore. Come va la tua fede? Come trova il Signore i nostri cuori? Un cuore saldo come la pietra o un cuore sabbioso, cioè dubbioso, diffidente, incredulo? Ci farà bene nella giornata di oggi pensare a questo. Se il Signore trova nel nostro cuore una fede non dico perfetta, ma sincera, genuina, allora Lui vede anche in noi delle pietre vive con cui costruire la sua comunità. Di questa comunità, la pietra fondamentale è Cristo, pietra angolare e unica. Da parte sua, Pietro è pietra, in quanto fondamento visibile dell’unità della Chiesa; ma ogni battezzato è chiamato ad offrire a Gesù la propria fede, povera ma sincera, perché Lui possa continuare a costruire la sua Chiesa, oggi, in ogni parte del mondo.
Anche ai nostri giorni tanta gente pensa che Gesù sia un grande profeta, un maestro di sapienza, un modello di giustizia… E anche oggi Gesù domanda ai suoi discepoli, cioè a noi tutti: «Ma voi, chi dite che io sia?». Che cosa risponderemo? Pensiamoci. Ma soprattutto preghiamo Dio Padre, per intercessione della Vergine Maria; preghiamolo che ci doni la grazia di rispondere, con cuore sincero: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Questa è una confessione di fede, questo è proprio “il credo”. Ripetiamolo insieme per tre volte: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». (Papa Francesco, Angelus del 24 agosto 2014)

Fonte:http://www.figliedellachiesa.org

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