FIGLIE DELLA CHIESA, Lectio "Se ti ascolterà avrai guadagnato il tuo fratello" (Mt 18,15-20)

XXIII Domenica del Tempo Ordinario
Antifona d'ingresso
Tu sei giusto, Signore,

e sono retti i tuoi giudizi:
agisci con il tuo servo secondo il tuo amore. (Sal 119,137.124)

Colletta
O Padre, che ci hai donato il Salvatore e lo Spirito Santo,
guarda con benevolenza i tuoi figli di adozione,
perché a tutti i credenti in Cristo
sia data la vera libertà e l’eredità eterna.

Oppure:
O Padre, che ascolti quanti si accordano
nel chiederti qualunque cosa nel nome del tuo Figlio,
donaci un cuore e uno spirito nuovo,
perché ci rendiamo sensibili
alla sorte di ogni fratello
secondo il comandamento dell’amore,
compendio di tutta la legge.

PRIMA LETTURA (Ez 33,1.7-9)
Se tu non parli al malvagio, della sua morte domanderò conto a te.
Dal libro del profeta Ezechièle

Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«O figlio dell’uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia.
Se io dico al malvagio: “Malvagio, tu morirai”, e tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te.
Ma se tu avverti il malvagio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte dalla sua condotta, egli morirà per la sua iniquità, ma tu ti sarai salvato».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 94)
Rit: Ascoltate oggi la voce del Signore.
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia. Rit:

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce. Rit:

Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere». Rit:

SECONDA LETTURA (Rm 13,8-10)
Pienezza della Legge è la carità.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge.
Infatti: «Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai», e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: «Amerai il tuo prossimo come te stesso».
La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità.

Canto al Vangelo (2Cor 5,19)
Alleluia, alleluia.
Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo,
affidando a noi la parola della riconciliazione.
Alleluia.

VANGELO (Mt 18,15-20)
Se ti ascolterà avrai guadagnato il tuo fratello.
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Preghiera sulle offerte
O Dio, sorgente della vera pietà e della pace,
salga a te nella celebrazione di questo mistero
la giusta adorazione per la tua grandezza
e si rafforzi la fedeltà e la concordia dei tuoi figli.

Antifona di comunione
Come il cervo anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio:
l’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente. (Sal 42,2-3)

Oppure:
“Io sono la luce del mondo”, dice il Signore,
“chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”.(Gv 8,12)

Oppure:
“Se tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo;
se ti ascolta avrai guadagnato tuo fratello”. (Mt 18,15)
Preghiera dopo la comunione
O Padre, che nutri e rinnovi i tuoi fedeli
alla mensa della parola e del pane di vita,
per questi doni del tuo Figlio
aiutaci a progredire costantemente nella fede,
per divenire partecipi della sua vita immortale.

Lectio
Il brano di Matteo che la Liturgia domenicale propone, tratto dal capitolo 18, riporta un insegnamento di Gesù particolarmente significativo per il percorso della comunità ecclesiale a cui l’evangelista si rivolge. Preceduto dal gesto simbolico di Gesù che pone in mezzo ai discepoli un bambino (vv. 3-5), dall’avvertimento a non scandalizzare i piccoli (vv. 6-9) e dalla parabola del pastore che gioisce per la pecorella ritrovata (vv. 12-14) si concentra sull’impegno necessario per ricuperare un fratello che ha peccato.
Si tratta di una responsabilità grave, alla quale nessuno può sottrarsi. Lo precisa chiaramente il profeta Ezechiele, nella prima lettura, affermando che chi non avverte il fratello sui rischi legati a un comportamento malvagio lo espone alla condanna e dovrà renderne conto a Dio.
La correzione fraterna diventa essenziale nei rapporti fraterni all’interno della Chiesa e deve sgorgare non da animosità o acredine, ma da un autentico amore, come Paolo puntualizza nel brano della lettera ai Romani che viene proclamato nella liturgia odierna.

15Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello;
Già nell’Antico Testamento, nel Levitico 19,17s. c’è l’invito alla correzione-riconciliazione: “Rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui”. Il testo evangelico suggerisce in prima istanza un approccio privato, personale, teso a convincere l’errante del male che sta facendo, in modo che ravvedendosi possa ristabilire la comunione. La carità e la verità si illuminano a vicenda: è l’amore che spinge a intervenire in modo che il fratello non sia travolto dal male.

16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni.
Già il Deuteronomio (19,15) suggeriva di prendere almeno due testimoni per stabilire il “peccato” di qualcuno; la mediazione di altri può essere preziosa quando non si riesce a risolvere una situazione da soli ed è questa la seconda strada che il Vangelo suggerisce per un’autentica correzione fraterna.

17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
L’intervento della Comunità ha lo scopo di far capire al peccatore che si è posto fuori della comunione, in modo che possa ritornare; quindi non si tratta di una scomunica data dalla comunità, ma di un ulteriore tentativo di mostrare la gravità del male compiuto, per cui il peccatore deve prendere coscienza che si autoesclude e si taglia fuori dalla Chiesa; l’intervento pertanto non è punitivo, ma pedagogico.
Nella comunità come è vista da Matteo “buoni e cattivi” coesistono. La linea di azione di Gesù e le sue parole a favore dei pubblicani e dei peccatori indicano lo stile che anche ogni cristiano deve fare proprio: ricercare a tutti i costi l’unità e l’accordo con il fratello, mettendo in atto ogni tentativo di dialogo e chiarimento prima di arrivare a una separazione definitiva.
Se questa perseverante azione pastorale non ha successo, il fratello che non ascolta rientra nella categoria dei pagani e pubblicani, i quali non condividono lo stile di vita dei discepoli, ma sono in ogni caso oggetto dell’amore misericordioso di Dio.

18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
L’invito sembra rivolto a tutta la Comunità, perché i singoli discepoli sono chiamati a praticare la scelta del dialogo pastorale e hanno questa grave responsabilità; linea di condotta che non è una scelta privata, ma ecclesiale.

19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà.
Ai due fratelli che trovano l’accordo sulla terra viene promesso l’esaudimento della loro preghiera nel cielo. L’accento infatti deve essere posto sulla concordia, (in greco: sinfonia o sintonizzazione) che finalmente è stata ritrovata. Essa rende efficace la preghiera.

20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
Nei fratelli riuniti nel nome del Signore si costituisce la comunità escatologica in cui è presente il Signore: è Gesù la ragione profonda del loro stare insieme superando divisioni e separazioni originate dal peccato e dalla paura. Una comunità riconciliata ed orante è il luogo della definitiva presenza di Dio.

Appendice
La correzione fraterna
"Se tuo fratello ha mancato contro di te, riprendilo fra te e lui solo" (Mt 18,15). Perché quel riprendilo? Perché ti rincresce che ha mancato contro di te? Non sia mai. Se fai ciò per amore di te, nulla fai. Se lo fai per amore di lui, fai cosa ottima. Dunque presta attenzione alle parole in sé, per capire per quale dei due amori tu devi far ciò, se di te o di lui. "Se ti avrà ascoltato, dice, avrai conquistato tuo fratello (ibid.)." Dunque, agisci per lui, al fine di conquistarlo. Se agendo lo conquisterai, se tu non avessi agito egli si sarebbe perduto. Perché dunque la maggior parte degli uomini disprezzano codesti peccati, dicendo: Cosa ho fatto di grande? Ho peccato contro l`uomo. Non disprezzare. Hai peccato contro l`uomo: vuoi conoscere perché peccando contro l`uomo ti sei perduto? Se colui contro il quale hai peccato, ti avesse ripreso fra te e lui solo, e tu gli avessi dato ascolto, egli ti avrebbe conquistato. Che vuol dire ti avrebbe conquistato, se non che si sarebbe perduto se non avesse cercato di conquistarti? Infatti, se non stavi per perderti, in che modo ti avrebbe conquistato? Dunque, nessuno disprezzi, quando pecca contro il fratello. Dice infatti in un certo passo l`Apostolo: "Peccando così contro i fratelli e ferendo la loro coscienza debole, voi peccate contro Cristo" (1Cor 8,12): questo perché tutti siamo stati fatti membra di Cristo. Come puoi dire di non peccare contro Cristo, se pecchi contro un membro di Cristo?
"Se tuo fratello ha mancato contro di te, riprendilo fra te e lui solo". Se lo avrai trascurato, tu sei peggiore. Egli ti arrecò ingiuria, e ciò facendo inferse a se stesso una grave ferita: tu disprezzi la ferita di tuo fratello? Tu lo vedi perire, od anche che si è già perduto, e lo trascuri? Sei peggiore tu nel tacere che non lui nell`ingiuriare. Perciò, quando qualcuno pecca contro di noi, cerchiamo di avere grande cura, non per noi; infatti è cosa gloriosa dimenticare le ingiurie: ma tu dimentica la tua ingiuria, non la ferita di tuo fratello. Quindi, "riprendilo fra te e lui solo", con l`intenzione di correggerlo, vincendo ogni pudore. Infatti, preso da forte vergogna, egli comincia a difendere il suo peccato, e tu rendi peggiore colui che volevi correggere. "Riprendilo", perciò, "fra te e lui solo. Se ti avrà ascoltato, avrai conquistato tuo fratello": perché sarebbe perduto, se tu non lo facessi. "Se però non ti avrà ascoltato", cioè, se avrà difeso il suo peccato quasi fosse un`ingiuria fattagli, "prendi con te due o tre testimoni, perché tutto si risolva sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non avrà ascoltato neppure costoro, riferisci la cosa alla Chiesa: se non avrà ascoltato neppure la Chiesa, sia per te come un pagano e un pubblicano" (Mt 18,16-17). Non annoverarlo più nel numero dei tuoi fratelli. E tuttavia, ciò non significa che si debba trascurare la sua salvezza. Infatti, questi stessi pagani e gentili noi non li annoveriamo nel numero dei fratelli; e nondimeno sempre cerchiamo la loro salvezza. Questo, quindi, abbiamo udito dal Signore che così ammoniva, prendendosi tanta cura, di modo che avessimo sempre presente: "In verità vi dico, che tutto ciò che avrete legato sulla terra, sarà legato anche in cielo; e tutto ciò che avrete sciolto sulla terra, sarà sciolto anche in cielo" (Mt 18,18). Hai cominciato a ritenere tuo fratello come un pubblicano, legalo sulla terra: ma, attento, legalo da giusto. Infatti, la giustizia rompe gli ingiusti legami. Quando, per contro, tu lo hai corretto e ti sei messo d`accordo con tuo fratello, tu lo hai sciolto sulla terra. Quando lo avrai sciolto sulla terra, sarà sciolto anche in cielo. Molto tu accordi, non a te, ma a lui; infatti, molto egli ha nociuto, non a te, ma a se stesso. (Agostino, Sermo 82, 4 e 7)

Ammoniscilo fra te e lui solo…
Non dice: Accusa, né: Rimprovera, né: Reclama giustizia e chiedi il rendiconto, ma: Ammoniscilo. Quello, per l’ira e la vergogna, è come posseduto da un torpore in preda all’ebbrezza; è necessario che tu, sano, vada da lui che è malato e faccia sì che il giudizio sia segreto e la cura accettabile.
Dire: Ammoniscilo non significa altro se non: Ricordagli il suo peccato, digli ciò che hai sofferto da lui.
Questo gesto, se si fa come si deve, assolve la funzione di parlare in propria difesa e di spingere fortemente alla riconciliazione.
Che fare se non dà retta e si irrigidisce? Prendi con te una o due persone, perché sulla bocca di due testimoni stia ogni parola.
Quanto più infatti è impudente e protervo, tanto più dobbiamo affrettarci alla cura, non all’ira e all’irritazione, perché anche il medico, quando vede che l’infermità ha difficoltà a passare, non desiste né si infastidisce, ma allora si dà da fare maggiormente, il che ordina di fare anche in questo caso.
Poiché, stando da solo, sei apparso più debole, diventa più forte aggiungendo altre persone, in quanto due sono sufficienti a riprendere il peccatore. Vedi come cerchi quello che è nell’interesse non solo dell’offeso, ma anche dell’offensore? Difatti chi è stato danneggiato è quello che è caduto in potere della sua passione; è lui che è infermo, debole, spossato.
Perciò spesso conduce l’offeso dall’offensore, ora da solo, ora con altri, e se persiste, anche con l’assemblea. Dillo, afferma, all’assemblea.  Se avesse cercato solo l’interesse di chi ha subito il torto, non avrebbe ordinato di perdonare settanta volte sette a chi si pente, non gli avrebbe procurato tante volte tanti che correggessero la sua passione, ma, fin dal primo incontro, lo avrebbe abbandonato; ora invece ordina di curarlo una, due, tre volte, ora da solo, ora con due, ora con più persone. (Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo 60,1)

Le parole: tutto quello che scioglierete sulla terra furono dette a proposito, dal momento che la Chiesa celeste e quella della terra sono una cosa sola.
Chiunque non voglia essere sciolto dai legami del suo peccato, ma i tenga stretti a sé alienandosi dai santi, si aliena anche dalla Chiesa celeste, e di conseguenza risulta legato a questa condizione.
Di conseguenza, se uno vuole sinceramente essere sciolto e riceve lo scioglimento impartito dai santi, quando essi ratificano il loro amore per lui (cf 2Cor 2,8) come insegna Paolo, egli allora apparterrà alla Chiesa celeste e sarà sciolto dalla schiavitù del giudizio. (Teodoro di Mopsuestia, Frammento 96)

Quanta forza debba avere presso Dio l’unanimità e la concordia dei fratelli, lo si intuisce sol che si ponga mente al fatto che -trovandosi insieme in sintonia d’animo due o tre a pregare- il Signore ha assicurato che il Padre dal cielo concederà tutto quello che si domanda.
Presso Dio non v’è nulla di più gradito della pace che regna tra i fratelli; nulla di migliore di quello d’essere unanimi, concordi, secondo quanto si trova scritto: Ecco quanto è bello, quanto è gioioso, che i fratelli vivano insieme. E di nuovo: Una grande pace per coloro che amano il tuo nome, e non c’è divisione tra di loro. E in un altro passo: Il Signore fa sì che tutti abitino insieme concordi.
Perciò anche Isaia dà la sua testimonianza a questo riguardo; dice: Signore, Dio nostro, concedi a noi la pace! Tu ci hai dato tutto.
Che tale concordia dei fratelli torni quanto mai gradita a Dio, trova una testimonianza dello Spirito Santo presso Salomone, quando dichiara: Tre sono le realtà che piacciono sia davanti a Dio che davanti agli uomini: la concordia di fratelli; l’amicizia tra vicini; marito e moglie che vivono in piena armonia.
Perciò non a caso il Signore assicura nel presente passo che quando due o tre si troveranno d’accordo sulla terra, otterranno dal Padre qualsiasi cosa essi avranno chiesto. (Cromazio di Aquileia, Trattati sul Vangelo di Matteo 59, 1)

La preghiera deve essere comunitaria
Il Dottore della pace e il Maestro dell`unità non vuole che la preghiera si faccia individualmente e in privato, nel senso che chi prega preghi solo per sé.
Non diciamo: Padre mio, che sei nei cieli; e neppure: dammi oggi il mio pane quotidiano; e ciascuno non domanda che gli sia rimesso solo il suo debito; né prega solo per sé affinché non sia indotto in tentazione e sia liberato dal male.
La nostra preghiera è pubblica e comune: e quando noi preghiamo, preghiamo non per uno solo, ma per tutto quanto il popolo: e ciò perché noi, tutto intero il popolo, siamo uno.
Il Dio della pace e il Maestro della concordia, che ha insegnato l`unità, vuole che uno preghi per tutti, così come in uno egli portò tutti.
Proprio questa legge della preghiera osservarono i tre fanciulli gettati nella fornace ardente: essi pregarono in piena consonanza, spiritualmente uniti in un cuor solo. Ce lo testimonia la divina Scrittura, la quale, indicandoci come essi pregavano, ci dà il modello da imitare noi nelle nostre preghiere affinché possiamo essere come quelli. "Allora" - sta scritto - "loro tre, come con una sola voce, cantavano un inno e benedicevano Iddio" (Dn 3,51). Essi pregavano come con una sola voce, e tuttavia Cristo non aveva ancora insegnato loro a pregare! Ebbene, la loro preghiera fu efficace, poté essere esaudita, perché una preghiera pacifica, semplice e spirituale attira la benevolenza di Dio.
Così vediamo che pregarono anche gli apostoli, riuniti coi discepoli, dopo l`ascensione del Signore. "E tutti" - sta scritto - "perseveravano unanimi nella preghiera, con le donne, e Maria la madre di Gesù, e con i fratelli di lui" (At 1,14). Persevera vano unanimi nella preghiera, testimoniando in tal modo, in questa loro preghiera, e l`assiduità e il loro amore scambievole: ché Dio, il quale fa abitare nella stessa casa coloro che sono una sola anima (cf. Sal 67,7), non ammette nella divina ed eterna dimora se non quelli che pregano essendo un`anima sola. (Cipriano di Cartagine, De orat. dom. 8)

La Chiesa è adunata nel nome di Gesù
Già tre riuniti nel Tuo nome formano la Chiesa. Conserva dunque le migliaia di adunati nella Tua casa, che prima hanno eretto nel loro cuore una chiesa e poi l`hanno portata nel tempio edificato nel Tuo nome! Che la chiesa interiore sia magnifica come lo è l’esteriore! Abita nella chiesa interiore e conserva l`esteriore, poiché sia il cuore che l`edificio sono consacrati nel Tuo nome! (Balaj, Madrase per la chiesa di Aleppo)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Il Vangelo di questa domenica, tratto dal capitolo 18 di Matteo, presenta il tema della correzione fraterna nella comunità dei credenti: cioè come io devo correggere un altro cristiano quando fa una cosa non buona. Gesù ci insegna che se il mio fratello cristiano commette una colpa contro di me, mi offende, io devo usare carità verso di lui e, prima di tutto, parlargli personalmente, spiegandogli che ciò che ha detto o ha fatto non è buono. E se il fratello non mi ascolta? Gesù suggerisce un progressivo intervento: prima, ritorna a parlargli con altre due o tre persone, perché sia più consapevole dello sbaglio che ha fatto; se, nonostante questo, non accoglie l’esortazione, bisogna dirlo alla comunità; e se non ascolta neppure la comunità, occorre fargli percepire la frattura e il distacco che lui stesso ha provocato, facendo venir meno la comunione con i fratelli nella fede.
Le tappe di questo itinerario indicano lo sforzo che il Signore chiede alla sua comunità per accompagnare chi sbaglia, affinché non si perda. Occorre anzitutto evitare il clamore della cronaca e il pettegolezzo della comunità – questa è la prima cosa, evitare questo -. «Va’ e ammoniscilo fra te e lui solo» (v. 15). L’atteggiamento è di delicatezza, prudenza, umiltà, attenzione nei confronti di chi ha commesso una colpa, evitando che le parole possano ferire e uccidere il fratello. Perché, voi sapete, anche le parole uccidono! Quando io sparlo, quando io faccio una critica ingiusta, quando io “spello” un fratello con la mia lingua, questo è uccidere la fama dell’altro! Anche le parole uccidono. Facciamo attenzione a questo. Nello stesso tempo questa discrezione di parlargli da solo ha lo scopo di non mortificare inutilmente il peccatore. Si parla fra i due, nessuno se ne accorge e tutto è finito. È alla luce di questa esigenza che si comprende anche la serie successiva di interventi, che prevede il coinvolgimento di alcuni testimoni e poi addirittura della comunità. Lo scopo è quello di aiutare la persona a rendersi conto di ciò che ha fatto, e che con la sua colpa ha offeso non solo uno, ma tutti. Ma anche di aiutare noi a liberarci dall’ira o dal risentimento, che fanno solo male: quell’amarezza del cuore che porta l’ira e il risentimento e che ci portano ad insultare e ad aggredire. E’ molto brutto vedere uscire dalla bocca di un cristiano un insulto o una aggressione. E’ brutto. Capito? Niente insulto! Insultare non è cristiano. Capito? Insultare non è cristiano.
In realtà, davanti a Dio siamo tutti peccatori e bisognosi di perdono. Tutti. Gesù infatti ci ha detto di non giudicare. La correzione fraterna è un aspetto dell’amore e della comunione che devono regnare nella comunità cristiana, è un servizio reciproco che possiamo e dobbiamo renderci gli uni gli altri. Correggere il fratello è un servizio, ed è possibile ed efficace solo se ciascuno si riconosce peccatore e bisognoso del perdono del Signore. La stessa coscienza che mi fa riconoscere lo sbaglio dell’altro, prima ancora mi ricorda che io stesso ho sbagliato e sbaglio tante volte.
Per questo, all’inizio della Messa, ogni volta siamo invitati a riconoscere davanti al Signore di essere peccatori, esprimendo con le parole e con i gesti il sincero pentimento del cuore. E diciamo: “Abbi pietà di me, Signore. Io sono peccatore! Confesso, Dio Onnipotente, i miei peccati”. E non diciamo: “Signore, abbi pietà di questo che è accanto a me, o di questa, che sono peccatori”. No! “Abbi pietà di me!”. Tutti siamo peccatori e bisognosi del perdono del Signore. È lo Spirito Santo che parla al nostro spirito e ci fa riconoscere le nostre colpe alla luce della parola di Gesù. Ed è lo stesso Gesù che ci invita tutti, santi e peccatori, alla sua mensa raccogliendoci dai crocicchi delle strade, dalle diverse situazioni della vita (cfr Mt 22,9-10). E tra le condizioni che accomunano i partecipanti alla celebrazione eucaristica, due sono fondamentali, due condizioni per andare bene a Messa: tutti siamo peccatori e a tutti Dio dona la sua misericordia. Sono due condizioni che spalancano la porta per entrare a Messa bene. Dobbiamo sempre ricordare questo prima di andare dal fratello per la correzione fraterna. (Papa Francesco, Angelus del 7 settembre 2014)

Fonte:http://www.figliedellachiesa.org

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