#PANEQUOTIDIANO, «Questi è il Figlio mio, l’amato»
La Liturgia di Domenica 6 Agosto 2017 VANGELO (Mt 17,1-9) Commento:+ Rev. D. Joan SERRA i Fontanet (Barcelona, Spagna)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Parola del Signore
«Questi è il Figlio mio, l’amato»
+ Rev. D. Joan SERRA i Fontanet
(Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci parla della Trasfigurazione di Gesù Cristo sul monte Tabor. Gesù, dopo la confessione di Pietro, cominciò a mostrare come la necessità che il Figlio dell’uomo fosse condannato a morte, ed annunciò anche la Sua risurrezione al terzo giorno. In questo contesto dobbiamo situare l’episodio della Trasfigurazione di Gesù. Atanasio il Sinaita scrive che «Lui si era rivestito con la nostra miserabile tunica di pelle, oggi si è messo il vestito divino e la luce lo ha avvolto come un mantello». Il messaggio che Gesù trasfigurato ci porta con le parole del Padre: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo» (Mc 9,7). Ascoltare vuol dire compiere la Sua volontà, contemplare la Sua persona, imitarLo, mettere in pratica i Suoi consigli, prendere la nostra croce e seguirLo.
Con la finalità di evitare equivoci ed erronee interpretazioni, Gesù «ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti» (Mc 9,9). I tre apostoli contemplano Gesù trasfigurato, segno della Sua divinità, ma il Salvatore non vuole che questo evento sia diffuso se non dopo la Sua risurrezione, si capirà allora l’importanza di questo episodio. Cristo ci parla nel Vangelo e nella nostra preghiera; possiamo ripetere allora le parole di Pietro: «Rabbì, è bello per noi essere qui» (Mc 9,5), specialmente dopo la comunione.
Il prefazio della messa di oggi ci offre una bella sintesi della Trasfigurazione di Gesù. Dice così: «Perché Cristo, Signore, all’annunziare la Sua morte ai discepoli, svelò la Sua gloria sul monte santo, ed, avendo pure la Legge ed i profeti quali testimoni, fece loro capire che la passione è necessaria per arrivare alla gloria della risurrezione». Una lezione che i cristiani non dobbiamo dimenticare mai.
Paolo Curtaz
Varrebbe la pena di ricuperare il senso dello stupore e della bellezza, l'ascolto dell'interiorità che ci porta in alto, sul monte, a fissare lo sguardo su Cristo. Facciamo delle nostre messe dei luoghi di bellezza: il silenzio, il canto, la fede, il luogo in cui preghiamo, può riportare un briciolo di bellezza nella nostra quotidianità.
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Parola del Signore
«Questi è il Figlio mio, l’amato»
+ Rev. D. Joan SERRA i Fontanet
(Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci parla della Trasfigurazione di Gesù Cristo sul monte Tabor. Gesù, dopo la confessione di Pietro, cominciò a mostrare come la necessità che il Figlio dell’uomo fosse condannato a morte, ed annunciò anche la Sua risurrezione al terzo giorno. In questo contesto dobbiamo situare l’episodio della Trasfigurazione di Gesù. Atanasio il Sinaita scrive che «Lui si era rivestito con la nostra miserabile tunica di pelle, oggi si è messo il vestito divino e la luce lo ha avvolto come un mantello». Il messaggio che Gesù trasfigurato ci porta con le parole del Padre: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo» (Mc 9,7). Ascoltare vuol dire compiere la Sua volontà, contemplare la Sua persona, imitarLo, mettere in pratica i Suoi consigli, prendere la nostra croce e seguirLo.
Con la finalità di evitare equivoci ed erronee interpretazioni, Gesù «ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti» (Mc 9,9). I tre apostoli contemplano Gesù trasfigurato, segno della Sua divinità, ma il Salvatore non vuole che questo evento sia diffuso se non dopo la Sua risurrezione, si capirà allora l’importanza di questo episodio. Cristo ci parla nel Vangelo e nella nostra preghiera; possiamo ripetere allora le parole di Pietro: «Rabbì, è bello per noi essere qui» (Mc 9,5), specialmente dopo la comunione.
Il prefazio della messa di oggi ci offre una bella sintesi della Trasfigurazione di Gesù. Dice così: «Perché Cristo, Signore, all’annunziare la Sua morte ai discepoli, svelò la Sua gloria sul monte santo, ed, avendo pure la Legge ed i profeti quali testimoni, fece loro capire che la passione è necessaria per arrivare alla gloria della risurrezione». Una lezione che i cristiani non dobbiamo dimenticare mai.
Paolo Curtaz
Varrebbe la pena di ricuperare il senso dello stupore e della bellezza, l'ascolto dell'interiorità che ci porta in alto, sul monte, a fissare lo sguardo su Cristo. Facciamo delle nostre messe dei luoghi di bellezza: il silenzio, il canto, la fede, il luogo in cui preghiamo, può riportare un briciolo di bellezza nella nostra quotidianità.
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