Movimento Apostolico, "Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?"

Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?
Movimento Apostolico - rito romano  
XXV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (24/09/2017)
  Visualizza Mt 20,1-16
Gli operai della prima opera dimenticano una verità essenziale. La loro chiamata non è un diritto. È
purissima grazia. È un dono della grande misericordia del Signore. Dio ha voluto che essi fin dal primo mattino vivessero senza la “disperazione” nel cuore: “Passerà oggi qualcuno che ci prenderà con lui, così almeno anche questa sera potremo dare da mangiare ai nostri figli?”. Stare una giornata sulla piazza ad aspettare qualcuno crea angoscia, perdita della speranza, toglie il respiro al cuore. Poi finalmente la chiamata ed è la gioia, la vita. Si risuscita. Il lavoro è vero dono di vita. Se tutti comprendessimo questa verità, avremmo un altro rapporto con Dio. Sempre lo ringrazieremo e sempre gli chiederemo di conservarcelo nella sua grande misericordia.
Quando ci si dimentica che tutto è un dono, allora il cuore si corrompe, diviene anche malvagio, cattivo, disonesto, mormora, parla male, dice falsa testimonianza, compie ogni genere di reati con il Signore. Non ha compreso che ogni dono di Dio va custodito gelosamente e ad esso si consacra la propria vita perché dal dono nasce la vita. Oggi però l'uomo si è scristianizzato, non vede dalla fede. Pensa solo dal suo cuore e vede solo diritti. Non conosce i doveri inerenti al dono e neanche il dono più custodisce con amore, nella grande obbedienza ai doveri che dal dono sorgono. Urge mettere tutta la verità di Dio e di Cristo in molti cuori, se si vuole che la nostra società ricominci a respirare di giustizia, santità, amore vicendevole, rispetto degli altri, grande carità.
Cosa vuole insegnarci Gesù attraverso questa sua Parola santa? Prima di ogni cosa il rispetto della divina volontà, che mai potrà essere condizionata, asservita, sottoposta ai desideri del cuore dell'uomo. In secondo luogo il nostro Dio vuole cuori ricchi di riconoscenza sia per il bene ricevuto e sia per il bene fatto ad altri. Nessun uomo deve misurare l'agire di Dio dalle regole del suo cuore, spesso invidioso, stolto, insipiente, incapace di amare il fratello come se stesso. Le vie di Dio sono misteriose e mai nessuno vi comprenderà qualcosa, se non abita potentemente in lui lo Spirito Santo. Il Signore può dare il suo regno ad un uomo anche all'ultimo istante della sua vita e il Cielo tutto gioisce per questo dono. Un cuore puro vede la grazia di Dio e gioisce. Un cuore invidioso vede il bene e si rattrista. È questo il segno che non si è regno di Dio. Si è ancora nella carne e si pensa e si agisce secondo la carne. Chi parte dal principio che tutto è grazia e questa è governata dalla divina ed eterna sapienza, vedrà se stesso nella grazia e dalla grazia e con questa visione contemplerà anche gli altri e gioirà. Benedirà il Signore perché ha concesso agli altri la stessa grazia a lui donata. La gioia per ogni grazia dei fratelli ci rivela che siamo vero regno di Dio.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la gioia di amare sempre.

Fonte:http://www.qumran2.net

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