p. José María CASTILLO, "UOMO DI POCA FEDE, PERCHE’ HAI DUBITATO?"

XIX TEMPO ORDINARIO – 13 agosto 2017 - Commento al Vangelo
UOMO DI POCA FEDE, PERCHE’ HAI DUBITATO?
di p. José Maria CASTILLO
Mt 14, 22-33
Subito dopo, Gesù obbligò i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull' altra riva, mentre
egli avrebbe congedato la gente. Dopo aver congedato la folla, si ritirò in disparte sul monte a pregare. E, venuta la sera, se ne stava lassù tutto solo. Frattanto la barca, già di molti stadi lontana da terra, era sbattuta dalle onde, perché il vento era contrario. Ma alla quarta vigilia della notte, Gesù andò verso di loro, camminando sul mare. E i discepoli, vedendolo camminare sul mare, si turbarono e dissero: «È un fantasma!» E dalla paura gridarono. Ma subito Gesù parlò loro e disse: «Coraggio, sono io; non abbiate paura!» Pietro gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire da te sull' acqua». Egli disse: «Vieni!» E Pietro, sceso dalla barca, camminò sull' acqua e andò verso Gesù. Ma, vedendo il vento, ebbe paura e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». Subito Gesù, stesa la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». E, quando furono saliti sulla barca, il vento si calmò. Allora quelli che erano nella barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Veramente tu sei Figlio di Dio!»
Questa narrazione ha la sua chiave interpretativa nel gesto finale di quegli uomini spaventati dal vento, che era loro contrario, e dalla visione di Gesù che camminava nella notte sul mare, nel quale crederono di vedere un fantasma. A questo si unì, al colmo, l’incidente di Pietro, tanto sovrabbondante di audacia come privo di fede, che si vide perso nello sprofondare nel mare. In tale stato di confusione, a partire dal momento in cui Gesù si unì a loro nella stessa barca, immediatamente giunse la calma. E fu nella calma recuperata che scoprirono il Figlio di Dio.
Il gesto di quegli uomini è stato di “prostrarsi” davanti a Gesù. Il testo evangelico usa qui il verbo proskunéo, che spesso si suole usare con pípto, “prostrarsi” (Mt 2,11; 4,9; 18,26; At 10,25; Ap 4,10; 5,14; 7,11; 11,16; 19,4.10a; 22,8). Si tratta di un’espressione tecnica che designava la peregrinazione degli ebrei a Gerusalemme per partecipare al culto santo alla divinità. Tale è il senso della proskúnesis o “prosternazione” di chi adora la Divinità (J. M. Nützel).
Quello che in questa narrazione è essenziale e che impressiona è il fatto che in Gesù la Divinità diventa presente nell’umanità. Nella condizione e nel comportamento di un uomo che non ha sopportato di vedere che il popolo non avesse di che mangiare, che non ha cercato potere o populismo, che ha sentito la necessità di andare solo sulla montagna a pregare, che è andato alla ricerca di quei poveri pescatori spaventati e disorientati. Così è il Dio che mostra questa nuova teofania del lago, facendo della notte tormentata un’alba di calma, di pace e di allegria.
Quindi emerge con chiarezza ancora una volta che il Dio di Gesù non si rivela a noi nel potere che domina, ma nell’umanità che cerca i martoriati, gli insicuri, coloro che si dibattono nella notte oscura, coloro che vedono fantasmi e gridano di paura, quelli che sprofondano come sprofondava Pietro…..Tutto questo racconto è un simbolo. Il grande simbolo della bontà appassionata, che cammina sulle acque e sulle tenebre, alla ricerca di chi soffre e sprofonda. In questo scopriamo e troviamo la genialità del Dio di Gesù.
Fonte:http://www.ildialogo.org

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